Aperto e chiuso dal governo di due tecnici, Mario Monti e Mario Draghi, il secondo decennio del Duemila ha visto una svolta abbastanza imprevista nella politica italiana. Il quarto governo Berlusconi (2008-11) è stato l'ultimo a uscire dalle urne; dopo l'interludio del governo tecnico di Monti, il terremoto elettorale del 2013 con lo straordinario successo dei 5 stelle rende lo scenario politico sostanzialmente tripolare, con un'impasse nella creazione di un governo superata solo dall'azione del presidente della Repubblica. Anni di nuovi leader, di un confronto politico accanito ma povero, di governi instabili e improbabili. Questo è quanto raccontano con rigore gli autori, seguendo governo dopo governo, elezione dopo elezione, la cronaca politica di un periodo che consegna più interrogativi e più nodi da sciogliere di quanti ne abbia ereditati.
Nel corso delle indagini preliminari, il lavoro di raccolta delle informazioni attraverso l'interrogatorio viene spesso lasciato al buon senso e all'esperienza maturata dall'investigatore. Altrettanto spesso la psicologia offre un aiuto per la raccolta delle prove, ma non sempre con un metodo interdisciplinare. Questo volume propone un nuovo approccio al lavoro di investigazione, basato sulle evidenze empiriche, sfatando, allo stesso tempo, alcuni miti sulla credibilità del testimone. Vengono così presentate strategie di intervista flessibili e rispettose dell'unicità di ogni interrogatorio. Uno strumento indispensabile a tutti i professionisti che operano nell'ambito giuridico: dalle forze dell'ordine ai legali, agli psicologi e psichiatri.
Possiamo realizzare una storia migliore e tracciare la rotta di una nuova ragione politica È possibile trovare un senso nella storia umana? Secondo Emanuele Felice il significato della storia è rintracciabile nella progressiva estensione dei diritti dell'uomo. A partire dal Settecento, gradualmente, questi si sono ampliati dalle tradizionali libertà civili e politiche ai diritti sociali e ai nuovi diritti ambientali. E del pari si sono ampliati i doveri. Non è stato un percorso lineare, ma un processo reso possibile dall'incontro - nel corso del Novecento - di liberalismo e socialismo nella cornice dello Stato democratico; in modo analogo oggi, nel mondo globalizzato, entrambi devono incontrarsi con l'ambientalismo. L'esito non è scontato, ma rileggendo la storia umana da questa prospettiva appare chiaro che liberalismo, socialismo e ambientalismo, per affrontare le sfide che abbiamo davanti, possono e devono completarsi a vicenda.
Il clima di quegli anni era venato da una certa tendenza a immaginare che il mutamento culturale e politico in atto portasse a una svolta quasi apocalittica Il 22 febbraio 1962 entra in carica il IV governo Fanfani sostenuto da una coalizione fra DC, PSDI e PRI con l'astensione socialista. Era la premessa del centrosinistra «organico» che sarebbe stato realizzato nel dicembre 1963 dal governo presieduto da Aldo Moro con Pietro Nenni suo vice. Ma fu il governo Fanfani a varare quelle che sarebbero state considerate le grandi riforme del centrosinistra - la nazionalizzazione dell'energia elettrica e la scuola media unificata - dopo un dibattito lungo un decennio sulla necessità o meno di «aprire a sinistra» per affrontare i problemi che poneva la modernizzazione del paese. Avvalendosi delle testimonianze e delle riflessioni dei protagonisti, e approfondendo il comportamento delle gerarchie cattoliche, Paolo Pombeni ricostruisce un'epoca di grandi passioni politiche, di coraggio e di timori nell'affrontare un passaggio storico che avrebbe portato l'Italia fuori dal dopoguerra.
Uno degli elementi che qualificano il disegno istituzionale della presidenza della Repubblica nella storia euroatlantica è la durata del mandato. La scelta del settennato delinea un mandato lungo, come elemento significativo di continuità con i caratteri della monarchia costituzionale e la configurazione dualista del sistema parlamentare. Il volume, frutto di un articolato confronto tra storici delle istituzioni e costituzionalisti, è strutturato in due parti. Nella prima, delineato il settennato dai dibattiti settecenteschi all'invenzione francese, sono presentate le principali esperienze nazionali. La seconda parte è dedicata al settennato italiano, deciso in Assemblea Costituente sull'esempio di quello francese. Un tratto che connota il Presidente italiano, unico ormai tra quelli delle principali democrazie contemporanee a disporre di un mandato settennale.
