La storia del Concilio Vaticano II della sua lunga preparazione fra le due guerre e nel primo dopoguerra, non può fare a meno di soffermarsi sulla figura di P. Congar. Autore di centinaia di libri, impressiona l'insistenza con cui ritorna, a livelli diversi, sul tema dell'unità della Chiesa. L'ecclesiologia di Congar non è perciò frutto di uno studio accademico, a freddo; nasce e si approfondisce in ragione di sollecitazioni che gli vengono dal momento storico in cui la Chiesa vive e dalla vita nella Chiesa trae metodo e contenuto. "Vera e falsa riforma nella Chiesa" è un esempio chiarissimo di questa teologia pastorale, là dove l'aggettivo "pastorale" non vuole qualificare un settore della teologia rispetto ad altri, ma un modo di fare teologia.
Il museo è molto più che un luogo in cui si conservano opere e oggetti: ha assunto centralità nell'immaginario collettivo ed è rimasto uno degli ultimi luoghi in cui si va alla ricerca della meraviglia e del diverso. Questo agile trattato, ormai un classico nel suo genere, sviscera il rapporto del museo col pubblico e con la società, descrivendo le nuove funzioni che è chiamato a svolgere.
Ilya Prigogine (1917-2003), il grande chimico-fisico a cui sono dedicate queste "meditazioni prigoginiane" e a cui si deve la scoperta delle cosiddette "strutture dissipative", quali vengono a formarsi spontaneamente attraverso una dinamica caotica di fluttuazioni in situazioni lontane dall'equilibrio, con emergenza nel tempo irreversibile di processi di auto-organizzazione dai quali scaturisce ordine attraverso il disordine, con diminuzione di entropia (scoperta per la quale gli fu assegnato il premio Nobel nel 1977), si fece progressivamente interprete di una proposta filosofico-scientifica di portata grandemente "rivoluzionaria", imperniata su quella che egli stesso definì una "Nuova Alleanza" tra l'uomo e la natura, il cui nodo cruciale si riscontra nella comune radice nella creatività della natura e dell'avventura dell'uomo nella conoscenza. Si delinea così una nuova proposta "filosofica" di "umanesimo scientifico" che supera radicalmente la divisione tra le cosiddette "due culture", quella "umanistica" e quella "scientifica". Postfazione di Enrico Giannetto.
Che cosa significa oggi pronunciare la parola "sovrano"? Concetto fondativo eppure oggi inaccessibile. Come scioglierne i nodi? Se la storia umana si dipana nella stratificazione dei significati che la sovranità ha assunto, il tentativo di comprenderla è una sfida per il pensiero. Gli autori di questo volume hanno voluto accogliere tale sfida senza pretendere di esaurirne la portata, e hanno cercato di mettere a fuoco i punti di resistenza e quelli di cedimento di una nozione tanto sfuggente quanto -in realtà - di attualità bruciante. L'esito, per nulla scontato, è la scoperta di una divisione, di una dis-giunzione che attraversa l'idea di sovranità come pure il sapere che prova a interrogarla. Sovranità è ciò che costituisce legami nella forma del controllo e del dominio, ma necessità essa stessa di annodarsi, di rimanere se stessa, di giustificarsi nella sua identità. Interrogare tale disgiunzione piuttosto che il lamento anti-nichilista - potrebbe forse aprire un varco nelle forme mediatiche e spettacolari in cui oggi si attua la sua espressione.
