Tra il III e il VI secolo d.C. gli antichi dei, dee ed eroi che avevano popolato le immagini, i mosaici e le sculture dell’antichità per un millennio furono sostituiti da un nuovo «immaginario» di Cristo e dei suoi santi. Thomas Mathews esplora le assai differenti, spesso sorprendenti, immagini artistiche e interpretazioni religiose di Cristo lungo questo periodo. Affronta, sfidandola, la consolidata teoria della «mistica imperiale» che, interpretando Cristo come re, fa derivare il vocabolario dell’arte cristiana dall’immaginario propagandistico dell’imperatore romano. Quella qui pubblicata è l’edizione, aggiornata e ampliata, di un’opera che in lingua inglese dagli anni Novanta del secolo scorso si è affermata come fondamentale per la comprensione dell’arte paleocristiana. L’opera è preceduta da un ampio saggio di Eugenio Russo e dalla prefazione dell’Autore all’edizione italiana.
La storia del paesaggio urbano è quasi ancora tutta da scrivere. Per lungo tempo, a proposito della nascita prima e poi della crescita della città nel Medioevo in Occidente, sono stati privilegiati i fenomeni di natura strettamente economica per render conto dell'evoluzione del paesaggio urbano. Senza negarne l'importanza, si deve considerare che ben altri fattori decisivi meritano un attento esame. In particolare, occorre porre l'accento, da una parte, sui legami molto potenti esistenti tra il formarsi, il permanere o il degradarsi dei tessuti urbani o delle forme d'urbanizzazione in generale, e dall'altra sulle strutture politiche e sociali che governano gli uomini nelle città. E non si tratta soltanto di prendere in considerazione le istituzioni governative o amministrative, ma di vedere chi, effettivamente, dirige la città, quali categorie d'individui o quali gruppi la tengono in mano, e attraverso quali mezzi dichiarati od occulti; di precisare le loro origini e ancor più le loro organizzazioni sociali, il modo in cui si riuniscono, si appoggiano o si contrastano a vicenda. Paesaggi, poteri e conflitti sono inseparabili.
Gli eventi riportati dalle cronache internazionali evidenziano il fermento culturale, sociale e politico che esiste oggi nei Paesi a maggioranza musulmana. Questi accadimenti nascono da tensioni politiche e socio-economiche e da dialettiche culturali che, da un lato, hanno delle specificità nazionali, e, dall’altro, una natura precipua ma transnazionale. Essa si può spiegare attraverso il consenso che larghi strati delle popolazioni musulmane accordano a figure di autorità, istituzioni sociali o sistemi normativi e concettuali tradizionali che sono sopravvissuti nel corso dei secoli, adattandosi e rimodellandosi in base alle mutate condizioni storiche. Dalla coscienza della complessità di questi apporti prende le mosse questo libro, che vuole mettere a fuoco la pluralità che sostanzia il concetto stesso di «autorità». Le direttrici sottese dalla riflessione sono, quindi, necessariamente due: quella dell’eterogeneità, sia essa intesa in senso cronologico o geografico; e quella della continuità, che ha permesso la persistenza di categorie di pensiero, istituzioni e strutture sociali che hanno dato forme per certi versi simili alle civiltà del Vicino e Medio Oriente, al subcontinente indiano, ma anche, al di là di queste, a parte dell’Africa subsahariana e alle isole del sudest asiatico.
I saggi raccolti in questo volume sono firmati da un gruppo di studiosi e specialisti della Roma medievale che analizzano il percorso della figuratività romana quale storia di lunga durata, in costante dialettica fra tradizione e innovazione. La trasformazione di Roma dall'era antica a quella cristiana viene colta nel passaggio dal «ritratto» - genere caratteristico dell'antichità e della tarda antichità - alle «icone» che hanno popolato i luoghi di culto romani, svolgendo un'importante funzione pubblica e politica. Il volume si sofferma su alcuni fra i temi portanti della cultura pittorica romana: la decorazione absidale quale nucleo caratterizzante dell'assetto figurativo delle basiliche cristiane; la pittura narrativa nelle navate e nei portici delle chiese, specie in relazione al «mestiere» del pittore e ai suoi repertori tradizionali; infine l'iconografia del ritratto pontificio. Il saggio conclusivo sugli anni di Cola di Rienzo diventa l'occasione per far luce sulla storia dell'immagine allegorica di Roma, anch'essa di lunga durata, dall'antichità a tutto il Trecento.
