"Se uno volesse capire cos'è la Sardegna oggi, nel 2011, aldilà dell'estate e delle vacanze organizzate, dei cori a tenore e dei nuraghe, delle fiabe e delle leggende, che cos'è la vita normale per la stragrande maggioranza di chi abita permanentemente nell'isola del Mediterraneo chiamata Sardegna, se uno volesse capirlo davvero, dovrebbe prendere la macchina e guidare da Cagliari viale Marconi a Quartu Sant'Elena, poi tornare indietro passando per Quartucciu, Selargius, Monserrato, Pirri. Un simile giro in automobile, nell'enorme, sterminata periferia cagliaritana, con il tipico continuo alternarsi di casette ingrandite e palazzetti non finiti, centri commerciali e orti abbandonati, capannoni malandati e scintillanti villette a schiera, multisala e parcheggi, centri storici campidanesi e palazzi di edilizia popolare, un simile giro in automobile sarebbe il modo migliore per capire questa terra, il regno di Marco Carta, dove Amici è la Bibbia, dove la De Filippi è la madre nostra che da senso al giorno che arriva, dove Dimensione Danza non è una marca, ma una scelta di vita."
"Eugenio Garin oggi deve essere considerato, oltre che come un classico della storiografia, come un testimone, e una 'fonte', di un'epoca che va riconsiderata in termini nuovi, al di là delle prospettive illuminate nei suoi stessi lavori". Michele Ciliberto - che ne è stato prima allievo e assistente, poi successore all'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento e alla Scuola Normale Superiore di Pisa - delinea un profilo originale di Garin intrecciando tematiche filosofiche con aspetti della sua personalità. In particolar modo si sofferma sull'interpretazione del Rinascimento, la posizione nei confronti delle grandi correnti filosofiche e politiche del Novecento e la sua vocazione di maestro. L'itinerario intellettuale di Garin emerge così in tutta la sua complessità, dalla philosophie de l'esprit giovanile al rapporto con Gramsci, fino ai lavori degli ultimi anni in cui dominano motivi di tipo nichilistico. In queste pagine, Michele Ciliberto ha scelto di valorizzare in primo luogo i testi di Garin meno noti, se non addirittura usciti dalla circolazione, come è avvenuto alla gran parte dei lavori pubblicati dalla seconda metà degli anni Trenta fino alla seconda metà degli anni Quaranta. Ciliberto indaga l'opera gariniana anche alla luce di nuovi materiali depositati nell'Archivio Garin della Scuola Normale Superiore di Pisa, dove sono raccolti circa 20mila fra lettere e documenti dagli anni '30 fino agli inizi del 2000.
Gilda Zazzara ricostruisce il profilo di una leva di studiosi di storia che, nel secondo dopoguerra, ha introdotto in ambito universitario nuovi settori di ricerca di argomento otto-novecentesco, in particolare la storia del movimento operaio e della Resistenza. Lavorando tra università, mercato culturale e centri di ricerca 'militanti' (sostenuti da partiti e circuiti politici socialisti, comunisti e azionisti) questa generazione di storici è stata mossa da una parte dallo sforzo di legittimare la storia contemporanea come disciplina scientifica a pieno titolo e dall'altra dalla convinzione che la conoscenza del passato prossimo fosse un elemento imprescindibile della rialfabetizzazione democratica degli italiani. Il libro presenta gli storici di quella generazione - giovani intellettuali cresciuti sotto il Regime, spesso allievi prediletti dei più prestigiosi accademici degli anni Trenta per poi passare a esaminare alcuni centri di ricerca (Biblioteca Feltrinelli e Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione di Milano; Fondazione Granisci di Roma) dove era possibile avere un costante confronto con dirigenti politici e testimoni degli eventi recenti e soprattutto era possibile accedere alle prime raccolte documentarie. Dopo l'analisi di decenni importanti per la ricerca e il consolidamento istituzionale e di rinnovamento metodologico della disciplina, si arriva agli anni Settanta quando gli intellettuali italiani devono confrontarsi con la contestazione giovanile.
In questo libro la Ciociaria, provincia 'bianca' per antonomasia e da sempre legata a doppio filo con la DC più filo-vaticana, è presa in esame dalla Resistenza fino alla fine degli anni Settanta. In particolar modo si indaga il radicamento dei partiti nella società locale dal momento in cui il Frusinate rientra nel piano di trasformazioni socio-economiche innescate dalla Cassa del Mezzogiorno. Tommaso Baris studia i cambiamenti del quadro politico locale collegandoli alle scelte nazionali che vengono fatte in tema di sviluppo dell'Italia meridionale per capire in che modo quelle decisioni sono state poi usate localmente come strumenti di creazione del consenso elettorale. Al centro della ricerca è la Democrazia cristiana, primo partito grazie soprattutto al ruolo di Giulio Andreotti e della sua corrente. Il campione della destra DC a livello nazionale è stato infatti promotore in Ciociaria, suo feudo elettorale sin dal 1948, di una politica di forte intervento pubblico. Gli andreottiani vincendo la guerra interna con le altre correnti dello scudo-crociato e quella esterna con le sinistre e il Pci, propongono in Ciociaria una sorta di 'modernizzazione tradizionalista', in cui l'avvento dell'industria fordista e della società dei consumi, simboleggiati dalla costruzione nel 1972 di un importante stabilimento della Fiat nel Cassinate, si accompagnano al mantenimento dei valori tipici di una società agricola e legata all'universo religioso.
