Un solo impero universale è esistito e continua a esistere per Dante: quello di Roma, il cui passato glorioso costituisce un'evidente giustificazione e un modello imprescindibile per il presente. In questo volume Francesca Fontanella passa in rassegna il «Convivio», la «Monarchia», alcune delle «Epistole», e infine la «Commedia», per mostrare come Dante guardi alla storia di Roma proprio per ridefinire il ruolo dell'impero a lui contemporaneo. Una prospettiva che gli permette di entrare in sintonia con gli autori antichi (Cicerone, Virgilio, Livio), alla ricerca di quegli aspetti dell'impero romano che intendevano rispondere a esigenze e aspirazioni profondamente umane e quindi sempre attuali: quelle di una vita civile virtuosa nella quale l'autorità politica garantisca, tramite l'esercizio del diritto, la pace, la libertà e la giustizia.
Proprio come l'Idra, il mostro mitologico le cui teste, mozzate da Ercole, avevano il potere di rinascere raddoppiandosi, il capitalismo, un tempo solo occidentale oggi planetario, ricompare sulla scena del mondo riproponendo nuove e più sofisticate forme di schiavitù. Ma se è vero che dai grandi conflitti del '900 il capitalismo è uscito vincitore trionfando su ogni rivoluzione, è altrettanto vero che «l'uguaglianza è una necessità che si ripresenta continuamente, come la fame». Nella trama della storia qual è il posto di questo anelito, proprio delle religioni di salvezza e del comunismo moderno?
Il 18 maggio del 1291, dopo un drammatico assedio, Acri, l'opulenta capitale del regno crociato di Gerusalemme, cadeva sotto i colpi d'un giovane ma ambizioso sultano mamelucco, seguita dieci giorni dopo dal castelletto templare, teatro dell'estrema difesa cittadina. Cessava così, dopo quasi due secoli, la presenza crociata in Terrasanta. L'Occidente metabolizzò il fatto con un gran vociare e molte recriminazioni, ma senza impegnarsi attivamente per recuperare quanto perduto. In questo libro, la fine degli stati crociati è letta nel contesto più generale dei sommovimenti che interessarono il territorio siro-palestinese nel corso del XIII secolo: un'area contesa a vario titolo fra Mongoli e Mamelucchi, Genovesi, Pisani e Veneziani, papi e imperatori, Templari e Ospitalieri, re, regine e reggenti, e difesa da nugoli di crociati sovente indisciplinati che finiranno per decretarne la rovina.
Se l'odio per gli ebrei e il giudaismo segna la civiltà occidentale fin dai tempi dell'Impero romano, l'ideologia e la politica antisemita sono un fenomeno che si sviluppa nel corso dell'Ottocento, in particolare nell'Europa centrale. È questo antisemitismo moderno a sfociare tragicamente nella Shoah. Oggi, il rischio di un ritorno dell'antisemitismo sta nella ripresa dei nazionalismi esclusivisti, che non tollerano e negano le differenze.
L'economia della pace, che vanta padri illustri quali John Maynard Keynes, Kenneth Arrow e Lawrence Klein, studia le cause e le conseguenze economiche delle guerre e di altre forme di violenza, e analizza la crescita e lo sviluppo di istituzioni volte alla risoluzione di scenari di conflittualità distruttiva. La disciplina ha dimensioni macro e micro. Esiste, infatti, una conflittualità di livello «macro» che coinvolge gli Stati, la loro politica estera e le loro politiche economiche, e una conflittualità «micro» in seno alle società nei rapporti tra Stato, gruppi sociali, formazioni intermedie e cittadini.
La Prima guerra mondiale è stata spesso rappresentata, dai contemporanei e dagli storici, come la Urkatastrophe del XX secolo, o come «apocalisse della modernità», Prima del 1914, la letteratura «profetica» sull'avvento di un cataclisma che avrebbe sconvolto gli assetti politici e sociali faceva il palo con la diffusa attesa di un grande conflitto che avrebbe rigenerato le stanche società europee, applicando alla storia delle nazioni gli assunti di massima del darwinismo sociale. Non sorprende allora che, quando scoppiò, la guerra fosse diffusamente percepita come un'apocalisse, nel bene e nel male: il suicidio terminale della migliore delle civiltà possibili (come avrebbe scritto Freud) o la straordinaria occasione di inizio di una nuova era, secondo gli entusiastici slogan di una vasta galassia di pubblicisti, artisti, giovani. Molti di costoro avrebbero ben presto subito la traumatica esperienza di una guerra ben diversa dalle aspettative. La maggior parte degli intellettuali e degli artisti che sperimentarono la vita al fronte vissero una profonda disillusione: tra i sopravvissuti, alcuni Si convertirono a posizioni radicalmente pacifiste, o rivoluzionarie. La «guerra come apocalisse» fu una pratica discorsiva straordinariamente diffusa tra chi la guerra la invocò, e tra coloro che partirono per viverla. Fu, naturalmente, al centro del discorso religioso del 1914-1918 (della Chiesa cattolica, che sul tema della guerra 'giusta' o 'inutile' rivelò la sua natura composita, così come delle chiese protestanti) e fu un efficace atout retorico nel vocabolario delle classi dirigenti di tutte le partì in causa.
