Sessant'anni fa, il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava a Parigi la Dichiarazione universale dei diritti umani. Evento storico che sanciva per la prima volta i diritti e le libertà che spettano a tutti gli esseri umani, esso non costituiva solo una reazione ai disastri della guerra appena conclusa, ma anche il punto di arrivo di un lungo percorso iniziato nel Settecento, e il punto di partenza di una sensibilità umanitaria che oggi in particolare si va sempre più diffondendo. Il libro ripercorre l'intera storia dei diritti umani, dall'Illuminismo a oggi. Si tratta di una storia di concetti, idee, teorie filosofiche, politiche e giuridiche, come pure di organizzazioni, associazioni, battaglie, campagne, istituzioni, di personaggi come Cesare Beccaria oppure Olympe de Gouges (l'autrice della dichiarazione dei diritti della donna durante la rivoluzione francese), Henri Dunant creatore della Croce Rossa, Eleonor Roosevelt. Infine l'autore fa il punto sui problemi attuali, fra tutti quello dell'universalità dei diritti rispetto alle altre culture.
Marcello Flores insegna Storia comparata nella Facoltà di Lettere dell'Università di Siena dove dirige il Master "Human Rights and Genocide Studies". Con il Mulino ha pubblicato "Sul PCI" (con N. Gallerano, 1992), "L'età del sospetto" (1995), "1956" (1996), "Il Sessantotto" (con A. De Bernardi, 1998), "Il secolo mondo" (2002), "Il genocidio degli armeni" (2006)
Se "Contro gli eretici" era dedicato all'operato della Chiesa medievale nel periodo pre-Inquisizione, il presente libro approfondisce la fase in cui, a partire dagli anni Trenta del Duecento, la lotta all'eresia cominciò a essere istituzionalizzata con la comparsa dei primi "inquisitori dell'eretica pravità delegati dalla sede apostolica". L'autore mostra come ciò avvenga nel quadro di un progetto, che era anche politico, inteso al controllo della cristianità intera da parte della Chiesa di Roma, poi studia come l'ufficio inquisitoriale venga affidato in primo luogo ai frati Predicatori, e in seguito anche ai frati Minori, e illustra intenti e tecniche dell'azione repressiva inquisitoriale. Infine, in una stringente riflessione intitolata "Come è potuto accadere?", commenta il documento teologico pubblicato nel 2000 sulle colpe della Chiesa "Memoria e riconciliazione".
Grado Giovanni Merlo insegna Storia del Cristianesimo nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Milano. E' presidente della Società internazionale di studi francescani con sede in Assisi. Con il Mulino ha pubblicato anche "Eretici ed eresie medievali" (1991), "Contro gli eretici" (1996), "Streghe" (2006).
Questo libro racconta in che modo fu condotta l'epurazione dei fascisti in Italia basandosi su una vasta documentazione inedita italiana e alleata. Ne risulta una dettagliata storia della transizione alla democrazia, un ritratto non oleografico della fondazione dello Stato e della società postfascista. Woller studia come ebbe luogo l'epurazione dei fascisti a partire dal 25 luglio, seguendo i diversi criteri adottati dal Regno del Sud, dal governo alleato, dalla resistenza durante la guerra, poi analizzando l'operato dell'Alto commissariato per l'epurazione e delle Corti d'assise straordinarie, nonché le giustizie sommarie del dopo-Liberazione, fino alla precoce chiusura del processo epurativo siglato dall'amnistia Togliatti. L'autore mostra come, contrariamente all'opinione comune, l'epurazione fu vasta, ma anche molto limitata nel tempo: i conti furono chiusi frettolosamente, e i fascisti riabilitati.
Hans Woller è ricercatore nell'Institut für Zeitgeschichte di Monaco. Con il Mulino ha pubblicato anche "Roma, 28 ottobre 1922. L'Europa e la sfida dei fascismi" (2001), "Italia e Germania 1945-2000" (a cura di, con G.E. Rusconi, 2005) e "Estraniazione strisciante tra Italia e Germania?" (a cura di, con G.E. Rusconi e T. Schlemmer, 2008).