Johann Adam Möhler, vissuto a cavallo tra l’illuminismo cattolico e il primo romanticismo tedesco, appartiene alla cosiddetta «Scuola cattolica di Tubinga», la quale fu sensibile agli stimoli culturali del tempo, senza cedere a derive razionalistiche. Lo «spirito di sistema», tipico della filosofia classica tedesca, influenzò anche il genere teologico della «simbolica», vale a dire l’esposizione delle verità del cattolicesimo, messe a confronto sistematico con quelle del protestantesimo nelle sue varie denominazioni confessionali. Nella storia della teologia controversistica, Möhler rappresenta una svolta importante. A partire dai testi ufficiali della fede, egli predilige un’esposizione sistematica oggettiva, tanto del cattolicesimo, quanto delle varie correnti del protestantesimo; è sensibile al confronto e al riconoscimento di possibili errori sul piano storico-culturale, ma si dimostra, nonostante la sua sincera ispirazione irenica, intransigente sul terreno della formulazione dottrinale. Il suo modo rigidamente sistematico di intendere le verità cristiane, formulate in seno alla Chiesa cattolica, gli impedisce di varcare la soglia di quell’ecumenismo che è maturato in occasione del concilio Vaticano II e ha portato i primi risultati ufficiali nella Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione per fede del 1999 tra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale. In questo senso egli resta, nonostante la sua sincera volontà di operare per l’unità della Chiesa, un importante autore «pre-ecumenico».
Nel 1986, Wole Soyinka nel discorso per il conferimento del premio Nobel per la letteratura prende le mosse da un'esperienza teatrale londinese per sviluppare un complesso e potente j'accuse contro il razzismo. Due anni dopo, in uno scritto sul teatro nelle culture tradizionali africane, egli afferma come tale arte sia divenuta una pratica di liberazione, un «modello di sopravvivenza» dell'uomo oppresso. Sospinto dall'urgenza dell'oggi, Soyinka prende nuovamente la parola per esortare ognuno di noi a difendere quel bene immateriale ma concreto che chiamiamo «libertà». "Smurare la libertà" è il compito più esaltante che l'umanità possa assumersi, e necessita sempre di una critica dell'intera storia dello sviluppo umano.
Un viaggio nella storia, nei luoghi, nei simboli, nella mentalità dei pellegrinaggi medievali nel tentativo di comprendere e illustrare il significato di un fenomeno che ha profondamente segnato la civiltà europea e che torna oggi a essere di grande attualità
A cinquant'anni dalla morte, la riflessione dell'italo-tedesco Romano Guardini, figura chiave per il pensiero di Jorge Mario Bergoglio, ritorna a nuova attualità. Il volume rilegge il cuore della filosofia guardiniana, la sua dottrina dell'opposizione polare, alla luce degli scritti inediti pubblicati negli ultimi anni. La teoria della polarità appare, così, come una pagina radicata nella biografia del filosofo e, al contempo, come un tentativo di risposta alle dilacerazioni storico-esistenziali provocate dalla Grande Guerra. Il risultato è un pensiero antinomico, teso tra unità e distinzione, il cui scopo è riconciliare soggetto e oggetto, libertà e verità, modernità e religione. Fedele alla lezione di Max Scheler, Guardini persegue, attraverso l'incontro con Agostino e Bonaventura, un conoscere affettivo capace di unire cuore e ragione, intuizione e concetto. Un contributo ancora oggi di grande rilievo in un contesto internazionale fortemente polarizzato. Come scriveva Guardini nel 1964: «La teoria degli opposti è la teoria del confronto, che non avviene come lotta contro un nemico, ma come sintesi di una tensione feconda, cioè come costruzione dell'unità concreta».