La presente proposta metodolgica, fedele al solco tracciato dalla storia della letteratura teologico-spirituale, si colloca decisamente nell'ambito della teologia della vita cristiana, in dialogo intra e interdisciplinare con le scienze umane per dare un nuovo impulso all'attività evangelizzatrice di una "Chiesa in uscita" capace di abbracciare l'intera esistenza umana. Lo stile di presentazione è correlato al pubblico di riferimento del presente volume: studenti e docenti interessati allo studio delle fonti della spiritualità cristiana. Ai primi cinque capitoli, che affrontano in modo ragionato la questione metodologica, seguono altri quattro che approfondiscono questioni specifiche: il rapporto tra santità e spiritualità; la lettura dei testi spirituali; il profilo teologo della spiritualità e le prospettive della spiritualità. Le appendici conclusive sono strumenti pratici che concretizzano ciò su cui precedentemente si è ragionato.
Presentazione di Ángel Fernández Artime, introduzione di Marco Bay.
Ogni espressione religiosa ha sempre una dinamica tra immanente e trascendente, tra umano e divino. Il rapporto con il soprannaturale si manifesta attraverso espressioni cultuali che di solito contemplano mediazioni affidate a persone che nel tempo sono state identificate con il termine sacerdos.
La lezione che promana dall’orizzonte religioso e culturale del bacino mediterraneo
ha permesso di comprendere una certa linea che, al di là di comuni terminologie,
permette di verificare come anche la rivelazione cristiana si sia avvalsa di elementi culturali tipici delle religioni pagane.
I contenuti offerti dal volume, dopo la prolusione del card. Zenon Grocholewski, si muovono dalla condivisione delle denominazioni del “sacerdote” nelle principali
lingue indoeuropee (R. Bracchi). Dall’orizzonte semantico si sviluppa il linguaggio sacerdotale nel contesto giudaico-cristiano (M. Cimosa – G. Bonney).
Una comprensione più piena si attua qualora si contestualizzi la riflessione attorno al tema della santità e sacralità del sacerdote in Omero (O.A. Bologna).
Dall’Asia Minore alla Grecia l’attenzione si sposta sugli Eumolpidi di Eleusi (M.
Marin). Se dalla Grecia l’attenzione si concentra su Roma, si scoprono ulteriori
aspetti della funzione sacerdotale (C. Calvano). Dal percorso culturale in ambito pagano ci si muove successivamente a quello cristiano, evidenziando la specificità del sacerdozio cristiano nel ministero della riconciliazione presso i Padri della Chiesa, (M. Maritano), per cogliere come lo svolgimento del ministero sacerdotale richieda attenta formazione (E. dal Covolo).
Il contesto culturale cristiano trova uno specchio anche in pagine particolari come quelle relative all’iconografia (P. Filacchione). Lo sviluppo del pensiero nella
letteratura conduce all’evidenziazione del rapporto tra la figura del sacerdote pagano e l’inizio del cristianesimo nel Fanum
Apollinis di Giovanni Pascoli (M. Pisini).
La riflessione sul linguaggio cultuale odierno porta, infine, al confronto con i due termini presbyter e sacerdos considerati alla luce del Lectionarium, del Pontificale
e del Missale Romanum (M. Sodi).
La provocazione posta nel titolo: sacerdozio pagano “e” sacerdozio cristiano è finalizzata ad evidenziare una radicale diversità tra i due sacerdozi. Si tratta di una diversità ontologica in ragione dell’essenza del sacramento dell’Ordine; ma anche di una diversità teleologica, in quanto finalizzata al servizio del sacerdozio comune.
En 1888 don Michel Rua (1837-1910), à la demande de ses confrères, est confirmé par le Saint-Siège dans la charge de Recteur Majeur. L’héritage est lourd. Le gouvernement des institutions salésiennes fondées par don Bosco – la Société salésienne, l’Institut des Filles de Marie Auxiliatrice et la Pieuse Union des Coopérateurs salésiens – n’est pas facile. Malgré l’enthousiasme suscité par la figure charismatique du Fondateur, la situation apparaît fragile sous beaucoup d’aspects. S’impose une œuvre systématique de consolidation des parcours de formation, de renforcement de l’identité propre, d’organisation du gouvernement et de coordination des activités. Il faut gérer les rapports délicats avec les gouvernements et la société civile, dans une époque de tensions sociales et d’oppositions idéologiques. Il s’agit en outre de répondre aux attentes croissantes que suscite la mission éducative salésienne. A sa mort en 1910, don Rua laissera à son successeur un organisme aux dimensions mondiales, solide et stabilisé, en pleine expansion, qui s’impose comme une des institutions religieuses les plus significatives de la modernité.
Francis Desramaut nous présente la personnalité bien charpentée de don Rua et sa vie intensément laborieuse avec la précision de l’historien bien informé et l’efficacité d’une écriture vive et agréable. Le souci de la divulgation ne diminue en rien la valeur de l’ouvrage, qui diffère notablement des précédentes biographies édifiantes. Ici tout coule de manière bien calibrée, sur le fond d’événements historiques évoqués avec une sobre efficacité. A la fin de la lecture on a la sensation de la grandeur humaine et de la profondeur spirituelle de cet humble disciple de don Bosco, qui ne voulut jamais apparaître sur les grandes scènes, mettant toujours en premier plan la figure du maître très aimé.