"Non sorprende che per l'Expo Milano 2015 venga ripubblicato il volume di Angelo Paredi 'Sant'Ambrogio e la sua età', apparso in terza edizione ampliata e aggiornata nel 1994, dopo la prima del 1940. A raccomandare il volume è, anzitutto, la figura a cui è dedicato, ossia il vescovo sant'Ambrogio, simbolo di Milano, del suo spirito, della sua storia e della sua cultura. Ma a motivare la riedizione concorre indubbiamente anche il valore dell'opera di Paredi, del quale rappresenta il capolavoro e che è divenuta un classico nella bibliografia santambrosiana [...]. Sant'Ambrogio è collocato da Paredi dentro un ampio e analitico contesto storico; tuttavia, assai più di quello che possa sembrare a una prima impressione, Ambrogio traspare anche irresistibilmente, da cenni sobri ma penetranti e compiacenti, nella sua interiorità, pur se non sono taciuti alcuni limiti. Non si possono leggere, per esempio, senza restare avvinti i capitoli su: Le vergini, La sua parola, La conquista più bella, Musica e poesia, e il capitolo finale, Il santo, che, riassumendo la figura di Ambrogio, la imprime indelebilmente nel lettore". (dall'Introduzione di mons. Inos Biffi)
Quando nel 1942 raggiunge il fronte di guerra, Solzenicyn ha la mente e il cuore pieni di progetti eroici e rivoluzionari, ma non immagina il vertiginoso itinerario che lo aspetta: ufficiale comandante di un'unità, condannato per attività antisovietica a 8 anni di lager e al "confino a vita", ammalatosi di cancro e infine riabilitato nel 1957. A parte la malattia, era stata questa la sorte anche di milioni di altri sovietici. Questo l'antefatto, senza il quale non si capisce l'improvvisa, clamorosa irruzione nella letteratura mondiale, con "Una giornata di Ivan Denisovic" e poi, via via, "Arcipelago Gulag" e i grandi romanzi, di un narratore di tale portata. Ma neanche si spiegherebbe la sua vigorosa ed efficace attività sociale e pubblicistica, espressa in saggi e interventi. Jaca Book ne ha seguito gli sviluppi fin dall'inizio, nel 1967, diffondendo nel mondo i documenti della battaglia per la libertà della letteratura. Presentando ora questi testi, per la prima volta tradotti dalle versioni definitive, della sua più fervida stagione pubblica, quella del "ritorno del respiro e della coscienza", Jaca Book integra l'ideale ritratto di un gigante della storia culturale e sociale del suo Paese. Un cahier di fotografie dall'Archivio della famiglia ne restituisce anche visivamente la straordinaria vicenda.
Noi non viviamo in un mondo compiuto, del quale non avremmo che da celebrare la perfezione. L'idea stessa di democrazia è sempre incompiuta, sempre da conquistare. Nel concetto di globalizzazione, e in coloro che si richiamano ad esso, c'è un'idea di compiutezza del mondo e di arresto del tempo che denota un'assenza di immaginazione e un invischiamento nel presente profondamente contrari allo spirito scientifico e alla morale politica. Oggi occorre ripensare la frontiera, questa realtà continuamente negata e continuamente riaffermata. Occorre ripensare il concetto di frontiera per cercare di comprendere le contraddizioni che colpiscono la storia contemporanea. Una frontiera non è uno sbarramento: è un passaggio. Le frontiere non si cancellano mai, si ritracciano. La frontiera ha sempre una dimensione temporale: è la forma dell'avvenire e, forse, della speranza. Non dovrebbero dimenticarlo gli ideologi del mondo contemporaneo che, di volta in volta, soffrono di eccessivo ottimismo o di eccessivo pessimismo, in ogni caso di troppa arroganza.
In questo testo dedicato all'ecosofia, a quella saggezza della Terra che l'uomo ha purtroppo dimenticato di ascoltare, Panikkar offre una cornice interculturale-ermeneutica globale ai fini di instaurare rapporti equilibrati tra il sé e la Natura. Oggi il pericolo non viene dagli Dèi né dalla Natura, bensì da un mondo "arte-fatto" e fuori controllo che ha squilibrato l'intera Natura. In misura maggiore che in qualsiasi epoca del passato, le diverse culture hanno assoluto bisogno l'una dell'altra. Nessuna cultura, da sola - e le religioni, filosofie, scienze naturali sono fenomeni culturali - può pretendere di fornire la risposta ai problemi dell'esistenza. Non che vi siano universali culturali, tuttavia si trovano costanti antropologiche di base e visioni omeomorfiche della realtà. Nella sua globalità, la realtà si presenta in tre dimensioni reciprocamente irriducibili, ma ognuna delle quali presuppone l'altra: sono indicate dai termini Cosmo (materia/energia, Mitwelt cioè co-mondo), Uomo (consapevolezza, io/sé), Dio (abisso insondabile, energia, mistero inaccessibile). Qual è quindi il valore di questa intuizione cosmoteandrica del nostro rapporto con la Natura, basato sulla percezione della Realtà nel suo complesso e nelle sue parti, che fa tesoro della sapienza di tutte le epoche e le culture? Nella prima parte l'autore intende rispondere a tale domanda sviluppando nove tesi.
