Paese del neorealismo con i suoi attori «presi dalla strada» è anche un set favolistico per le produzioni hollywoodiane, da Guerra e Pace girato in Piemonte alla Passione di Cristo in Basilicata, all'Inferno nella Firenze dei nostri giorni. Trame, luoghi, volti e avventure produttive con cui il nostro cinema ha continuato a ispirare generazioni di cineasti. L'Italia oggi ha ripreso a vincere premi e a far parlare nel mondo della sua Grande Bellezza. Una bellezza sfaccettata e contraddittoria, mai convenzionale, che vibra nel racconto di dieci «città del cinema»: Torino col suo Museo, Milano borghesissima e proletaria sullo schermo, Venezia decadente e festivaliera, Bologna e la sua Cineteca, Firenze con vista sulla storia, Roma eterno caos calmo, Napoli da Totò a Gomorra, Palermo gattopardesca e «paradisiaca», Bari capitale di Lamerica e Matera della cultura europea nel 2019.
Mentre scrivo queste pagine, il mio fine ultimo è di fare della mia vita un esempio incoraggiante per tutti. Chi si trova a vivere in circostanze difficili ha bisogno di sapere che il lieto fine è possibile. Quanti di noi possono dire di essere stati davvero fortunati nella vita? In questo libro, che ha avuto un enorme successo negli Stati Uniti, Sonia Sotomayor racconta la storia della realizzazione di un desiderio: diventare giudice. Nata in una famiglia ispano-americana di modeste condizioni, Sotomayor diviene protagonista di un'avventura fuori dal comune: è già un brillante avvocato quando, nel 2009, viene nominata giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti da Barack Obama, coronando un sogno coltivato sin dall'infanzia. Come è stato possibile raggiungere un simile traguardo? Questo libro, scritto con uno stile distante anni luce dall'aridità di una certa prosa giuridica, ci racconta una storia fatta di forza di volontà, di dedizione, di capacità di cavarsela in qualsiasi frangente, senza mai arrendersi: «In ogni genere di situazione in cui mi sia trovata, ho scoperto che c'era qualcosa da imparare. Non c'è esperienza che non possa rivelarsi utile, anche solo per la disciplina che occorre per gestire le avversità». Una storia americana a lieto fine, un esempio del trionfo dell'intelligenza e dell'impegno sulle circostanze.
Giurista, cattolico, riformista coraggioso quando elaborò il progetto di riforma fondiaria, conservatore rigoroso durante la stagione del centro-sinistra, Antonio Segni è stato certamente un protagonista della storia dell'Italia repubblicana. Fu ministro dell'Agricoltura (1946-1951), ministro della Pubblica istruzione (1951-1954), presidente del Consiglio (1955-1957), vicepresidente del Consiglio e ministro della Difesa (1958-1959), nuovamente presidente del Consiglio (1959-1960), ministro degli Esteri (1960-1962) e, infine, presidente della Repubblica (1962-1964). In questo volume, frutto di un'ampia ricerca archivistica, Salvatore Mura ne ricostruisce per la prima volta la biografia completa, dalla nascita, nella Sassari di fine Ottocento, alle esperienze istituzionali al vertice dello Stato.
L'Europa, diversamente dagli Stati Uniti, non si è ancora del tutto ripresa dalle intemperie della crisi soprattutto per l'incompletezza del suo disegno istituzionale; al suo interno l'Italia è l'anello debole (Grecia a parte) che può costituire un rischio sistemico per l'intera area. Il senso di frustrazione per lo status quo alimenta la tentazione di andarsene, nell'illusione di poter scaricare sull'Europa le colpe di un male tutto italiano. In realtà il destino dell'Italia e quello dell'Europa sono strettamente collegati: solo agendo con una coraggiosa azione riformatrice l'Italia può ritrovare un suo ruolo da protagonista e insieme contribuire al completamento del progetto europeo.
