Quella di Ruskin è solo una delle immagini che Valerio Magrelli, poeta e scrittore, ha scelto per seguire gli itinerari di artisti, scrittori e bohémiens che hanno visitato la Città Eterna dal Settecento a oggi. Le reazioni a quel viaggio sono le più diverse e contrastanti. C'è chi pensa che "il profumo del mandorlo in fiore è più forte del rumore" (Hermann Kesten, 1900-1996), chi invece descrive Roma come "la città dei morti, anzi di coloro che non possono morire, dei sopravvissuti" (Percy Bysshe Shelley, 1818), chi è assordato dal rumore come Thomas Bernhard ("una città chiassosa, terribilmente chiassosa") e chi afferma che a Roma nel 1970 "ha imparato a vivere" (Ingeborg Bachmann). D'altronde, come insegna Flaiano, passata la sorpresa anche un marziano diventa uno qualunque: la capitale digerisce tutto... Furti, Amori, Rovine, Società, Cultura, Natura, Politica: sono i sette capitoli di questa piccola perla letteraria, accompagnata da immagini.
«Non ci si può limitare alla descrizione del diritto costituzionale. Si tratta invece di valutarlo, criticarlo, costituirlo. Non mi soffermerò più dello stretto necessario sui dati (normativi o strettamente tecnici della materia), bensì mi sforzerò di fornire elementi e stimoli per poter poi valutare criticamente il complesso degli istituti, dei fatti, delle regole che vengono a comporre il diritto costituzionale».
Gaetano Azzariti propone un'originale ricostruzione sistematica che riflette l'esigenza di collegare l'analisi giuridica alle trasformazioni politiche, storiche e culturali per comprendere la vera dinamica del diritto costituzionale. Emerge con chiarezza come il carattere essenziale degli ordinamenti giuridici e costituzionali sia definito dal modo in cui viene data soluzione ai conflitti sociali.
Che cosa c'è al fondo delle regole che ci governano la vita obbligandoci? Qual è il paradigma oggi fondante il diritto e, con esso, l'organizzazione sociale in cui ci troviamo immersi? E quale o quali sono stati i paradigmi nelle epoche passate e quale paradigma potrà esservi – o è sperabile che vi sia – nel futuro?
Nel libro si interroga la storia occidentale alla ricerca dei fondamenti che sono stati via via posti alla radice del potere e delle sue articolazioni normative; fondamenti che hanno retto (o reggono tuttora) la dinamica del comando e dell'obbedienza all'interno delle comunità organizzate e, all'esterno, delle relazioni, paritarie o di supremazia, tra i diversi Stati.
Il 9 giugno del 53 a.C., sulla pianura di Carre, nell'Alta Mesopotamia, un esercito di cavalieri venuti dall'Iran e dall'Asia centrale sbaraglia un'armata di oltre cinquantamila uomini, inviati da Roma a conquistare l'impero rivale dei Parti. Le frecce degli uomini arrivati da Oriente mettono in ginocchio i romani: oltre metà dei legionari trova la morte sul campo, molti altri sono presi prigionieri e deportati, e quel che è peggio i nemici si impossessano delle insegne militari, estremo disonore per anni nella coscienza collettiva romana. Il generale Marco Licinio Crasso, l'uomo che diciotto anni prima aveva sconfitto Spartaco e fatto crocifiggere sulla via Appia seimila tra schiavi e gladiatori ribelli, è massacrato poco dopo il combattimento e il suo cadavere oltraggiato rimane insepolto. La battaglia segna una battuta d'arresto per Roma: la sua avanzata verso la conquista del mondo, ritenuta fino ad allora inarrestabile, è bloccata da un'armata di cui erano state sottovalutate la perizia militare, la forza d'urto e, soprattutto, la capacità di resistere al temibile dispositivo della legione.
Giusto Traina racconta la storia avvincente e appassionante di una battaglia fra le più oscure nella storia militare dell'antichità, il primo grande scontro di una guerra continua, praticamente mai conclusa, fra Roma e l'Iran.
Troppo spesso gli economisti si limitano a guardare agli aspetti tecnici delle recessioni. In realtà le crisi sistemiche del dopoguerra sono strettamente legate alla politica internazionale e agli interventi militari.
Non si può comprendere la crisi del petrolio del 1974 senza parlare della guerra del Vietnam e delle tensioni in Medio Oriente. Analogamente, la crisi finanziaria globale del 2008 è intimamente legata alle modalità con cui si è entrati in guerra contro il terrorismo internazionale. Non si possono immaginare scenari di economia stabili con politiche internazionali di scontro militare. Evidenziare i legami tra economia e politica, esplicitare la concatenazione degli eventi in questi ultimi cinquanta anni, tentare di capire dove va il mondo e quale potrebbe essere la prossima crisi globale, se si continua per questa strada, sono gli obiettivi di questo libro. La storia è una variabile che spiega molto degli eventi che viviamo.
In che modo si può contrastare la crescente indistinzione con cui i media mescolano realtà e spettacolo, fatti reali e simulazioni elettroniche?