Il volume offre un quadro sistematico del diritto amministrativo, in relazione sia all'attività sia all'organizzazione delle amministrazioni pubbliche, alla luce del diritto europeo e del diritto costituzionale, nonché degli sviluppi dottrinali e giurisprudenziali. La quinta edizione si presenta aggiornata alle principali novità normative intervenute, tra le quali, in particolare, le modifiche alla legge sul procedimento amministrativo 7 agosto 1990, n. 241 operate dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, nonché le misure di semplificazione e di riforma della pubblica amministrazione approvate nella fase di emergenza da Covid-19 o collegate al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) presentato nel 2021.
Nel corso del Novecento in diverse aree del mondo, dall'Irlanda del Nord ai Paesi Baschi, dalle Filippine alla Colombia, dal Messico al Ruanda, i cattolici hanno legittimato l'esercizio della violenza come forma organizzata di lotta a fini politici. Rappresentazioni simboliche, mistiche del sacrificio, fonti teologiche della tradizione cristiana hanno fornito a individui e gruppi repertori e motivazioni per giustificare il ricorso alla violenza insurrezionale, nella convinzione che la scelta armata fosse non solo legittima, ma obbligatoria: per difendere istituzioni e valori ritenuti irrinunciabili o per promuovere trasformazioni radicali della vita pubblica. Analizzando una pluralità di casi su scala globale - dai cristeros messicani ai preti guerriglieri, dalla rivolta ungherese del 1956 ai troubles, dagli agli anni del terrorismo alle lotte antiabortiste - Lucia Ceci indaga il rapporto culturale del cattolicesimo con l'esercizio della violenza in un'epoca caratterizzata da mutuazioni e ibridazioni tra registri religiosi e prospettive politiche.
Un silenzio vischioso, legato ad atteggiamenti di omertà e collusione, cominciò velocemente ad avvolgere la vicenda dei beni sottratti agli ebrei La persecuzione degli ebrei in Italia è seconda per durata nell'Europa occidentale solo a quella tedesca: anche questo spiega la gravità delle sue conseguenze. Lo Stato fascista applicò con zelo leggi razziali che prevedevano l'esproprio di case, imprese e terreni, la perdita dell'impiego, l'esclusione dalle professioni; poi nei due anni della guerra civile, nazisti e fascisti della Repubblica sociale italiana arrivarono alla confisca e al saccheggio. Ma questa è solo una metà della storia affrontata in queste pagine da Ilaria Pavan; l'altra metà è quella non meno grave di uno Stato repubblicano che ignora o non favorisce il legittimo tentativo degli ebrei sopravvissuti di tornare in possesso di quanto era stato loro sottratto. Una vicenda non ancora del tutto conclusa a quasi ottant'anni dalla fine della guerra.
«Unendo all'autorità della studiosa uno stile elegante e scorrevole Maria Serena Mazzi sa evocare con efficacia un lungo passato di servaggio femminile, e ci costringe a pensare che per molte donne il Medioevo non accenna a finire e la fuga continua» Benedetta Craveri Nel Medioevo le donne erano oggetto di discriminazione giuridica e sociale, senza indipendenza economica, sottoposte a tutela e custodia da parte degli uomini, costrette a conformarsi a rigide norme di comportamento. Non assecondare la volontà della famiglia, non ubbidire a padri, mariti o padroni, manifestare indipendenza di giudizio e di comportamento, rendeva la donna una ribelle. Maria Serena Mazzi racconta la storia di quelle donne, celebri o ignote, sante, regine, badesse, semplici monache, umili contadine, serve, schiave, eretiche, streghe, prostitute, che si sono ribellate, che hanno scelto di sottrarsi a destini segnati, resistendo, opponendosi, fuggendo. Donne decise a viaggiare, conoscere, insegnare, lavorare, combattere, predicare. O semplicemente a difendersi da un marito violento, da un padrone brutale. Da Margery Kempe a Giovanna d'Arco, da santa Brigida a Eleonora d'Aquitania, alle tante ignote o dimenticate donne in fuga verso la libertà.
