Sembrerebbe tutto semplice: un compositore sceglie un libretto e lo mette in musica, rivestendo le parole di note. Per Mozart è il contrario: vengono prima la musica, poi le parole. Perché per lui la poesia deve essere 'figlia ubbidiente della musica'. E al compositore che spettano le scelte drammaturgiche, è la musica che deve determinare il 'tono', il ritmo, il senso stesso del dramma. E infatti nelle tre opere "Le nozze di Figaro", "Don Giovanni", "Così fan tutte", Mozart non si limita affatto a valorizzare gli ottimi libretti di Lorenzo Da Ponte. Scopre possibilità drammatiche latenti nelle pieghe del testo, lo reinterpreta, gli dà un senso nuovo attraverso la musica. Gli elementi della partitura interagiscono in modo miracoloso nel creare uno specifico colore, una perfetta atmosfera, un preciso ritmo drammatico. Con un linguaggio semplice e chiaro e l'aiuto di un gran numero di esempi musicali suonati e 'raccontati' dall'autore stesso nel cd allegato, Giovanni Bietti conduce alla scoperta delle caratteristiche drammatiche e musicali delle tre opere mozartiane. Scopriremo ad esempio perché il "Don Giovanni", un'opera che comincia con un tentativo di stupro e un assassinio, e che finisce con la morte del protagonista, sia stato definito da Mozart un'opera buffa. Il senso c'è, ma non lo si capisce semplicemente dal testo: bisogna tendere l'orecchio alla musica, al suo linguaggio e alla sua stupefacente varietà.
Un confronto serrato sul valore della conoscenza e della storia tra due maestri del nostro tempo. "La lotta contro la storia evenemenziale ha cambiato tutto. Sappiamo ora che l'evento non è creato dalla storia ma dallo storico. Da una parte, lo storico crea l'evento. Dall'altra parte sappiamo ora che esiste un evento nuovo. Le tecniche di produzione degli eventi sono profondamente cambiate da oltre mezzo secolo. Col giornalismo, ma soprattutto con la televisione, la produzione dell'evento è del tutto nuova. Esiste un evento nuovo per il quale servono nuovi modi di fare storia." (Jacques Le Goff). "Noi poniamo all'oggetto dei nostri studi le domande che il presente pone a noi. È per questo che esiste una storia degli avvenimenti storici: ogni periodo li vede in maniera differente, perché si modifica l'orizzonte di riflessione" (Jean-Pierre Vernant).
Dal padre aveva appreso la disinvoltura a convivere con le truppe. Dalla madre il carattere passionale e l'arroganza di casta non disgiunta dalla capacità di sedurre anche i ceti subalterni. Dal nonno Augusto aveva ereditato il senso dell'autorità e il rispetto per la tradizione dei valori romani. Ma Agrippina era donna e, se una donna del I secolo d.C. voleva emergere, doveva pilotare nell'ombra l'azione del marito. Lorenzo Braccesi ricostruisce le inclinazioni politiche, i vertici di gloria, le vicende d'amore e di disperazione di Agrippina, personalità dirompente della dinastia giulio-claudia.
Derive oligarchiche, delegittimazione dei partiti, scollamento tra istituzioni e popolo, dominio dei poteri economici. Perché proprio quando la democrazia sembra diventata ovvia, la partecipazione deperisce e il potere reale diventa sempre più opaco e indiscutibile? Può rinascere un'energia politica nuova e dissidente che rompa il conformismo del discorso pubblico dominante, rilanciando la sovranità democratica e la dimensione sociale dei diritti, oggi gravemente minacciate?
"Nel caso favorevole le crisi sono temporali purificatori. Può anche darsi che la crisi attuale favorisca un cambiamento di mentalità che alla fine induca nelle persone un atteggiamento più prudente rispetto a quello promosso dal capitalismo di debito. Quali possano essere i meccanismi sociali capaci di condurre a un simile cambiamento non è però chiaro. Non pare comunque che stiano nascendo movimenti politici in grado di offrire progetti di un futuro alternativo che abbiano una qualche speranza di raccogliere ampie adesioni. Il motivo è semplice: la crisi ha prodotto indubbiamente vittime, ma non ha creato una nuova forza politico-sociale capace di promuovere un cambiamento di mentalità in nome di un'immagine del futuro che abbia prospettive di successo." Il volume è accompagnato da una Postfazione di Laura Leonardi.
