Il libro fornisce una mappa per orientarsi entro la costellazione di gruppi non conformisti, attivi in particolare nelle Law Schools nordamericane negli ultimi decenni, accomunati da una posizione critica nei confronti delle categorie fondative così come dei presupposti universalistici che caratterizzano la dottrina giuridica tradizionale: "Law and economics", "Critical theory of race" e simili. Questi "movimenti giuridici postmodeni", che costituiscono una sfida per il pensiero teorico tradizionale, risultano particolarmente interessanti per il lettore italiano in quanto delineano molti degli atteggiamenti dottrinali, delle provocazioni intellettuali e delle rivendicazioni politiche che si potrebbero insinuare anche in Italia.
Nella sua puntuale analisi storica, che parte dal 1861, Massimo Salvadori evidenzia tutte le distorsioni che hanno caratterizzato nel nostro Paese il rapporto tra forze di governo e forze di opposizione, impedendo il normale avvicendamento tra due schieramenti stabili e la reciproca legittimazione dei partiti. La transizione incominciata con gli anni Novanta e analizzata in dettaglio nella nuova edizione, pur registrando alcuni significativi passi avanti nel processo di normalizzazione del sistema politico, non può dirsi compiuta. L'anomalia italiana genera ancora i suoi velenosi frutti in un clima di rissosa guerriglia e reciproca delegittimazione.
Franco Cassano ha intrattenuto i lettori dei quotidiani "L'Avvenire" e "L'Unità" con due fortunate rubriche. Il volume riprende e rielabora quegli scritti, riannodandoli attorno a dei temi ricorrenti. L'ispirazione costante trae forza dalla convinzione che esistano nella cultura italiana forme dell'esperienza preziose, che non solo non vanno cancellate dalla modernizzazione, ma vanno tutelate gelosamente, perchè è in quelle esperienze che vi è garanzia di futuro. Il fondamentalismo non appartiene solo alla religione islamica, ma si dà ogni volta che una cultura, ritenendo se stessa il parametro della perfezione, vede la differenza delle altre culture come una patologia da estinguere al più presto.
Gesù che scaccia i mercanti dal tempio, gli strilli di un bambino, le sfuriate del capo, le bizze di una bisbetica: molte sono le immagini della rabbia. Ci si arrabbia per un'ingiustizia, per un fastidio senza motivo, per un ostacolo che si frappone alla realizzazione di un progetto. A seconda delle situazioni, delle persone, dei motivi, si è più o meno disposti a giustificare se stessi e gli altri per aver agito sotto l'impeto della rabbia. Ma arrabbiarsi serve? Questo libro parte dalle immagini della rabbia presenti nella nostra cultura e nel linguaggio comune, per arrivare a mostrare come alcune arrabbiature siano in grado di suscitare energie positive e possano essere molto importanti per il gioco sociale.
Alberto Casadei ha l'obiettivo di tracciare in poche pagine, ordinate secondo una griglia interpretativa essenziale, le grandi direzioni, le coordinate generali della critica letteraria novecentesca, fornendo una guida che consente di valutare il movimento complessivo della scienza letteraria contemporanea e di contestualizzarne i singoli contributi. Casadei distingue gli approcci alla letteratura elaborati nel corso del Novecento in tre grandi categorie: gli approcci centrati sull'autore, quelli centrati sul testo e quelli che mettono in campo il lettore. Dopo averle così raggruppate egli passa in rassegna le correnti maggiori e gli studi più importanti sulle singole opere. L'ultimo capitolo fa il punto della situazione attuale.
L'autrice sostiene che per arrivare ad una soglia minima di rispetto della dignità umana nelle costituzioni come nelle attività di governo i diritti vadano sostituiti con la garanzia di "capacità", con il dispiegarsi cioè di quelle condizioni che rendono un uomo realizzato. La posizione dell'autrice si forma attraverso un confronto con altre filosofie politiche e morali contemporanee (da Rawls a Harsany, da Sen a Scanlon) e si intreccia con altre culture, in particolare con quella dell'India, dove Martha Nussbaum ha trascorso molti anni impegnata in missioni scientifiche Onu.
Tema di questo libro è la nuova strada che da mezzo secolo l'Europa ha imboccato per darsi unità e pace: ha limitato i poteri sovrani degli Stati, opponendo alla forza rozza delle armi e dell'istinto quella gentile del diritto e della civiltà da essa stessa creata, proprio come nel mito d'Europa e il toro, dove è la fragile ninfa che doma la violenza dell'animale. L'insegnamento che ci deriva da quest'esperienza è il rapporto tra Stato, nazione e farsi dell'Europa; il nesso tra storia d'Italia e grande contributo italiano all'unificazione europea; l'intreccio tra economia, moneta e istituzioni; la posizione dell'Unione nel sistema mondiale. Anche se molto è stato edificato c'è ancora da fare ma, per l'autore, si è già a buon punto.
Insieme a Montesquieu, Hume, Smith e Kant, suoi contemporanei, Jean-Jacques Rousseau ha esercitato sulla storia intellettuale dell'Europa moderna un'influenza profondissima. Figura centrale dell'Illuminismo francese, fu anche un formidabile critico e censore dei costumi del suo tempo. Il "Discorso sull'origine e i fondamenti dell'ineguaglianza tra gli uomini", "Emilio, o dell'educazione", il "Contratto sociale", "Le confessioni" sono solo alcuni dei frutti del suo poliedrico ingegno. Nel ripercorrere la vita e le opere di Rousseau questo volume ne riconduce la filosofia la storia, le teorie poltiche, gli scritti pedagogici e la produzione narrativa ad un unico principio ispiratore.