Il volume è diviso in due parti: la prima considera il periodo della seconda repubblica (1931-36) rintracciandovi le ragioni che costituirono il fattore scatenante della guerra civile, dalla riforma agraria all'insurrezione delle Asturie. La seconda parte esamina partitamente la condotta della guerra: il pronunciamento, il coinvolgimento internazionale, il dilemma tra lealismo repubblicano e spinta rivoluzionaria che caratterizzò la parte antifranchista, i tratti distintivi del franchismo, lo svolgimento delle campagne militari, gli aiuti internazionali, l'azione dell'ultimo governo repubblicano presieduto da Negrin.
Questa nuova edizione della "Storia dell'Unione sovietica" è aggiornata con un capitolo inerente alla storia degli ultimi dieci anni di questo paese e con le novità che hanno seguito l'apertura agli studiosi degli archivi dell'ex-Urss. Al di là della problematica del "totalitarismo", l'autore si interroga sui rapporti di quella società con le istituzioni che essa ha generato, non privilegiando più soltanto il potere politico e i suoi strumenti come unici oggetti di analisi, nell'intento di "deideologizzare" il discorso sull'ex Unione Sovietica. Si comprende così meglio un percorso tragico e complesso, che ha portato una costruzione apparentemente monolitica e fossilizzata a frantumarsi nell'arco di pochi anni.
Il volume indaga il complesso universo islamico, con riferimento costante alla realtà dei musulmani in Italia, e con preziosi rinvii all'esperienza di altri paesi europei. Innanzitutto i temi di fondo, i più problematici per la cultura occidentale: rapporto fra religione e Stato; concetto della famiglia e del matrimonio, e la connessa posizione di globale inferiorità della donna. E ancora, tra tante, le questioni relative all'istruzione scolastica, la pretesa della macellazione rituale, di interruzioni dell'orario lavorativo per il riposo del venerdì e le preghiere quotidiane del credente.
Cosa Nostra e 'Ndrangheta sono fratellanze segrete e polifunzionali composte ciascuna da un centinaio di famiglie. Queste ultime si fondano su rapporti di parentela artificiali creati attraverso una cerimonia di affiliazione. Il loro scopo non è principalmente la massimizzazione del profitto economico, ma l'esercizio di una signoria politica all'interno della comunità, che si esplica prevalentemente tramite l'esazione di "tributi". Le organizzazioni mafiose tradizionali appaiono quindi ripiegate sul proprio territorio e trovano crescenti difficoltà ad operare sui mercati illeciti internazionali, come dimostra il declino di Cosa Nostra americana e la sua emarginazione dai commerci illegali più lucrosi.
Rispetto al passato l'orizzonte di riferimento di questa problematica appare profondamente mutato: da una parte il bambino non viene più percepito in negativo, come portatore di spinte egoistiche da contrastare e reprimere ai fini della socializzazione, bensì come soggetto dotato a pieno titolo di propri diritti; dall'altra si è cessato di pensare che comportamenti "impulsivi" degli adulti in quanto inintenzionali e sporadici, siano relativamente innocui. A causa della loro fragilità, debolezza e dipendenza, i bambini sono vittime non solo di violenze vere e proprie, ma anche di maltrattamenti "quotidiani" e banali che ugualmente possono produrre gravi difficoltà in età adolescenziale e adulta.
Questo volume ricostruisce la vasta discussione sull'io sviluppatasi entro un arco storico che va dalla tarda modernità ai giorni nostri. Il punto d'origine è individuato in Cartesio; a partire da lui l'autore affronta partitamente i diversi aspetti che la riflessione filosofica ha identificato e discusso. Le diverse teorie di ciò che noi siamo costituiscono una complessa problematica, che il volume mette a fuoco in riferimento a una serie di temi cruciali, relativi alla conoscenza di sé, all'identità personale, alla formazione storica della nostra concezione dell'io, al rapporto io/altri e a quello io/mondo, al ruolo fondamentale del corpo.
Il libro ripercorre la storia del concetto di essere da Kant sino alle più recenti discussioni nell'ambito della filosofia analitica. Dopo aver analizzato il contributo kantiano, l'autrice prende in esame i caratteri assunti dalla questione dell'essere entro il clima romantico per giungere alle posizioni antihegeliane di Trendelenburg e di Feuerbach e all'intreccio di essere, nulla e nichilismo che caratterizza le posizioni di Schopenhauer e Nietzsche. Il tema è poi seguito nelle riflessioni di Herbart, di Lotze e nello spiritualismo, nell'originale ripresa di temi aristotelici da parte di Brentano, nella posizione di Heidegger, nell'esistenzialismo di Sartre e nei contributi di Gadamer e Derrida.
L'emergere del gruppo socio-professionale dei "dotti" è uno dei fenomeni caratterizzanti della società del pieno e basso Medioevo. All'argomento aveva dedicato oltre quarant'anni fa un celebre libretto Jacques Le Goff: "Gli intellettuali del Medievo". Ora in una prospettiva diversa questo libro di Verger viene a integrare e in parte a correggere il quadro tracciato da Le Goff, fornendo una sintesi organizzata in maniera tematica, del mondo della cultura medievale.
In questo rapido profilo, Vera Zamagni illustra nei suoi snodi essenziali l'evoluzione economica europea dal Settecento a oggi. L'autrice esamina i modelli concettuali dello sviluppo e ne coglie le componenti tecnologiche, istituzionali e sociali. È così ripercorso il consolidarsi nell'Ottocento delle economie francese e tedesca, asburgica, russa, italiana e spagnola, mentre viene sottolineata l'ascesa dei principali concorrenti dell'Europa, cioè Stati Uniti e Giappone. La prima affermazione dell'economia internazionale, la Grande guerra, la nascita dell'Urss, le crisi degli anni venti e trenta, la ricostruzione postbellica degli anni cinquanta e la nascita di uno spazio economico propriamente europeo sono la cornice entro la quale il volume inserisce una lettura storica dei problemi micro- e macro-economici, mostrando l'interazione delle diverse componenti finanziarie, politiche e industriali.
Oggetto del libro è la vistosa ipercolpevolizzazione che prese piede nella sensibilità diffusa dopo il Medievo; Delumeau ne scorge l'origine negli ideali ascetici, nel comptemptus mundi, nel tetro senso del peccato e della fragilità umana che dall'ambiente monastico medievale si allargano nella società ben oltre la sfera religiosa grazie a quella che l'autore definisce una "pastorale della paura", ossia una pervasiva pedagogia attuata dalle prediche, dai libri di edificazione, dall'iconografia macabra; una pedagogia del resto parallela a una terrificante serie di calamità e orrori bellici che punteggiarono e atterrirono quei secoli e dovettero apparire altrettante punizioni in cerca di una colpa.