Il dibattito sull'immigrazione è il paradiso dei retori e dei velleitari: c'è chi invoca principi impraticabili e chi soluzioni odiose e irrealistiche. Questo libro invece parla del mondo reale. Da almeno cinque secoli le migrazioni sono una costante della storia europea: dalla pace di Augusta ai trattati di Schengen e Dublino è sempre stato necessario gestire la tensione fra il diritto di emigrare e il diritto degli stati riceventi di decidere chi ammettere e a quali condizioni. Non è mai stato facile, non lo è oggi. Un dato strutturale da affrontare non con buoni (o cattivi) sentimenti, ma con competenza e buona amministrazione.
L'esperienza umana e religiosa di frate Francesco, nella concretezza della società civile ed ecclesiastica e delle vicende degli inizi del secolo XIII, quali si possono ricavare innanzitutto dai suoi "scritti" e da fonti e documenti che le trasmettono in modo attendibile: queste pagine ci offrono un ritratto semplice e insieme estremamente puntuale e documentato, quale solo poteva venire da uno dei maggiori studiosi di Francesco e del francescanesimo. Non mancano riferimenti alle sorprendenti strumentalizzazioni politico-ideologiche che intorno alla figura di san Francesco d'Assisi si sono consumate, ieri come oggi.
La moda è un aspetto ormai ineliminabile della vita contemporanea. Ma non c'è sempre stata. Così come la conosciamo noi, come regolatrice tirannica delle fogge, motore della produzione e arbitra dei consumi di abiti, esiste forse dal Trecento, in accezione più stretta dall'inizio dell'Età moderna. Il volume di Belfanti ricostruisce l'intera parabola della moda da quando, nel Medioevo, gli abiti erano rigidi marcatori dell'appartenenza sociale a quando presero a esibire il "gusto" di chi li indossava guardando alle eleganze della corte di Parigi o allo stile severo della foggia inglese, all'evoluzione contemporanea della "democrazia vestimentaria", dell'alta moda e del prêt-à-porter. Particolarmente originale risulta lo sguardo che l'autore allarga alla realtà dell'India, della Cina e del Giappone, smentendo la nozione che solo quella europea sia stata una civiltà della moda.
Nel 1939 l'Italia fascista invadeva l'Albania e di lì, nel 1940, tentava la conquista della Grecia, portata a termine con il soccorso decisivo della Germania. Poi fu la volta della Jugoslavia. Fra 1940 e 1943, l'Italia aveva occupato in tutto o in parte Slovenia, Croazia, Dalmazia, Erzegovina, Montenegro, le isole Ionie, la Grecia. Quando sopravvenne l'armistizio dell'8 settembre 1943, circa il 40 per cento dell'esercito italiano, quasi mezzo milione di uomini, era nei Balcani. Basato su una approfondita ricerca originale, questo volume racconta per la prima volta nel dettaglio, regione per regione, l'intera parabola degli italiani nei Balcani: l'occupazione, la lotta ai partigiani, la crisi dell'otto settembre fra rimpatri caotici, cattura da parte dei tedeschi, collaborazionismo o resistenza (come nel caso di Cefalonia), adesione alla lotta partigiana jugoslava, come fece la divisione Garibaldi, per terminare con le complesse questioni del rientro dei prigionieri in mano jugoslava e della rimozione dei crimini di guerra italiani.
Il collezionismo d’arte è un primato italiano. Ma tantissimi fra i gioielli più pregiati delle raccolte create nella penisola durante i secoli li possiamo ormai ammirare soltanto fuori dai nostri confini, o quando vengono prestati per qualche mostra. Una diaspora terribile, mai raccontata per intero.