"Mi pare riduttivo nominarla. Preferisco il nome comune di luogo: l'isola. Appartata, inaccessibile. Eccentrica. Approdo e punto di fuga. Invece parlo proprio di Stromboli. Mi è sembrata un'eccellente idea fermarmi sotto il vulcano. Al culmine della mia carriera di irrequieta. Dato che nulla è permanente, nemmeno una casa, nemmeno le cose, nemmeno la vita umana. Mi esercito alla provvisorietà. Cerco un senso d'impermanenza. Una marcia di avvicinamento al distacco. È la lontananza, la chiave di questa ottusa felicità. Sono, finalmente, lontana. Da che cosa esattamente non lo so, ma mi pare che non abbia importanza. Dalla terraferma. Dalla città. Dalla realtà. Non lo so. Mi sento lontana e basta". Lidia Ravera ha eletto Stromboli a suo domicilio rifugio, una scelta non casuale, adeguata a chi come lei è "in conflitto perpetuo col suo tempo". Un'isola per casa per sperimentare una temporalità diversa, quella del presente e non quella di un futuro da rincorrere. Per appropriarsi del tempo della natura, il tempo della contemplazione. Solitario. Da contrapporre al tempo che fugge, delle carriere e delle ambizioni, delle seduzioni, dei confronti e degli impegni di militanza politica e culturale. Un tempo nuovo, di qualità, contrario al tempo dell'ansia dell'esserci, testimoniare, essere visti, darsi da fare.
L'immigrazione costituisce una risorsa preziosa per l'Italia: in questo libro troviamo tutte le cifre del contributo al benessere del Paese. E le tante storie del lavoro di persone che occupano i più diversi settori produttivi. Ma anche tante storie di sfruttamento, emarginazione e discriminazione. Purtroppo alimentate da prese di posizione di una parte della classe politica: la Lega ma anche a volte lo stesso Presidente del Consiglio Berlusconi. Contro questa ondata xenofoba, don Sciortino ha condotto negli ultimi anni una vibrante e argomentata campagna di opinione sul settimanale che dirige. Campagna che ha provocato accese discussioni e attacchi anche violenti, per il modo chiaro e netto in cui Sciortino ha affrontato il tema. Come fa anche in questo libro, ricco di storie e personaggi, che documenta l'intero spettro delle posizioni assunte dalla Chiesa, da quelle del Papa agli interventi dei missionari.
Attenzione, prova a non pensare a un orso bianco. Ci riesci o l'orso bianco è nella tua mente? Probabilmente ti renderai conto che stai proprio pensando a un orso bianco. Come molti, pensi di poter controllare i tuoi pensieri, ma è chiaro che non è completamente vero e che in realtà è il tuo cervello che li controlla. Il cervello non è un organo come gli altri. È molto più complesso delle più complicate macchine costruite dall'uomo. Crea la nostra mente, ci rende umani, è "noi". Eppure la conoscenza del suo funzionamento è nettamente inferiore rispetto a quella che possediamo delle altri parti del corpo. Questo volume è una sorta di laboratorio sul funzionamento del cervello, frutto di un lavoro con i ragazzi delle scuole medie e superiori ma si rivolge a chiunque voglia capire come è possibile fare quello che stai facendo in questo momento: leggere quello che è scritto su questa pagina. Proprio ora il tuo sistema visivo sta traducendo luci e ombre che si stagliano sulla retina in milioni di impulsi nervosi, li ridistribuisce alle appropriate aree cerebrali e poi li riassembla in immagini significative. Così riesci a trasformare macchie di inchiostro su una pagina in parole e frasi con significato, tutto in un istante. Niente male se pensi che condividi il 90% del tuo Dna con una mucca!
Movimento, questo è il significato di 'motivazione'. E uno spostamento lento o veloce verso una direzione nota o sconosciuta. A volte è anche un fermarsi o un retrocedere perché "la motivazione va cercata, curata, capita, coltivata, incrementata, sviluppata, compresa ogni giorno". Angelica Moè illustra i principali modelli teorici, presenta le 'marce' e le 'armi' della motivazione, definisce le relazioni con gli aspetti emotivi, soprattutto le paure (di non riuscire, di non valere...) e le speranze (di farcela, di potere essere...). Infine, suggerisce esercizi per chiunque: demotivati, poco motivati, troppo motivati, alle prese con il faticoso compito di motivare gli altri.