Il Rapporto SVIMEZ 2021 analizza le ricadute economiche e sociali della pandemia nella nuova geografia dei divari territoriali europei e italiani. L'aggiornamento annuale di contabilità territoriale fornisce il «consuntivo» delle perdite asimmetriche sofferte da famiglie, lavoratori e imprese nell'anno della più profonda recessione dal secondo dopoguerra. Il Rapporto evidenzia le debolezze strutturali del Sistema Paese amplificate dalla crisi da Covid-19 che soprattutto nel Mezzogiorno sviliscono le condizioni di vita delle famiglie e le opportunità di crescita delle imprese: gli squilibri demografici; il digital divide; i diritti di cittadinanza limitati in sanità, istruzione e mobilità; la questione dei giovani e delle donne; le inefficienze del sistema giudiziario; la carenza di risorse umane e finanziarie nella Pubblica Amministrazione. Grazie alla «nuova» Europa del Next Generation Eu, la coesione economica, sociale e territoriale è stata «promossa» a obiettivo esplicito da conseguirsi con le politiche generali, non più «solo» con la politica di coesione. Dopo decenni di «conflitto», politiche generali e politiche di riequilibrio territoriale sono orientate verso un obiettivo unitario: condizionare la ripartenza post-Covid alla riduzione delle disuguaglianze. L'agenda congiunta di riforme e investimenti opportunamente tracciata dal PNRR dovrà perciò estendersi alle politiche generali da ricentrare sui temi dell'interdipendenza tra i territori e dell'attivazione dei potenziali sottoutilizzati di genere e generazionali. Valorizzando il contributo alle transizioni «gemelle» verde e digitale delle regioni del Sud e negli altri territori in ritardo di sviluppo, all'interno di un disegno unitario di politica industriale capace di mettere a frutto il posizionamento strategico del Paese nel Mediterraneo.
Professare nel battesimo la stessa fede, condividere lo stesso calice, accettare reciprocamente i ministri. Le tre condizioni indispensabili perché le chiese potessero vivere in comunione le une con le altre e in continuità con gli insegnamenti della chiesa universale furono finalmente poste nel documento di convergenza Battesimo, Eucaristia, Ministero (BEM), approvato da Faith and Order il 12 gennaio 1982. Ci erano voluti quasi vent'anni di lavoro e di preparazione perché nella sala conferenze dell'Oasis de los Santos Apóstoles si compisse il "miracolo di Limaµ, un vero e proprio kairos ecumenico: così si mostrò agli occhi dei presenti. La punta più avanzata di una generazione di professionisti nel campo del dialogo ecumenico offriva dunque a tutte le realtà ecclesiali del World Council of Churches la possibilità di dimostrare che il tempo della negoziazione era finito e che il consenso teologico era ormai maturo per differire sul piano ecclesiale il compito di realizzare l'unità. Che fosse convinzione o illusione, di fatto le resistenze, i grippaggi e i ripiegamenti identitari fecero del BEM in poco tempo il frutto maturo di un raccolto mancato. A quasi quarant'anni di distanza questo volume prova a spiegare come un successo così lungamente pianificato da Faith and Order sia potuto arrivare troppo presto, o troppo tardi, ma in ogni caso fuori fase, rispetto al ciclo delle stagioni ecumeniche delle chiese, finendo suo malgrado nella collezione di fossili del movimento ecumenico.
Costituzione, sovranità, democrazia, stato di diritto. Quante e quali sono le parole del costituzionalismo moderno? Scritta a più mani da costituzionalisti e filosofi del diritto, questa «grammatica» non si concentra su un ordinamento giuridico in particolare, ma enuclea le idee fondamentali che hanno attraversato la dottrina dello stato costituzionale in Europa. Leggendo il costituzionalismo attraverso l'evoluzione delle sue parole, il libro ricostruisce le radici storico-culturali della nostra Carta e le prospettive future, invitando a partecipare al dibattito tutt'oggi in corso su come distribuire il potere in una società di cittadini considerati eguali.