Nel 2026 saranno 800 anni dalla morte di san Francesco, uno dei più popolari fra i santi della Chiesa cattolica. Tutti crediamo di conoscerlo, ma niente è mai come ci immaginiamo. Le più antiche biografie di Francesco furono scritte da frati che l'avevano conosciuto da vicino. Perciò potremmo credere, ingenuamente, che le informazioni di cui disponiamo su di lui siano non solo molto numerose ma sicure. Non è così. I testimoni si contraddicono continuamente: chi li ascoltava non amava ricordare che Francesco era stato un uomo pieno di durezze e di contraddizioni, che aveva sperimentato la delusione e la sconfitta. Volevano ricordare un santo perfetto in tutto, privo di dubbi e di amarezze e, in definitiva, simile a Cristo. Era tale il contrasto tra le versioni di san Francesco proposte dai suoi biografi che, quarant'anni dopo la sua morte, l'Ordine prese una decisione senza precedenti: far distruggere tutte le biografie esistenti e sostituirle con una nuova e definitiva, la Legenda maior scritta dal generale dell'Ordine, Bonaventura. I codici contenenti le vite del santo scritte da chi lo aveva conosciuto vennero cercati nelle biblioteche e fatti sparire. Solo dopo secoli hanno cominciato a riemergere dall'oblio grazie a fortunati ritrovamenti, rivelandoci un Francesco molto diverso. Non il santo sempre lieto che parlava agli uccellini, raffigurato negli affreschi di Giotto ad Assisi, il santo che ammansiva i lupi, precursore dell'ecologismo moderno, che discuteva amichevolmente con i musulmani, precursore del pacifismo e dell'ecumenismo. Non è questo il Francesco che i suoi discepoli ci hanno raccontato. Il Francesco che emerge dai loro ricordi è un uomo tormentato, duro, capace di gesti dolcissimi e di asprezze inaspettate. Ma soprattutto non raccontano un solo Francesco perché ognuno lo ricordava a suo modo. E dunque? Chi è stato davvero quest'uomo straordinario?
La nostra idea di universo è rimasta quasi immutata per millenni: da un lato il mondo terrestre, che possiamo toccare con mano e che è soggetto a continue mutazioni, e dall’altro il mondo celeste, lontano e perfetto; un mondo fatto di sfere trasparenti che sostengono le stelle e i pianeti. Una visione che è stata messa in crisi quattro secoli fa, quando Galileo con le sue osservazioni al telescopio comprese che il Sole e i pianeti erano corpi simili al nostro pianeta. Era nata l’astronomia moderna, e da quel momento abbiamo spinto sempre più in là i confini dell’universo conosciuto. Paolo Ferri ripercorre le tappe principali di questo viaggio. Dalle visioni dell’antichità alla rivoluzione copernicana e alla nascita del concetto di sistema solare, per poi seguire i progressi dell’astronomia, con la scoperta di nuovi pianeti lontani, e arrivare infine all’era spaziale, che ci ha aperto le porte dell’esplorazione interplanetaria e permesso di osservare l’universo sempre più in profondità.
Che strano destino quello dell’identità. Essa nasce come parola molto esclusiva: all’inizio era concetto attribuito soltanto all’Essere, quindi a qualcosa di divino, del tutto irreperibile in natura e presso gli umani. Oggi l’identità si è trasformata in una nozione storica, psicologica, sociologica, presente in una molteplicità indescrivibile di contesti sociali. E in assenza di una definizione preventiva, di un accordo semantico, l’identità sembra essere ormai un guscio lessicale vuoto, e proprio per questo applicabile in maniera disinvolta e spregiudicata. Eppure, anche i gusci vuoti trasmettono qualcosa: minuscole gocce di significato rilasciate inconsapevolmente durante l’uso. Si è così insinuata l’idea che in noi ci sia qualcosa di talmente peculiare e nostro da non poter essere condiviso con altri: non importa che si tratti di una sostanza materiale o spirituale, biologica o culturale; ciò che importa è che quella sostanza sia riconosciuta, protetta, difesa. Attraverso un caso etnografico estremo - il cannibalismo dei Tupinamba -, Francesco Remotti traccia la strada per portarci oltre l’identità, dimostrando come identità e alterità possano congiungersi e trasformarsi. Così da tagliare alla radice una concezione dell’identità generatrice di esclusione e di intolleranza.