È possibile parlare di berlusconismo come di un oggetto di riflessione scientifica e, insieme, politica? E, se sì, che cosa lo contraddistingue, quali sono le sue radici storiche e le sue conseguenze nella società italiana contemporanea? E, infine: è possibile pensare un'alternativa? Rispondono a queste domande Paul Ginsborg, Marco Revelli, Marco Travaglio, Antonio Gibelli, Francesco Garibaldo e altri studiosi di storia, antropologia, diritto, scienza politica, firme importanti del giornalismo italiano e figure della società civile. Tutti, seppur da visuali diverse, sottolineano i nessi profondi del berlusconismo con le dinamiche proprie del neoliberismo e dell'evoluzione delle classi sociali, in particolare l'odierna crisi dei ceti medi, del lavoro operaio e gli inediti, inquietanti contorni assunti dalla povertà. Ma anche le radicali trasformazioni culturali connesse con il fenomeno della televisione commerciale, lo stato di soggezione della stampa e dell'informazione, la pesante eredità di una mancata riforma dell'amministrazione pubblica e quella di una longeva gestione corrotta del denaro pubblico e delle imprese private, i nodi irrisolti della parità di genere e dell'equità sociale sono alla base di questo fenomeno politico, culturale e sociale.
Se volete conoscere la creatività dell'Italia andate a New York. Troverete l'orgoglio tricolore della sfilata del Columbus Day lungo la Quinta Strada, il patriottismo americano di chi è caduto a Ground Zero, il coraggio dei pompieri e dei marines in prima linea nella guerra al terrorismo, la babele di dialetti del mercato di Arthur Avenue, le trasformazioni sociali negli scritti di Gay Talese, i successi del business nelle trasmissioni tv di Maria Bartiromo e Charles Gasparino, la passione per la politica nelle battaglie di Mario Cuomo e Rudy Giuliani, l'immaginazione nelle creazioni di Gaetano Pesce, Renzo Piano e Matteo Pericoli, la provocazione nell'abbigliamento di Lady Gaga. New York somma e sovrappone le identità passate e presenti perché non tutti gli oltre 2,7 milioni italiani che vivono nella Grande Mela condividono la stessa dimensione storica. I top manager delle banche di Midtown, arrivati negli ultimi venti anni, sono proiettati nel XXI secolo mentre sulla Fresh Pond Road di Ridgewood le panelle vengono confezionate seguendo ricette che in Sicilia si tramandano da generazioni. Nella galleria di arte contemporanea di Larry Gagosian, il tempio dell'arte contemporanea sull'esclusiva Madison Avenue, è una stakanovista torinese quarantenne a reinventare Pablo Picasso, così come nei laboratori della New York University è una donna medico italiano a rappresentare l'avanguardia della lotta al cancro...
Il potere delle immagini, oggi così ovvio da essere un luogo comune, ha storia antica. Ha la sua origine in tempi passati, soprattutto fra Medioevo ed età moderna, quando l'affidamento al senso della vista e alla capacità di vedere e di immaginare è totale. La vista diventa un atto potente soprattutto per costruire una relazione con il divino. È nelle immagini sacre che la capacità delle rappresentazioni figurate si manifesta in forma esplosiva. Ottavia Niccoli indaga la relazione, continuamente riformulata, tra i fedeli e le immagini. Nel tardo Medioevo esse sono considerate come totalmente reali e consentono a uomini e donne di costruire un rapporto intensamente affettivo con il mondo soprannaturale. Le immagini su tavola o su carta riempiono le case, sono oggetto di una devozione quasi passionale. Il loro potere è cosi intenso da provocare esperienze visionarie delle quali ci restano affascinanti descrizioni. A partire dalla seconda metà del Cinquecento, nel periodo critico della Controriforma, le immagini sacre sono oggetto soprattutto di reverenza e di omaggio. L'esperienza del "Vedere con gli occhi del cuore" è rigorosamente disciplinata dalla Chiesa tridentina e rifiutata nettamente dalla Riforma. È un passaggio che lascia un segno profondo nei modi di intendere le figure sacre, nel loro valore evocativ e sostitutivo, nella loro capacità di rendersi presenti e vive mediante lo sguardo.
Le immagini plasmano il nostro modo di guardare e descrivere il mondo, e in questo senso sono un ingrediente essenziale della conoscenza geografica. Attraverso le rappresentazioni visive la geografia ha costruito nel tempo modalità diverse per osservare, indagare e così dar senso alla realtà dello spazio e del territorio che ci circonda. La ricerca visuale in geografia si concentra su alcuni dei percorsi di indagine e riflessione aperti dall'utilizzo delle immagine fotografiche e dei video, analizzando nello specifico come, accanto alle forme geografiche tradizionali di descrizione visuale, la fotografia e la videoripresa rappresentino canali privilegiati d'accesso sia all'osservazione e alla registrazione di informazioni sul territorio nella sua materialità, sia alla comprensione di come identità ed esperienze di tutti i giorni vengono costruite nello spazio geografico. Il volume presenta, in questo quadro, un insieme di metodologie per indagare il territorio e i fenomeni che in esso si dispiegano utilizzando le potenzialità offerte dalle immagini fisse e in movimento.