Ai test di apprendimento è stato assegnato un ruolo molto importante nella società contemporanea, ma sono davvero efficaci per valutare le qualità di uno studente e capire se avrà successo nella vita? In queste pagine il premio Nobel per L'economia James J. Heckman, noto per i suoi studi sul capitale umano, offre una lucida riflessione sul più noto e importante test cognitivo americano, il GED (General Educational Development). Avvalendosi di numerose ricerche empiriche, Heckman e il suo collega Kautz dimostrano che il GED non riesce a misurare le qualità più importanti di un individuo giunto al termine del percorso scolastico, perché si basa esclusivamente su aspetti mnemonico-cognitivi e non tiene quindi conto di alcune fondamentali qualità della persona: estroversione, amicalità, coscienziosità, stabilità emotiva, apertura all'esperienza. Per anni denominate in senso riduttivo «soft skills» e oggi definite da Heckman «character skills», queste qualità possono essere non solo valutate, ma anche insegnate. Soltanto analizzando il character degli studenti in interazione con i risultati dei test si potrà comprendere se possiedono le caratteristiche necessarie per una buona riuscita nello studio, nel lavoro e nella vita.
Le società multietniche sono una realtà che si va sempre più diffondendo anche in Europa e che costringono a ripensare la questione dei diritti e delle libertà in maniera diversa da come è stata affrontata finora nella tradizione degli stati nazionali. Di fronte all'insufficienza dei diritti civili, che tutelano a pieno titolo il cittadino, ma non l'immigrato sprovvisto di cittadinanza nazionale, c'è chi avanza richieste di diritti comunitari, a difesa dell'identità etnica o religiosa del gruppo, più che del singolo individuo. Il rischio però è l'isolamento e la ghettizzazione, oltre che un relativismo culturale indifferente ai diritti inviolabili della persona.
Il manuale offre una visione d'insieme sull'universo delle democrazie contemporanee. La prima parte introduce i concetti, i metodi e le principali ipotesi elaborate dalla scienza politica per l'analisi comparata dei processi di formazione della rappresentanza e delle istituzioni di governo nei regimi democratici. Nella seconda e terza parte sono esaminati dieci paesi maggiori attraverso uno schema uniforme che riflette i temi trattati nella prima parte: disegno costituzionale, partecipazione e partiti, sistema partitico ed elettorale, parlamenti e governi, istituzioni territoriali, caratteri del policy making, stabilità e rendimento. Uno strumento che aiuta a cogliere i nessi tra i vari aspetti di ciascun sistema politico e a inquadrare i modi in cui specifiche istituzioni funzionano o specifici processi si svolgono in contesti diversi.
Fondato dal castigliano Domingo de Guzmán nel contesto dei conflitti religiosi e dottrinali dei primi decenni del XIII secolo, l'ordine dei frati predicatori aveva come scopo la predicazione e l'evangelizzazione. Nel corso del Medioevo e dell'età moderna i domenicani furono protagonisti degli studi teologici e fecero parte dei tribunali dell'Inquisizione, anche se non mancarono posizioni critiche verso il potere papale, come mostra la parabola di Savonarola. Si dedicarono inoltre alle missioni in Asia, Africa e America. Fra Otto e Novecento, i domenicani hanno lentamente lasciato il ruolo di rigidi custodi della fede per l'attività missionaria ed educativa, senza rinunciare ai dibattiti teologici.
La politica dell'Italia repubblicana si è largamente specchiata nel bipolarismo della guerra fredda internazionale: dalla rottura dell'alleanza antifascista con l'esclusione delle sinistre dalla sfera di governo, passando per la contrastata vicenda del centro-sinistra, fino all'avvicinamento di Dc e Pci nella «solidarietà nazionale», all'epoca della distensione. Sono ricostruiti tutti i risvolti del cammino della democrazia italiana nel quadro dell'equilibrio bipolare: il peso e i limiti delle superpotenze (in particolare degli Stati Uniti); le logiche di scontro fino alle soglie della guerra civile che misero a dura prova la convivenza costituzionale; l'azione dei politici, dei diplomatici e dei militari che utilizzavano sponde internazionali per i propri fini.