Questo libro nasce dalle riflessioni suscitate nell'autore dal libro di Giovanni Paolo II "Varcare la soglia della speranza" e dall'intenso rapporto maturato negli ultimi anni con la comunità di Sant'Egidio. Il centro della riflessione di Levi è il possibile rapporto tra le "due fedi", cioè in primo luogo tra la fede cristiana e la "speranza" laica: per lui ebreo non credente e quindi particolarmente sensibile alle ragioni delle minoranze, alle verità non sancite dal dogma, diviene urgente cercare di osservare in profondità come le due fedi possono confrontarsi, ognuna col proprio apporto di moralità, di apertura verso gli altri, di appassionata ricerca di una ragione che giustifichi e riscatti l'azione dell'uomo nel mondo.
Si tratta di un dossier venuto di recente alla luce tra le carte di Sturzo: una busta di lettere (1928-1932) con l'enigmatica annotazione di suo pugno "non spedite". Il curatore Gabriele De Rosa, avanza l'ipotesi che si tratti in realtà di finte lettere, di un espediente letterario che consentiva a Sturzo di parlarsi a cuore aperto, come in una sorta di diario. La raccolta si compone di tre gruppi di lettere scritte durante l'esilio: un fascicolo di 25 lettere indirizzate a Barbara Carter, sua segretaria e traduttrice, e ad alcuni esponenti politici cattolici; un fascicolo di 34 lettere dirette a un sacerdote non identificato di nome Giovanni; un gruppetto di 4 lettere alla Carter che formano una sorta di breviario spirituale.
L'autore con questo breve libro intende offrire un quadro della personalità di Matilde. Non si tratta di una biografica quanto di ritratto morale. Matilde di Canossa è considerata una delle donne più coraggiose del Medioevo. Divenuta paladina del papa contro l'imperatore, in realtà, fu presa dal miraggio tutto medievale della secessione dal mondo, della vita contemplativa del convento.