Con questo tomo dell'Opera Omnia si conclude il percorso con cui Julien Ries delinea gli elementi fondamentali dell'antropologia religiosa come nuovo ambito del sapere. Per trovare le tracce che l'homo religiosus ha lasciato nella storia occorre comprendere le modalità tramite le quali si esprime la tensione dell'umanità verso il sacro: prima di tutto, i racconti mitici e le pratiche rituali. La prima parte del volume è dedicata all'analisi del mito, inteso come "costante importante e permanente del sacro". Ries ripercorre le diverse espressioni del pensiero mitico nelle civiltà e nelle culture, a partire dalla preistoria. È quindi ricostruita in maniera puntuale la storia delle teorie del mito, dall'antichità ai giorni nostri, con particolare attenzione alle prospettive psicoanalitiche, strutturaliste e al dibattito teologico.
Haussmann è stato una figura eccezionale di studioso della materia agronomica, uno dei maggiori esperti mondiali nel settore delle produzioni foraggere, un acuto studioso del rapporto fra società e suolo. Queste sue attività, che hanno trovato il perno unificante intorno al problema della fertilità del terreno, sono state magistralmente integrate dalla profonda opera di Haussmann come storico dell'agricoltura. Oltre che di centinaia di pubblicazioni scientifiche, è autore di grandi opere di sintesi sul rapporto tra uomo e terra, tra società e suolo.
La struttura dell'industria a produzione militare, le sue dinamiche evolutive, i suoi complessi rapporti con la politica, l'economia e la finanza sono argomenti che raramente ricevono l'attenzione che meritano. Ciò accade nonostante l'importanza di tali problematiche travalichi la dimensione stessa del giro d'affari generato dalla progettazione, realizzazione, vendita e impiego dei materiali d'armamento. Al mondo esistono di fatto quattro grandi poli industriali-militari in cui si fabbrica più del 90% dei sistemi d'arma e servizi per la difesa. Il primo, per importanza economica, politica e capacità industriale, si trova negli Stati Uniti, il secondo è rappresentato dalle strutture produttive dei grandi paesi dell'Europa occidentale e del Giappone, il terzo è costituito dall'industria bellica ex sovietica ereditata dalla Russia, il quarto, infine, dal comparto bellico della macchina manifatturiera cinese. Nel presente volume sono contenuti saggi che approfondiscono l'argomento principale.
Contrariamente all'immagine da tempo diffusa di una Cina dalla popolazione superstiziosa e dai letterati agnostici, gli ultimi decenni di studi hanno rivelato un panorama molto più ricco e complesso. In Cina, come altrove, il sacro è dappertutto. La presente opera offre una visione articolata del sacro in Cina e ne illustra alcuni aspetti fondamentali: anzitutto seguendo le sue grandi tradizioni religiose - il taoismo, il confucianesimo e il buddhismo - ma anche attraverso gli apporti dei cristiani (22 milioni), dei musulmani (18 milioni) e delle molte minoranze etniche che presentano caratteristiche proprie e costituiscono altrettanti spazi sacri a vario modo intrecciati con la corrente maggioritaria della tradizione cinese.
Filosofo, studioso delle religioni, teologo, uomo del dialogo tra le culture, uomo ponte tra l'occidente e l'India, Panikkar decide di mettere come primo tomo della sua Opera Omnia la mistica: Mistica, pienezza di vita. Due possibili interrogativi; il primo: "con tutto ciò che ha scritto doveva iniziare con un fenomeno così particolare, così al limite, un po' eccessivo...?" La seconda, "perché iniziare dalla fine, da quel raggiungimento così sublime che è solo di pochi?" Il primo interrogativo è di stampo laico un po' scettico, il secondo è invece di stampo un po' devoto-spirituale. La si guardi da un lato o dall'altro la mistica è spesso colta come una cosa eccessiva, per gli uni quasi fastidiosa e patologica, per gli altri irraggiungibile e sublime. Panikkar e con lui una importante tradizione del pensiero religioso delle grandi religioni e dello stesso Cristianesimo ci capovolgono le difficili difficoltà sulla mistica. La mistica non è né una stranezza né una performance per superdotati; è una fondamentale dimensione dell'uomo. L'uomo è fatto per non vivere di solo pane, ma mantenersi in relazione con il mistero. L'uomo interroga il mistero ed il sovrannaturale di continuo, anche quando lo nega. Proprio nella mistica il dialogo - il comprendersi tra religioni e culture - attua più direttamente la dimensione mistica e originale in ogni uomo; l'uomo si interroga sul senso della vita e si apre al mistero, all'ineffabile.