Pietro Montani dimostra che è possibile farlo solo attraverso un confronto critico tra i diversi formati tecnici dell'immagine e i differenti linguaggi della comunicazione audiovisiva. Un confronto 'intermediale', dunque, di cui il cinema contemporaneo ci offre gli esempi più convincenti.
Qual è il rapporto tra politica e città in tempi di globalizzazione, post-modernità e neoliberalismo? Nel rispondere a questo interrogativo, il libro propone di scomporre il complesso universo della politica urbana in tre dimensioni: la 'politica come rappresentazione', che si produce intorno ai discorsi e agli immaginari – la città globale, imprenditoriale, creativa – mobilitati a sostegno delle strategie convenzionali di sviluppo urbano; la 'politica come governo', generata dalle diverse modalità di valorizzazione e regolamentazione degli spazi e delle comunità urbane (dalle politiche di rigenerazione economica e territoriale a quelle di sorveglianza); infine, la 'politica come contestazione', alimentata dai movimenti 'dal basso' (per la giustizia e la cittadinanza), che pone in discussione l'ordine socio-spaziale associato alle due precedenti forme della politica.
Cosa significa far finta? Esistono davvero Anna Karenina e Gatto Silvestro? Una guida alla finzione, come concetto e come pratica. Un'indagine sul far finta e i suoi oggetti e su chi fa finta per piacere o per mestiere.
Ogni volume di questa collana costituisce un ampio capitolo di storia della filosofia, dedicato a un autore o a una corrente di pensiero. Le singole Introduzioni offrono gli strumenti critici essenziali per intendere l'opera dei filosofi alla luce delle più recenti prospettive storiografiche.
«Un illustre contemporaneo di Goldoni, Denis Diderot (grande illuminista, padre della Enciclopedia), ricorda la propria giovanile tentazione di fare l'attore, e si confessa con lucida onestà: "Quale era il mio progetto? Essere applaudito? Forse. Vivere familiarmente con le donne di teatro che io trovavo infinitamente amabili e che io sapevo molto facili? Sicuramente". Ciò che conta – nel sogno di diventare uomo di teatro – non è tanto il successo, l'applauso del pubblico, bensì la possibilità di una vita più libera e più libertina, con le belle attrici che risultano "infinitamente amabili" e al tempo stesso "molto facili", cioè di facili costumi. Ecco, Goldoni non ha la limpida trasparenza delle esternazioni di Diderot, ma appartiene allo stesso secolo e alla stessa visione del mondo».
Roberto Alonge cestina con un colpo secco la tradizione che ci ha consegnato il ritratto stereotipato del 'buon papà Goldoni' e illustra al contrario il profilo di un artista organicamente inserito nel Settecento libertino di Casanova e del marchese De Sade.
È possibile ripensare la Sinistra? È possibile riavere un soggetto politico che dia voce a chi non è rappresentato ed è di fatto invisibile? Le risposte di tre grandi voci del Ventunesimo secolo.
Tre grandi intellettuali del nostro tempo discutono la crisi di identità della sinistra. Perché è così difficile proporre oggi politiche di emancipazione? Quali temi sono stati tralasciati dal dibattito? È possibile un soggetto politico di sinistra quando proliferano esigenze di frammentazione e di chiusura nelle proprie identità? L’urgenza di questi quesiti è data dal tracollo delle utopie di emancipazione e dalla pervasività del sistema economico e dell’immaginario capitalista che oggi, dopo quest’ultima grande crisi, si riafferma a livello planetario. Le possibili risposte sono molteplici e ricche di spunti: Butler – la maggiore teorica femminista americana – a partire dalla fluidità dell’identità sessuale, propone un soggetto come essere vulnerabile, stretto fra senso del limite e desiderio che muove l’azione; Laclau riprende il concetto gramsciano di egemonia, per uscire dalle strette del veteromarxismo e del decostruzionismo postmoderno; Žižek, uno dei più originali e provocatori pensatori di oggi, scompagina, anche a costo del politicamente scorretto, la paralisi della sinistra e rinnova il linguaggio politico con l’innesto di categorie psicoanalitiche.
La potenza del dio dell’amore, Eros, nella vita pubblica e privata dell’antica Grecia: in questo testo classico, Calame descrive come i Greci pensavano ed esprimevano l’amore, lo rappresentavano nell’arte e lo vivevano nelle loro relazioni.
Una sapiente ricognizione di come i Greci vivevano il sentimento, la passione amorosa, i comportamenti e la mentalità che scaturivano dalla irrefrenabile e invadente potenza di Eros, dio sempre all’opera. Claude Calame individua gli spazi reali o immaginari in cui Eros si esprimeva, così da avere una maggiore comprensione della vita affettiva e sessuale dei Greci, anche attraverso la simbologia amorosa che alimentava le loro fantasie. Oltre all’eros, la condizione delle donne libere dal matrimonio, fra isolamento e affermazione del loro ruolo sessuale, i diversi volti dell’omosessualità, l’ambiguo mondo dell’amore mercenario. Il volume ha avuto una precedente edizione nella collana “Storia e Società”.