Editore: LAS
Data di pubblicazione: Maggio 2011
Codice: 9788821307904
DISPONIBILE SUBITO
€ 35,00
Si può “dimostrare”, attraverso un’argomentazione filosofica, che Dio esiste? Che valore hanno le “cinque vie” di san Tommaso d’Aquino?
Questo studio, facendo ricorso a numerosi testi finora inediti presenti in manoscritti di varie biblioteche europee, ed a fonti di autori spagnoli del XVI e XVII secolo, esamina come i tre articoli (“Se sia di per sé evidente che Dio esiste”; “Se sia dimostrabile”; “Se Dio esista”) della questione 2 della I Pars della Summa Theologiae del Dottore Angelico sono stati commentati – nelle lezioni universitarie e nelle prime opere pubblicate – dai teologi domenicani che per più di un secolo si sono avvicendati sulle principali cattedre della prestigiosa sede accademica salmantina, luogo che – come noto – ha visto nel “Siglo de Oro español” il sorgere e lo svilupparsi, all’interno della “Seconda Scolastica”, di una tradizione di pensiero particolarmente originale e significativa.
Il saggio consta di due parti: la prima – dal titolo Studio sugli autori: ricerca, testo, considerazioni – è suddivisa in sei capitoli, che trattano rispettivamente di Pedro de Sotomayor, Mancio de Corpus Christi, Bartolomé de Medina, Juan Vicente de Astorga, Domingo Báñez e Pedro de Godoy; la seconda – dal titolo Testi – riporta la trascrizione di tutte le fonti non confluite nei capitoli, compresi i ff. 49v-57r del Ms 1042 della Biblioteca Angelica di Roma. Di ciascuno degli autori si ripercorre brevemente la carriera accademica, in vista di collocare cronologicamente e contestualmente il commento alla questione 2, e si descrivono tutte le fonti a disposizione, fornendone la trascrizione insieme con alcune note di apparato. Nel caso di Domingo Báñez e di Pedro de Godoy si utilizzano per lo studio anche i testi pubblicati negli Scholastica Commentaria e nelle Disputationes Theologicae. Ogni capitolo si chiude con alcune fondamentali considerazioni storico-teoretiche che permettono di confrontare i commenti dei teologi domenicani qui esaminati con quelli dei maestri che li precedettero (a partire da Francisco de Vitoria, Domingo de Soto, Melchor Cano e Ambrosio de Salazar), e di segnalarne le caratteristiche peculiari e più significative. Si potranno così evidenziare – almeno su questo specifico argomento – le particolarità del “tomismo” salmantino, e comprendere le influenze immediate dei nostri autori rispetto ai commenti posteriori sia dei maestri domenicani sia dei teologi appartenenti ad altre “scuole” ed ordini religiosi, tra i quali gli agostiniani, i carmelitani e soprattutto i gesuiti.
La discussione sul tema del valore “apodittico” delle quinque viae e sulla validità intrinseca ed oggettiva della dimostrazione risulta essere particolarmente interessante non solo nel preciso contesto che viene trattato in questo volume, segnato soprattutto dal confronto con l’interpretazione fornita a proposito dal cardinale Gaetano, ma anche nell’attuale contesto culturale, come si mette in evidenza nella Conclusione. La “questione Dio” permane infatti come “domanda radicale” che appartiene all’integralità della stessa esistenza della persona umana, e al senso più profondo della sua vita.
Si può “dimostrare”, attraverso un’argomentazione filosofica, che Dio esiste? Che valore hanno le “cinque vie” di san Tommaso d’Aquino?
Questo studio, facendo ricorso a numerosi testi finora inediti presenti in manoscritti di varie biblioteche europee, ed a fonti di autori spagnoli del XVI e XVII secolo, esamina come i tre articoli (“Se sia di per sé evidente che Dio esiste”; “Se sia dimostrabile”; “Se Dio esista”) della questione 2 della I Pars della Summa Theologiae del Dottore Angelico sono stati commentati – nelle lezioni universitarie e nelle prime opere pubblicate – dai teologi domenicani che per più di un secolo si sono avvicendati sulle principali cattedre della prestigiosa sede accademica salmantina, luogo che – come noto – ha visto nel “Siglo de Oro español” il sorgere e lo svilupparsi, all’interno della “Seconda Scolastica”, di una tradizione di pensiero particolarmente originale e significativa.
Il saggio consta di due parti: la prima – dal titolo Studio sugli autori: ricerca, testo, considerazioni – è suddivisa in sei capitoli, che trattano rispettivamente di Pedro de Sotomayor, Mancio de Corpus Christi, Bartolomé de Medina, Juan Vicente de Astorga, Domingo Báñez e Pedro de Godoy; la seconda – dal titolo Testi – riporta la trascrizione di tutte le fonti non confluite nei capitoli, compresi i ff. 49v-57r del Ms 1042 della Biblioteca Angelica di Roma. Di ciascuno degli autori si ripercorre brevemente la carriera accademica, in vista di collocare cronologicamente e contestualmente il commento alla questione 2, e si descrivono tutte le fonti a disposizione, fornendone la trascrizione insieme con alcune note di apparato. Nel caso di Domingo Báñez e di Pedro de Godoy si utilizzano per lo studio anche i testi pubblicati negli Scholastica Commentaria e nelle Disputationes Theologicae. Ogni capitolo si chiude con alcune fondamentali considerazioni storico-teoretiche che permettono di confrontare i commenti dei teologi domenicani qui esaminati con quelli dei maestri che li precedettero (a partire da Francisco de Vitoria, Domingo de Soto, Melchor Cano e Ambrosio de Salazar), e di segnalarne le caratteristiche peculiari e più significative. Si potranno così evidenziare – almeno su questo specifico argomento – le particolarità del “tomismo” salmantino, e comprendere le influenze immediate dei nostri autori rispetto ai commenti posteriori sia dei maestri domenicani sia dei teologi appartenenti ad altre “scuole” ed ordini religiosi, tra i quali gli agostiniani, i carmelitani e soprattutto i gesuiti.
La discussione sul tema del valore “apodittico” delle quinque viae e sulla validità intrinseca ed oggettiva della dimostrazione risulta essere particolarmente interessante non solo nel preciso contesto che viene trattato in questo volume, segnato soprattutto dal confronto con l’interpretazione fornita a proposito dal cardinale Gaetano, ma anche nell’attuale contesto culturale, come si mette in evidenza nella Conclusione. La “questione Dio” permane infatti come “domanda radicale” che appartiene all’integralità della stessa esistenza della persona umana, e al senso più profondo della sua vita.