L'evoluzione della vita è un fatto difficilmente contestabile. Il modo con cui è avvenuta è ancora oggetto di esplorazione della scienza. Sono state acquisite molte conoscenze, specialmente sulla storia evolutiva dell'uomo. A 150 anni dalla pubblicazione de L'origine della specie di Darwin la sua teoria continua ad avere una validità, anche se alla luce delle nuove scoperte si riconosce la necessità che sia integrata e ampliata nei meccanismi con cui si sono svolti i processi evolutivi. Vi sono fattori o modalità che ancora non conosciamo? L'evento "uomo" è da considerarsi un caso fortuito? E la peculiarità della cultura? Un'altra sfida riguarda la razionalità della natura e il suo possibile significato e finalismo. È da ammettersi un progetto superiore? Come può essersi realizzato? Che cosa pensare della teoria dell'Intelligent Design? Il volume di Fiorenzo Facchini, professore di Antropologia all'Università di Bologna, intende affrontare questi temi in una duplice fedeltà alle osservazioni della scienza e a un corretto ragionare filosofico e teologico, nella convinzione della possibilità di un accordo tra scienza e fede.
Quest'opera è considerata da molti il capolavoro di Michel de Certeau. Essa racconta l'irruzione nella storia della parola mistica come esperienza di marginalità, esclusione e rinuncia. Un'esperienza che si svolge in luoghi in cui perdersi, attraverso parole o scene di enunciazione che sperimentano nuovi linguaggi: da Eckhart a Silesius, da Teresa d'Avila a Giovanni della Croce o Surin, tutto un corteo luminoso di donne, folli, illetterati, eremiti oscilla fatalmente tra obbedienza e rivolta, ortodossia ed eresia, sapere istituito e nuovi ordini del conoscere. Critica letteraria e psicoanalisi, semiotica e filologia, analisi sociale e indagine politica, contribuiscono a disegnare un percorso che abbandona (ma non trascura) i confini della teologia e si lascia contaminare da strumenti critici apparentemente estranei o inadeguati. Ed è proprio la sorvegliata e rigorosa contaminazione tra discipline a costituire il tratto caratteristico dell'opera dello storico, come pure il suo lascito fecondo: assumere l'"altrove" come griglia ermeneutica o il "desiderio" come impossibile che muove la storia, significa mettere in discussione ogni teoria o pragmatica della comunicazione e lasciare che a parlare sia un linguaggio perforato, interdetto, opaco, sempre bisognoso di traduzione ma anche sempre più ricco di qualunque sistema.
Il mondo contemporaneo vede realizzato il più grande abbandono della storia dell'umanità: un "terzo mondo" costretto e abbandonato alla deriva dal "primo mondo". Abbandono è la scelta che un paese e una classe del "terzo mondo" fanno di abbandonare la propria posizione di dipendenza e desolazione per ritrovare la positività del proprio essere, la propria libertà. Abbandono è anche la loro scelta di abbandonare quanti -classi e nazioni, istituzioni internazionali e aziende multinazionali -si sono imposti nella loro vita economica e politica avviluppandoli nei legami della globalizzazione, commerciale e finanziaria, per tornare ad utilizzare in prima persona le proprie risorse e le proprie potenzialità. Abbandono è l'invito rivolto alla sinistra europea ad abbandonare la propria inerenza di nazione e di classe al "primo mondo", in particolare all'Europa, per costruire una relazione non imperialista con la maggioranza del mondo.
La figura del brigante occupa da sempre l'immaginario popolare e ha dato vita a una sterminata letteratura. Nelle zone dell'Alessandrino e del Monferrato si è imposto, in questo particolare genere, un personaggio come Maino della Spinetta, un brigante nativo dell'enclave detta "mandrogno", compresa tra i fiumi Tanaro, Bormida, Scrivia e Orba. Qui, dice un proverbio nostrano, si seminano fagioli e nascono briganti. Quando arrivano in Piemonte i francesi di Napoleone la naturale inclinazione delle popolazioni locali all'aggiramento delle leggi si colora di accesi spiriti antifrancesi e antinapoleonici. È in questo giro di anni che il giovane Maino avvia la sua attività brigantesca diventando, nel giro di un triennio, l'emblema del brigante senza macchia e senza paura. Anche il grande Stendhal manifesta la sua ammirazione per quell'eroe popolare, capace di tenere in scacco per anni le forze dell'ordine. Prima che quella leggenda vada del tutto perduta, insieme al mondo che l'ha custodita e alimentata, l'autore ha pensato bene di raccoglierla, mettendola a confronto con tutti i documenti a disposizione e ricavandone un racconto ancora capace di molta suggestione.
Molti storici dell'architettura annoverano Frank Lloyd Wright tra gli inventori della modernità. Tuttavia, in un epoca come quella attuale, caratterizzata da una curiosità dilagante per il paesaggio, da una valorizzazione forte dell'ecologia e dello sviluppo sostenibile, da una nuova comprensione della "città diffusa", da un interesse per l'eterogeneo o, ancora, da progetti architettonici letteralmente sempre più "organici", l'opera di Wright ci appare sotto una luce nuova. Pur analizzando in maniera equilibrata la produzione dell'architetto, dalle opere giovanili alle ultime libere, questo libro non propone un approccio gico all'opera, ma tematico.