Il volume, apparso nel 1950, contiene molte intuizioni anticipatrici: le analisi del rapporto genitori-figli, della dipendenza dal gruppo, dell'influenza ambigua dei mass-media, della dialettica tra lavoro e tempo libero. Al centro dell'analisi è il "carattere sociale" americano (ma poi anche, in larga misura, di tutto l'Occidente sviluppato) quale si è formato nella società di massa. Introduzione di Alessandro Cavalli.
Sarajevo, 28 giugno 1914: l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell'impero austro-ungarico, viene assassinato. Quell'attentato scatenò la prima guerra mondiale. Ma la Grande Guerra, a sua volta, innescò una tragica "guerra civile europea", che si concluse nel 1945 o, secondo alcuni, addirittura nel 1990. Da Sarajevo partì insomma una ondata distruttiva che costò almeno 70-80 milioni di morti e segnò la fine dell'Europa come centro indiscusso della politica e dell'economia mondiale.
Sabato 30 maggio 1925 i soldati inglesi schierati a difesa della colonia internazionale di Shanghai sparano su una manifestazione di studenti, lasciando sul terreno quattro morti, dodici moribondi e una ventina di feriti. L'incidente è modesto, eppure innesca la cosiddetta "grande rivoluzione" (1925-1927), il violento periodo di proteste da parte delle masse urbane guidate dagli studenti, con una marcata impronta comunista.
Il 15 novembre 1975, nel castello di Rambouillet vicino a Parigi, si incontrano per un vertice economico i capi del governo dei sei Paesi più industrializzati: Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Francia, Giappone, Italia. Il vertice tra le potenze economiche mondiali diventerà un appuntamento fisso, rendendo evidente quanto oramai i sistemi economici dei diversi Paesi siano interdipendenti e quanto nel governo dell'economia si rendano necessari un coordinamento e una cooperazione internazionali. Comincia allora la lunga strada dell'economia verso il mercato globale.
Si tratta di una breve riflessione compiuta dal noto antropologo sugli aspetti socio-culturali dei processi di trasformazione connessi alla globalizzazione dell'economia mondiale. Il tema centrale è la frammentazione del mondo, speculare alla globalizzazione, e le sue ricadute sul pensiero politico e i processi culturali del XX secolo.
L'autore segue lo sviluppo del pensiero giuridico e politico di Preuss fin dagli anni '80 del XIX secolo, rapportandolo ai dibattiti coevi all'interno delle scienze del diritto e dello stato nonché alle trasformazioni che contrassegnarono la storia sociale, politica e costituzionale tedesca a cavallo fra i due secoli. Attraverso l'opera di Preuss viene così presentata un'originale lettura del contraddittorio processo di democratizzazione sfociato in Germania nell'esperimento weimariano. Il rigore e la passione con cui Preuss fece oggetto di riflessione politica negli ultimi anni della sua vita una democrazia in costruzione e continuamente esposta alla minaccia del disfacimento fanno di lui una figura emblematica.
Attingendo a un vastissimo repertorio di romanzi, racconti e resoconti, noti e ignoti, della letteratura europea e americana, Brilli descrive in che modi l'automobile faccia la sua comparsa nella letteratura d'inizio secolo, come venga percepita quale mezzo di avventura e di conoscenza, simbolo di progresso e di dominio sulle cose, strumento di autorità e di emancipazione. Dopo di ciò Brilli organizza il racconto tematicamente, mostrando come le possibilità dell'auto si adattino alle diverse età dell'uomo. Infine mostra come il viaggio in automobile modifichi la percezione del paesaggio e come l'auto finisca per diventare un elemento essenziale del repertorio simbolico nella letteratura.
Condotta sulla base di una ricognizione vastissima nei registri di decine di comuni italiani, lo studio di Pivato traccia per la prima volta i contorni del vistoso fenomeno del nome ideologico, localizzandolo e seguendone l'evoluzione nel tempo. Il fenomeno attraversa le religioni politiche dell'Otto-Novecento, dal repubblicanesimo al socialismo, dall'anarchismo al nazionalismo, al fascismo, e declina nel secondo dopoguerra. Pivato repertoria e interpreta centinaia di nomi, mostrando in maniera convincente come essi si giustifichino all'interno di una cultura popolare che ha sostituito la religione con la politica, ma ha trasportato in questa atteggiamenti e ritualtà di quella.