Paola Mastrocola e Luca Ricolfi per la prima volta insieme in un libro per denunciare a due voci il paradossale e tragico abbaglio della scuola democratica, che, nata per salvare i più deboli, oggi di fatto ne annega le speranze. Due voci, di cui una lancia un'ipotesi e l'altra la raccoglie, provandola con la forza dei dati, testandola con modelli matematici e arrivando alla conferma. Sì, è così: una scuola facile e di bassa qualità allarga il solco fra ceti alti e ceti bassi. Un disastro, di cui rendere conto e chiedere scusa, ai ragazzi e alle loro famiglie. Questo libro è un j'accuse, spietato e dolente, e al tempo stesso un atto d'amore verso il mondo della scuola e dell'università, i docenti, gli studenti. È un grido d'allarme che i due autori hanno lanciato più volte nei loro libri, in questi anni. Un grido sempre andato perso, ma doveroso, e ora più che mai disperato. Perché non c'è più tempo. Ma anche perché proprio questo tempo sospeso e minaccioso, in cui ci troviamo ora a navigare, è forse il più adatto per scardinare vecchi schemi ideologici e provare a cambiare tutto.
Luca Ricolfi, dal suo osservatorio della Fondazione Hume, fin dallo scorso febbraio sta studiando i dati relativi alla pandemia e alla sua gestione. Analisi non circoscritta alla sola Italia, bensì allargata sempre all'insieme delle società avanzate, a partire dai paesi europei. Sulla base dei dati - che sono il faro della sua attività - raccolti in questo libro in modo sintetico, ordinato e leggibilissimo, Ricolfi smaschera gli errori italiani nella gestione della pandemia e le conseguenti bugie, volte a nasconderli, di governanti, politici e amministratori. E giunge a conclusioni che in pochi hanno avuto finora l'attenzione di cogliere: la seconda ondata era evitabile, tanto è vero che più di un terzo delle società avanzate l'ha evitata; le omissioni, i ritardi e le incertezze dei governanti ci sono costati decine di migliaia di morti, e decine di miliardi di PIL; se non facciamo subito quel che avremmo dovuto fare da tempo, altre ondate saranno inevitabili, e il disastro economico completo e difficilmente reversibile. Luca Ricolfi, libero da ogni ideologia, non guarda in faccia nessuno, uscendo fuori dalla assurda e ideologica alternativa fra negazionisti e rigoristi, fra aperturisti e paladini dei lockdown. L'arrivo del virus e la tragedia che ci ha colpito avrebbero meritato ben altra gestione e Ricolfi, implacabilmente, dimostra che questo era possibile, e altrove è stato fatto. " Come andranno le cose? L'ottimismo della volontà mi fa sperare che, finalmente, si cambierà strada, e si guarderà con più attenzione al modello dei paesi che hanno avuto successo nella lotta al virus. Ma il pessimismo della ragione mi avverte: l'attesa messianica del vaccino avvolgerà tutto e tutti, quasi niente cambierà davvero, nessuno sarà chiamato a rispondere delle sue azioni. Né ora né mai".
Come può una società signorile essere anche di massa? Con questa paradossale definizione, Luca Ricolfi introduce una nuova, forse definitiva, categoria interpretativa, che scardina le idee correnti sulla società in cui viviamo. Oggi, per la prima volta nella storia d'Italia, ricorrono insieme tre condizioni: il numero di cittadini che non lavorano ha superato ampiamente il numero di cittadini che lavorano; l'accesso ai consumi opulenti ha raggiunto una larga parte della popolazione; l'economia è entrata in stagnazione e la produttività è ferma da vent'anni. Questi tre fatti, forse sorprendenti ma documentabili dati alla mano, hanno aperto la strada all'affermazione di un tipo nuovo di organizzazione sociale, che si regge su tre pilastri: la ricchezza accumulata dai padri, la distruzione di scuola e università, un'infrastruttura di stampo para-schiavistico. Luca Ricolfi compone un ritratto senza alcun giudizio morale, per nulla ideologico ma chiaro e spietato. Un libro che pone alcune domande essenziali: l'Italia è un caso unico o anticipa quanto accadrà su larga scala in Occidente? E, soprattutto, qual è il futuro di una società in cui molti consumano e pochi producono?
In questo libro Matthew Desmond ci conduce all'interno dei quartieri più poveri di Milwaukee per raccontare la storia di otto famiglie in bilico davanti alla minaccia dello sfratto. Vanetta, Lamar, Scott e Arleen sono tutti alle prese con debiti, bambini da crescere, famiglie difficili e affitti da pagare. I loro destini sono nelle mani di Sherrena Tarver, ex-insegnante diventata nel tempo piccola imprenditrice immobiliare, e Tobin Charney, proprietario di uno dei campi caravan della città. Tra compassione e interessi individuali, tra solidarietà e isolamento, si consuma il confronto fra chi ha paura di perdere tutto e chi, per lavoro, è costretto a chiedere loro l'impossibile. Il fenomeno degli sfratti, fino a poco tempo fa molto raro anche in contesti estremamente poveri, è oggi all'ordine del giorno, perché la maggior parte delle famiglie spende più della metà del proprio reddito in affitti, così che la casa, bene indispensabile per la realizzazione e la prosperità di una comunità solida e serena, è passata ad essere un privilegio esclusivo delle classi più ricche e fonte di conflitto sociale, psicologico, economico. Matthew Desmond ha costruito un reportage, raccontando senza riserve né pudori la storia, i volti e il futuro di chi vive dietro ai numeri e alle statistiche di disuguaglianze che non sembrano conoscere limiti. Proprio nel ricordarci che queste sofferenze sono vergognose e tutt'altro che necessarie, Desmond ci offre non solo delle soluzioni concrete ai problemi affrontati, ma una spinta positiva, vigorosa e urgente a immaginare un nuovo modello di società e un nuovo ideale comune di felicità.