Tra i membri del Corpo mistico di Cristo, Antonio Sicari sceglie dieci testimoni che concretizzano ai nostri occhi l'universale vocazione dei cristiani alla santità. Sono dei santi umili come Camillo de Lellis, il curato d'Ars, e Maria Goretti, che apparivano spregevoli ai sapienti di questo mondo: sono dei testimoni come Tommaso Moro, Massimiliano Kolbe ed Edith Stein che con il loro amore sconfissero l'odio; sono santi come Giuseppe Benedetto Cottolengo e Giovanni Bosco, la cui carità di fronte al bisogno diviene creatrice ed educatrice; è un santo universale come Francesco, la cui presenza più di ogni altra ricordava il Cristo in terra; è la sofferenza di Benedetta Bianchi Porro che ancora attende il riconoscimento da parte della Chiesa, ma la cui testimonianza già risplende per molti fedeli. Un percorso solo apparentemente arbitrario, quello di Sicari. I suoi ritratti delineano una corona di gloria a testimonianza della santità di Cristo e dell'inesauribile fecondità della Chiesa.
Matilde di Canossa è forse il personaggio femminile più importante e discusso del Medioevo europeo. Gregorio VII la definì nelle sue lettere "l'ancella di san Pietro". In lei convergevano le responsabilità di governo di una potente e ricca dinastia e insieme le istanze di cambiamento della Chiesa, poi confluite nella cosiddetta "Riforma Gregoriana". In questo libro vengono analizzati i rapporti di Matilde col mondo ecclesiale, a partire dalla prerogativa dei Canossa di insediare i pontefici, passando ai rapporti di Beatrice e Matilde con Gregorio VII, all'esame di quell'evento che fu l'incontro di Canossa, all'influenza della Contessa sulla successione a Gregorio, ai rapporti che ebbe con Sant'Anselmo d'Aosta, con Enrico V e con le donne di potere del suo tempo. Si prosegue con la questione dell'eredità di Matilde, alla quale si legano la nascita e la diffusione del suo mito, ripercorso nella storiografia confessionale della Controriforma, per concludersi con la visione di Matilde nel contesto delle relazioni con chiese locali e monasteri, come Orval in Belgio e l'abbazia di S. Benedetto Polirone, dove scelse di essere sepolta 900 anni fa.
Il grande merito di questo libro è di presentare, con la chiarezza di un manuale, la medicina tradizionale cinese, senza estrapolarla dalla cultura e dalla concezione della vita che l'hanno resa possibile e che ne costituiscono lo sfondo. "L'avvicinamento della medicina tradizionale cinese, in modo particolare dell'agopuntura, alla medicina occidentale è uno dei grandi avvenimenti della medicina del ventesimo secolo".
Negli scorsi 25 anni, più di 150 milioni di giovani migranti si sono mossi dalle campagne verso le periferie industriali della Cina. Per dimensioni e rapidità, una migrazione senza precedenti. Su imposizione dei giganti dell'industria globale, ossia dei committenti che hanno stretto accordi con fornitori cinesi, i lavoratori affrontano orari, ritmi di lavoro e condizioni di vita che non concedono respiro. Sono in particolare i grandi marchi dell'elettronica che attingono al lavoro vivo di queste persone, con l'obiettivo di lanciare sul mercato nuovi prodotti a getto continuo. Qui si mette a fuoco il caso più eclatante: il legame della committente statunitense Apple con la cinese Foxconn. Entrambe hanno fondato le proprie fortune sul regime di fabbrica-dormitorio, destinato a lasciare tracce profonde nella società cinese e nel resto del mondo. Questo libro è il risultato di ricerche sulle vite e sulle aspirazioni dei migranti cinesi inurbati che lavorano per la Foxconn, e ancor più per la Apple, sulle lotte di giovani diventati adulti in fretta che raccontano in prima persona la loro situazione, cercando di rompere il loro isolamento sociale.