Quadri, statue e sculture, libri e intere biblioteche, codici miniati, porcellane, mobili, manufatti pregiati: l’Italia ha sempre venduto la propria arte. Perché mutano i gusti, o perché i patrimoni vanno in rovina, e a chi per secoli ha commissionato o posseduto i capolavori spesso non resta che il blasone. È una storia che vale la pena di narrare, al di là delle catastrofi causate dai conflitti, sempre irrispettosi dell’arte, o dei criminali scavi archeologici che alimentano i lucrosi mercati internazionali. Questa grande fuga ha condotto infinite opere di valore fuori dal nostro paese: a poco vale consolarsi con il tantissimo che ci è rimasto, se non si riflette sul moltissimo che è sparito.
«C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe, uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male»: è il primo versetto del libro di Giobbe, il servo di Dio che a Dio resta fedele nonostante lo strazio e il dolore che gli vengono inflitti. Ma come dobbiamo intendere la «pazienza» di Giobbe, in questo testo dalla forza sublime che illustra la natura e il senso della sofferenza innocente e la complessità del rapporto dell'uomo con il divino? Fonte di ispirazione per personaggi come Gregorio Magno, Calvino, Kant ed Elie Wiesel, da sempre resiste a ogni tentativo di interpretazione unica.
Rimasto sinora sconosciuto ai più, Sergio Paronetto (1911-1945) è stato uno dei più brillanti intellettuali cattolici del Novecento e il protagonista di vicende importanti nella storia dell’economia italiana tra le due guerre. La sua biografia e la sua riflessione sono qui ricostruite per la prima volta in maniera specifica grazie all’esame di una vasta documentazione inedita, ricca di novità per la ricerca storiografica su momenti cruciali nella storia del movimento cattolico, dell’economia e della politica del Paese. La finissima analisi interiore, l’animazione di un cenacolo culturale, il ruolo svolto come manager dell’Iri, la collaborazione con Giovanni Battista Montini, con Alcide De Gasperi e con gli altri personaggi della rinascita democratica e della Resistenza: in queste pagine torna alla luce il fascino di una personalità che conquistò tutti i suoi interlocutori e il significato di un ambizioso progetto per la crescita materiale e civile dell’Italia.
Tiziano Torresi è dottore di ricerca in Storia contemporanea e borsista presso l’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli. È autore del volume «L’altra giovinezza. Gli universitari cattolici dal 1935 al 1940» (Cittadella 2010, Premio Capri San Michele 2010 per la sezione Giovani) e di saggi sulla storia del movimento cattolico, sulla formazione della classe dirigente democristiana e sull’intervento pubblico in Italia tra le due guerre. Ha curato l’edizione degli scritti di Alfredo Carlo Moro (Studium 2014). La ricerca condensata in questo libro ha ottenuto il Premio Spadolini Nuova Antologia 2016.
Il Rapporto Giovani dell'Istituto Toniolo, giunto alla quarta edizione, è diventato in questi anni un solido punto di riferimento sulla complessa e dinamica realtà giovanile. Oltre all'aggiornamento annuale sulle scelte formative, sui percorsi lavorativi, sulla progettazione di una propria famiglia, su valori, aspettative e atteggiamento verso le istituzioni delle nuove generazioni, il Rapporto 2017 contiene tre focus dedicati ad altrettanti temi chiave: il primo riguarda lo scenario post Brexit e le possibilità di rilancio di un processo in grado di superare nuovi timori e vecchi confini. Il secondo, dedicato alle nuove tecnologie di comunicazione e ai social network, analizza come stia mutando quantitativamente e qualitativamente il loro uso e quale sia l'impatto di tale mutamento sulla vita sociale e relazionale. Il terzo, infine, riguarda le condizioni di vulnerabilità e disagio, con un'analisi sia dell'aspetto emotivo sia di quello comportamentale, in connessione con il contesto familiare, sociale ed educativo. Il filo rosso che unisce i vari capitoli è il racconto di una generazione in equilibrio precario tra rischi da cui difendersi e opportunità a cui tendere, penalizzata da freni culturali e istituzionali che non permettono una piena valorizzazione di potenzialità troppo spesso misconosciute e sottoutilizzate.