Fichte, Schelling e soprattutto Hegel disegnano, agli inizi dell'Ottocento, i grandi sistemi del pensiero idealista che culminerà con la rivoluzione materialista di Marx, con il positivismo e le filosofie che, come quella di Schopenhauer e Nietzsche, metteranno in crisi le grandi visioni unitarie del pensiero. L'Ottocento è anche l'età della scienza, con Darwin, la logica formale, la rivoluzione della termodinamica e le geometrie non euclidee e il secolo in cui si sviluppano le scienze umane: linguistica, antropologia, psicologia, sociologia. La filosofia novecentesca, segnata dalle riflessioni sul linguaggio, si articola nella pluralità delle grandi tradizioni, dal neokantismo alla fenomenologia, dallo storicismo alla filosofia analitica, dal neoidealismo all'esistenzialismo, dalla psicoanalisi ai marxismi, dalla semiotica allo strutturalismo, dalle teorie sull'intelligenza artificiale alle riflessioni contemporanee su etica e giustizia, sino alle neuroscienze cognitive e alla bioetica.
La storia dell'archeologia classica in Italia ricostruita come una storia culturale. Dalla metà del Settecento fino agli anni '90 del Novecento, le ragioni storiche, politiche, ideologiche e perfino psicologiche che hanno indirizzato e influenzato le idee e le pratiche dell'archeologia, attraverso i numerosi mutamenti politici del paese.
"Mi è venuto in mente che sarebbe stato bellino scrivere un libriccino su tutto quello che c'è, di significativo e di godibile, a Pisa. Non, intendiamoci, una vera e propria guida turistica. Piuttosto, un pot-pourri di aneddoti, descrizioni, impressioni. Qualcosa che possa colpire tutti, pisani e forestieri, esperti e novellini, gente colta e livornesi. Qualcosa che non spieghi, ma piuttosto incuriosisca. 'Ti garberebbe?' gli ho chiesto io (che, d'altronde, sono pisano). "Dio Bono!" mi ha risposto lui. Ed eccoci qua."
Dal Natale al rave party, dal 2 giugno ad Halloween. Un'indagine storica e antropologica sulle feste di oggi.
Non è possibile pensare con chiarezza se non si è capaci di parlare e scrivere con chiarezza. Sono parole del filosofo John Searle, teorico del rapporto fra linguaggio e realtà istituzionali. Le società vengono costruite e si reggono essenzialmente su una premessa linguistica: sul fatto cioè che dire qualcosa comporti un impegno di verità e di correttezza nei confronti dei destinatari. Non osservare questo impegno mette in pericolo il primario contratto sociale di una comunità, cioè la fiducia in un linguaggio condiviso. L'antidoto è la scrittura civile, cioè quella limpida e democratica, rispettosa delle parole e delle idee. Scrivere bene, in ogni campo, ha un'attinenza diretta con la qualità del ragionamento e del pensiero. Implica chiarezza di idee da parte di chi scrive e produce in chi legge una percezione di onestà.
"Le eriche, i rosmarini, i cisti selvatici ora sono immobili, spargono i loro profumi dolciastri nella bonaccia. Il mare è immoto, i gabbiani lanciano i loro gridi ripetuti. Poi, d'un tratto, da lontano, il mare cambia colore. Da una parte, vicino ali isola, rimane blu intenso: dall'altra, verso l'orizzonte, prende un tono biancastro, con riflessi d'acciaio. È l'effetto dell'incresparsi delle onde. Il maestrale investe l'isola, di colpo, con tutta la sua potenza: i marosi si infrangono sui liscioni a picco, gli ericeti si piegano sotto le raffiche. Tutta l'isola si gonfia, si scuote." Per la prima volta dall'istituzione della Riserva di Montecristo (1971 ) è stato concesso a un osservatore d'eccezione di vivere e muoversi liberamente sull'isola. Un'esperienza unica, fatta di silenzi e incontri inattesi. Osservando il suo tesoro naturale, Montecristo diventa l'occasione per riflettere sul rapporto tra l'uomo e l'ambiente ponendoci di fronte a temi che trascendono i suoi stessi confini fisici. Per trasportarci come su un'Arca di Noè in uno spazio universale.
Oggi non si studia più. È da predestinati alla sconfitta. Lo studio evoca Leopardi che perde la giovinezza, si rovina la salute e rimane solo come un cane. È Pinocchio che vende i libri per andare a vedere le marionette. È la scuola, l'adolescenza coi brufoli, la fatica, la noia, il dovere. È un'ombra che oscura il mondo, è una crepa sul muro: incrina e abbuia la nostra gaudente e affollata voglia di vivere nel presente. Lo studio è sparito dalle nostre vite. E con lui è sparito il piacere per le cose che si fanno senza pensare a cosa servono. La cosa più incredibile è che non importa a nessuno.