Tu che sai tutto, tu che sai come è stato creato il mondo, dimmi, esiste un numero da cui sono discesi tutti gli altri? Età di lettura: da 6 anni.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’umanità intera e gli Stati che la rappresentano si impegnano a non compiere più crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidi. La giustizia penale internazionale nasce come strumento per favorire la risoluzione pacifica dei conflitti e garantire la ricerca, l’arresto e la condanna dei responsabili di questi crimini. Oggi queste istituzioni sono sotto attacco: i tribunali sono delegittimati, non vi è cooperazione per giudicare chi si macchia di crimini efferati. Cos’è che non funziona? Perché Russia, Israele e Stati Uniti contestano la legittimità di queste corti? Perché molti Stati non si attivano per farle rispettare fomentando il caos? Dobbiamo relegare l’idea stessa di una giustizia internazionale a utopia senza futuro?
Spesso si considera la scienza il regno della certezza e della verità. Invece, il dubbio e l’errore sono fondamentali per il progresso del sapere in ogni settore. In questo libro troveremo storie affascinanti di chimica, biologia, medicina e soprattutto di fisica, dal punto di vista di chi sbaglia. Scoprire che anche i grandi della scienza hanno sbagliato sarà una iniezione di ottimismo. Non si tollera, non si riconosce, non si perdona, ma non si può evitare. È l’errore, prezioso compagno di quel meraviglioso errare che è la vita. Un viaggio sorprendente tra memorabili incidenti di percorso della scienza: sbagliare non solo è umano ma spesso è anche molto utile!
Il turismo legato alla cultura è diventato una leva fondamentale per promuovere l’identità territoriale, rafforzare le reti sociali e generare crescita economica. Eventi come festival, concerti e spettacoli dal vivo non arricchiscono soltanto l’offerta culturale di una città, ma agiscono come catalizzatori di sviluppo, attirando visitatori, promuovendo i consumi locali e trasformando territori in destinazioni iconiche, anche a livello internazionale. Attraverso le voci di oltre quindici esperti del mondo culturale, universitario e imprenditoriale, questo libro vuole essere un riferimento essenziale per chi opera nel campo della gestione culturale e turistica, per affrontare le sfide legate allo sviluppo sostenibile delle ‘nuove mete’ del nostro Paese. Prefazione di Carlo Sangalli.
"La Terra in fiamme" rivoluziona il modo in cui abbiamo raccontato finora la storia degli ultimi 500 anni. In questo libro magistrale, lo storico Sunil Amrith intreccia le storie dell’ambiente e degli imperi, del genocidio e dell’ecocidio, di una straordinaria espansione della libertà umana e dei suoi costi planetari. Attingendo a una grande varietà di fonti primarie, fa i conti con le rovine delle miniere d’argento portoghesi in Perù, delle miniere d’oro britanniche in Sudafrica e dell’estrazione petrolifera in Asia centrale. Esplora le ferrovie e le autostrade che hanno portato gli esseri umani in nuovi terreni di battaglia contro sé stessi e contro la natura ostile. Il resoconto di Amrith sui modi in cui la Prima e la Seconda guerra mondiale hanno comportato la mobilitazione massiccia di uomini e di risorse naturali provenienti da tutto il mondo, fornisce un nuovo sguardo essenziale per comprendere la guerra come un irreversibile rimodellamento del pianeta. Allo stesso tempo, questo libro rivela la realtà della migrazione come conseguenza del danno ambientale. La ricerca imperiale e globale del profitto, unita a nuove forme di energia e nuove possibilità di libertà dalla fame e dal disagio, libertà di movimento e di esplorazione, ha portato cambiamenti in ogni angolo della Terra. Amrith racconta, con una prosa splendida e su una tela di grandi dimensioni, un’epopea che cambia la mente, vibrante di storie, personaggi e immagini vivide, in cui l’umanità potrebbe trovare la saggezza collettiva per salvarsi.
