L'autore ricapitola il problema della Costituente nella storia d'Italia dal Risorgimento in poi, mettendo in luce come essa sia stata rimandata fino a che la sostanziale distruzione dello Stato, alla fine del fascismo e della guerra, la rese inevitabile. Passa poi in rassegna le diverse interpretazioni che il pensiero giuridico italiano ha dato circa il potere costituente. Pombeni esamina poi le principali posizioni dell'opinione pubblica prima e durante i lavori dell'Assemblea costituente nel 1946-47. Infine ripercorre la concreta elaborazione della nostra Carta costituzionale relativamente a Presidente della Repubblica, parlamento, partiti. Un ultimo capitolo dà conto dei principali giudizi pro e contro la Costituzione emersi dopo la sua entrata in vigore.
L'autrice in questo volume ripercorre la formazione della personalità intellettuale di Gandhi e soprattutto ne espone e valuta il ruolo politico giocato nella lotta per l'indipendenza dell'India. L'accento del volume è più sul politico che sul "santo". Così facendo l'autrice giunge a ridisegnare la personalità e il peso politico del Mahatma, mostrando ad esempio come la "satyagraha", cioè la resistenza non violenta da lui predicata, non diede in realtà risultati rilevanti, che come politico Gandhi fu spesso un isolato, consapevole di essere utilizzato dai politici indiani, e che nonostante il suo immenso carisma e le sue indubbie capacità politiche, non fu lui la forza determinante che portò la lotta per l'indipendenza alla vittoria.
Per l'uomo moderno lo spazio è una reltà accessibile, omogenea, misurabile dove cambiano soltanto le distanze; per l'uomo medievale è un territorio accidentato, disomogeneo, simolico, dove quello che è vicino e quello che è lontano fa la differenza. Su questi temi riflette Paul Zumthor, ripercorrendo la storia di questa mutazione che ha interessato nel corso dei secoli il mondo occidentale e i suoi valori sensoriali e simbolici. L'autore ripercorre l'evoluzione del modo di concepire lo spazio in epoca medievale da quattro punti di vista convergenti: in relazione all'idea di dimora e stabilità; a quella di mobilità e movimento; a quella dell'ignoto meraviglioso e della scoperta; infine nella sua dimensione figurativa.
Il libro prende in esame la fase originaria del verso libero nella poesia italiana a cavallo degli ultimi due secoli. Da una parte, dunque, l'autore si concentra sul contributo anche teorico del movimento simbolista francese alla liberazione formale della nostra poesia, grazie alla mediazione di autori di sicura vocazione europea quali Pascoli e D'Annunzio, Lucini e Marinetti; dall'altra parte, egli pone l'accento su alcuni fenomeni tutti propri della tradizione italiana, tra la naturale duttilità dell'endecasillabo e la tensione polifonica del libretto di melodramma. Così all'approfondimento teorico della questione del verso libero si aggiungono diverse analisi tecniche, da cui affiora la natura non solo metrica, ma storica ed espressiva, del tema trattato.
Wellek passa in rassegna le diverse tipologie o scuole critiche che in Germania hanno vissuto la polarità tra critici-scrittori (Th. Mann, i simbolisti, da Gundolf a Hofmannsthal e Broch) e critici accademici, illustri specialmente nell'ambito della letteratura romanza (Vossler, Curtius, Auerbach) e tedesca. Viene messo in luce anche il contributo fornito all'analisi letteraria da pensatori come Freud e Jung e il ruolo della critica marxista. Per la critica russa, dopo aver trattato del futurismo e dell'elaborazione critica di poeti come Blok, e del non indimenticabile apporto del marxismo ortodosso, Wellek si sofferma sulla scuola formalista e sulle personalità di Bachtin e Jakobson. Chiude il volume una sezione dedicata agli altri paesi dell'Est europeo.
Il volume si apre con una riflessione su come e quando le caratteristiche dell'età presente si riflettano nello "specchio del Barocco", secondo una prospettiva che integra il barocco al concetto di modernità rifacendosi alla critica d'arte di Wolfflin e Riegl e alle analisi di Walter Benjamin. Il corpo del volume è dedicato alle diverse forme della letteratura, quali si articolano in particolare all'ombra della gloriosa "scuola bolognese" di pittura (dai Carracci al Reni, al Guercino), affrontando così il tema centrale delle corrispondenze o del dialogo tra arti diverse che del Barocco è uno degli aspetti cardinali. Invertendo la prospettiva, infine, Raimondi si sofferma su colui che è certo il più barocco degli scrittori contemporanei, Carlo Emilio Gadda.