Il duomo di Monreale è un patrimonio artistico di eccezionale bellezza mai documentato prima d'ora con tale ampiezza di immagini, realizzate mediante una apposita campagna fotografica e strumenti tecnici all'avanguardia. Il duomo di Monreale è una delle testimonianze più impressionanti di quella stagione artistica straordinaria che la Sicilia visse nel XII secolo. Sulle pareti del duomo si snoda un ciclo musivo, conservatosi pressoché intatto, che racconta la storia della salvezza, dalla creazione del mondo alla resurrezione di Cristo, in un percorso che ha alle sue estremità le due figure imponenti del Cristo pantocratore dell'abside, le cui braccia si aprono in un abbraccio commovente che accoglie il fedele lasciandolo senza parole, e della Vergine nella controfacciata, la cui maternità è segno perenne del rinnovarsi della presenza di Cristo che accompagna la vita degli uomini, posto genialmente sopra la porta attraverso la quale i fedeli lasciano la basilica per portare nel mondo la loro speranza. Oltre alla sequenza narrativa vetero e neotestamentaria, le pareti della basilica ospitano una impressionante serie di ritratti di santi, testimonianze perenni della vita della Chiesa. Anche in questo caso, la loro collocazione rivela un progetto geniale: se infatti le absidi laterali ospitano i due capisaldi della fede cristiana, Pietro e Paolo, lungo le pareti del presbiterio e nei sottarchi delle navate si susseguono figure intere, busti e volti di monaci, vescovi, laici, eremiti, uomini e donne che hanno testimoniato la loro fede, chiesa trionfante sempre più vicina alla chiesa militante che affolla ogni giorno la chiesa, per concludersi nella controfacciata, accanto alla figura di Maria, con gli esempi più vicini alla gente di Monreale, Cassio, Casto e Castrense, i "loro" santi. Il ciclo musivo di Monreale dispiega così un inno alla Chiesa di eccezionale bellezza.
Nascosto in prospettiva raccoglie 72 immagini scattate da Giovanni Chiaramonte tra il 1980 e il 1999 lungo la penisola delle figure che è l'Italia. Chiaramonte giunge alla rappresentazione del paesaggio e alla veduta urbana dopo un lungo periodo di riflessione teoretica maturata alla fine degli anni Settanta. La sequenza Paesaggio italiano, esposta allo Studio Marconi di Milano e pubblicata con la prefazione di Arturo Carlo Quintavalle nel 1983, segna l'inizio della lunga stagione della fotografia italiana dedicata al tema del luogo e che ha la prima manifestazione collettiva in Viaggio in Italia del gennaio 1984. Scena privilegiata di millenni di storia umana, l'Italia è stata plasmata dalle diverse civiltà dell'Occidente e per questo è l'unico spazio veramente contemporaneo, quello dove i diversi tempi delle diverse culture sono presenti nello stesso luogo, generando un'infinità di centri che nell'orizzonte della visione si pongono come punti di fuga significativi e duraturi. Nella fotografia di Chiaramonte ogni forma concreta, ogni figura visibile, ogni frammento architettonico che si staglia nel profilo della penisola è parte di un labirinto, è specchio di un enigma, è immagine di una prospettiva che lo sguardo deve contemplare assorto per scoprire dopo lenta osservazione la traccia di un senso, il segno di un amore nascosto eppure sempre attivo e presente.
Il volume è dedicato agli affreschi della Cappella degli Scrovegni dopo i recenti restauri; le immagini sono accompagnate da brevi commenti che guidano la lettura. Pregevole la presentazione di Claudio Bellinati, direttore della Biblioteca Capitolare di Padova. «Ultimato il restauro pittorico della Cappella di Giotto all'Arena di Padova (2002), si evidenziano nuovi studi sulla iconografia e iconologia del capolavoro trecentesco. Ci chiediamo innanzitutto: a quale fonte spirituale e storica ha guardato il grande pittore? "La bellezza salverà il mondo", scriveva Fëdor Dostoevskij. Ma "quale bellezza?" egli si chiedeva. Dopo aver premesso che "la bellezza è un enigma", afferma apertamente che "Cristo è la meraviglia della storia". Non si tratta soltanto di cercare una estetica, un gioco di prospettiva o di colori. La bellezza è lo splendore della verità. Prima ancora di esprimere giudizi, la bellezza prepara l'animo alla contemplazione, attraverso il silenzio. Diventa così liberazione dal limite, dal soggettivismo. Era quello che aveva compreso Platone e, secoli dopo di lui, lo stesso Dostoevskij, insieme con Solov'ev e Evdokimov. È ciò che avviene anche nella contemplazione dell'opera di Giotto. Si avvera quanto afferma il Bouleau: il colore diviene musicalità, la musicalità apre l'animo alla percezione della verità; e la verità rende liberi».
"L'arte, scrive Frossard, è un frammento di contemplazione caduto nella materia": è uno sguardo contemplativo quello con cui Frossard legge i mosaici di Ravenna, mirabile testimonianza della persistenza della luce in un mondo di tenebre, come potrebbe essere definito quello in cui nacquero le celebri basiliche ravennati. Attraverso uno stile talora apparentemente dimesso, l'Autore ci guida ad alzare lo sguardo su un mondo trasfigurato dalla bellezza del Cristo che "fa risplendere tutto intorno a sè e ricaccia lontano quest'onda di tenebra che torna senza posa a oscurare la terra; l'incarnazione diventa l'irrompere della luce, il suo passaggio fra noi", non per offrirci "una saggezza" o "un'arte per il compimento di sè", ma "per impedire ogni tentativo di ripiegamento su se stessi, a spezzare in noi tutto ciò che ostacola il passaggio della luce. Questa è la lettura del Vangelo secondo Ravenna, dove non è la morale a essersi incarnata, ma la divina carità". Ravenna è il Vangelo della luce e della speranza, dell'unità tra la terra ed il cielo, che si è realizzata grazie alla croce vittoriosa di Cristo che ha riconciliato il divino con l'umano.
L'autore mette le vesti di Giotto per spiegare ai ragazzi la storia che ha voluto rappresentare nella cappella degli Scrovegni. Egli racconta per immagini la vita di Maria, quella di Gesù, la sua morte e risurrezione. Completa il volume la sequenza dei vizi e delle virtù, le due strade che decidono del destino eterno dell'uomo, rappresentato dal giudizio universale.