Fryderyk Chopin è senza dubbio uno dei musicisti più grandi e più amati di ogni epoca, ma è anche uno dei più misteriosi. La sua musica è coinvolgente e riservata, immediata e raffinatissima: un’arte meravigliosamente paradossale, nella quale l’improvvisazione, il gesto estemporaneo, ha un ruolo centrale e, tuttavia, dà sempre l’impressione di essere rigorosamente calcolata. Per sua natura sfugge all’analisi e si ribella a ogni tentativo di spiegazione puramente razionale. Giovanni Bietti ci porta dentro la sua musica mostrandone tanto la libertà espressiva quanto i meccanismi costruttivi e le fonti di ispirazione - lo sviluppo del pianoforte romantico, l’amore per l’opera italiana, l’influenza della musica popolare polacca, l’ambiente ‘privato’ e rarefatto dei salotti ottocenteschi. Il libro si apre individuando le categorie interpretative della musica chopiniana, per poi ricostruire il contesto storico e sociale in cui il musicista visse e lavorò. Si entra così nel vivo della musica evidenziando le caratteristiche del suo linguaggio, per arrivare, infine, all’opera, ai diversi generi - Preludi, Studi, Mazurke, Polacche, Ballate, Scherzi, Notturni, Valzer, Sonate, Concerti - che Chopin esplorò offrendoci alcune tra le espressioni artistiche più alte nella storia della nostra cultura. In chiusura, un’ampia intervista al pianista polacco Krystian Zimerman, interprete chopiniano di riferimento. È lo sguardo di un grande artista e ci svela un modo diverso, vivo, partecipe, di interpretare la musica di Chopin.
Fondi di investimento, società di gestione del risparmio, grandi imprese edili, piattaforme di booking: sono loro i nuovi proprietari senza volto che ci stanno mettendo alla porta. Così le città italiane assomigliano sempre più a enormi appartamenti da milioni di posti letto, luoghi pensati per consumatori e turisti facoltosi, invece che per chi ci abita. A partire dai casi di Bologna, Roma e Milano, "Città in affitto" fotografa la crisi abitativa del nostro Paese, intrecciando storie grandi e piccole, di cittadini impoveriti e speculatori dal portafoglio internazionale. Tante voci da cui si alza una sola domanda: che fine hanno fatto le politiche abitative?
Capire le coordinate storiche di quanto sta avvenendo nel conflitto israelo-palestinese è assolutamente indispensabile. Lo scenario odierno è il risultato dei cambiamenti maturati tra la seconda metà dell'Ottocento e il presente. Non solo in quelle terre contese ma nello stesso Mediterraneo, così come in Europa, Asia e Africa. È uno specchio collettivo in cui si riflettono molte situazioni di violenta contrapposizione che raccontano non solo di un astio nazionalista ed �
"etnico", ma dei fondamenti strutturali delle diseguaglianze, dei differenziali di potere, del rapporto tra libertà, giustizia, emancipazione e dipendenze, servitù, colonizzazione. Questo libro per la sua accuratezza, la sua originalità e la sua imparzialità negli anni è diventato un punto di riferimento per chiunque voglia approfondire un conflitto che sta determinando il nostro tempo e, in questa nuova edizione, si aggiorna fino a comprendere le vicende del 7 ottobre 2023 e la guerra a Gaza.
Lo scenario globale è attraversato da una dura guerra finanziaria in grado di mettere in crisi il sistema capitalistico. Da un lato del fronte troviamo i grandi fondi finanziari come Black Rock, Vanguard e State Street, i padroni del mondo, capaci finora di determinare il corso del mercato azionario. Dall'altro lato c'è invece il mondo delle criptovalute e degli hedge fund, i fondi più speculativi. Con questi ultimi si è schierato il presidente Trump con la sua amministrazione, sicuro che le criptovalute e i dazi siano l'unico modo per difendere il predominio del dollaro sull'economia mondiale. Immediatamente questa guerra ha coinvolto l'Europa, vera e propria preda ambita per la sua forte liquidità nell'ambito del risparmio, che si trova dilaniata nella scelta tra un forte riarmo che mette in discussione la spesa sociale e il welfare e il rischio di perdere l'ombrello protettivo della Nato. I paesi emergenti, raccolti nella rete dei Brics, hanno reagito cercando forme alternative alla dipendenza dal dollaro e dalla finanza occidentale. Ciò cui stiamo assistendo è un conflitto interno al capitalismo, scoppiato negli Stati Uniti e giunto in Europa, che può travolgerlo, lasciando spazio a nuovi modelli oggi sconosciuti.