Il manuale costituisce un utile strumento per comprendere una realtà articolata e complessa come è quella del Parlamento italiano, esaminandone in dettaglio i meccanismi di funzionamento. Approfondire la conoscenza dei procedimenti parlamentari, disciplinati da una serie di regole e di prassi, alcune di vecchia data, altre introdotte di recente, può inoltre aiutare il lettore a orientarsi meglio nelle odierne vicende politico-istituzionali.
Questo volume ricostruisce il passaggio dai tentativi del Vaticano II di realizzare un organo della comunione episcopale al sinodo dei vescovi costituito e voluto da Paolo VI. Limitato a funzioni consultive, divenute col tempo la più frustrante delle collegialità mancate, il sinodo montiniano è però la sede nella quale, fra il 1965 e il 1985, emergono tensioni, speranze, delusioni. Di tutte queste, utilizzando fondi archivistici inediti ed un materiale pubblicistico mai prima studiato, l'autore offre uno spaccato scientificamente qualificato e non privo di interesse per attualità.
Antonino Indelicato insegna Italiano e Storia negli istituti superiori. Studioso di storia della chiesa contemporanea, ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze religiose. Ha svolto ricerche sul periodo preparatorio del Concilio, pubblicando fra l'altro "Difendere la dottrina o annunciare l'evangelo. Il dibattito nella Commissione centrale preparatoria del Vaticano II" (Genova, 1992).
L'Europa e l'Occidente hanno inventato una forma particolare di regolazione della condotta, chiamata "diritto" ("law", "Recht", "droit", "derecho", e così via) e distinta da altre (religione, morale, politica, costume...), che ha finito per essere adottata, almeno in apparenza, da tutte le altre culture del pianeta, e che oggi gioca un ruolo cruciale nel mondo globalizzato. Questo libro, diviso in tre parti dedicate rispettivamente al diritto, ai diritti e al diritto comunitario, delinea i contorni della civiltà giuridica europea in polemica con tre interlocutori: i critici decostruzionisti della tradizione occidentale; i liberali o liberisti da guerra fredda; gli euroscettici, ma anche gli eurocreduli, che sopravvalutano il problema del "deficit democratico" dell'Unione europea.
Mauro Barberis insegna Filosofia del diritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Trieste. Con il Mulino ha pubblicato fra l'altro "Benjamin Constant" (1988), "Libertà" (1999) e "Breve storia della filosofia del diritto" (2004). E' co-direttore di "Ragion pratica", "Materiali per una storia della cultura giuridica" e fa parte del Comitato di Direzione della rivista "il Mulino".
Perché alcuni di noi sono ragionatori provetti e altri gran pasticcioni? Che cosa ci fa commettere errori di ragionamento come quelli all'origine del disastro di Chernobyl? Come fanno i prestigiatori a creare illusioni che prendiamo per buone? Perché non esitiamo a rivedere certe credenze mentre ad altre restiamo aggrappati a ogni costo o quasi? Perché nutriamo paure irrazionali? Perché i terroristi abbracciano ideologie folli? Perché c'è gente convinta che le streghe siano tra noi e che la terra sia piatta e sia stata creata quattromila anni fa (e questo nell'America del XXI secolo)? Questo libro affronta tali problemi a partire dal presupposto che dietro la nostra intelligenza vi sono le abilità che possediamo, dietro la nostra stupidità vi sono gli errori che commettiamo. Ragionare bene può condurre al successo e allungare la vita, ragionare male può condurre alla catastrofe. Eppure, siccome gran parte della vita mentale si svolge fuori della coscienza, non è affatto ovvio in che modo ragioniamo e perché facciamo errori. Negli ultimi anni ha preso forma una teoria scientifica del ragionamento che spiega tutto ciò, ma che è rimasta limitata a un ristretto manipolo di scienziati cognitivi. Scopo del libro è rendere questa nuova scienza accessibile a tutti.
Philip N. Johnson-Laird insegna Psicologia nell'Università di Princeton. Il Mulino ha pubblicato in edizione italiana il suo fondamentale "Modelli mentali" (1993), oltre a "Deduzione, induzione, creatività. Pensiero umano e pensiero meccanico" (1994) e "La mente e il computer. Introduzione alla scienza cognitiva" (1997).
Acredine, esasperazione, fastidio, insofferenza, rancore, irritazione, impazienza, malessere, frustrazione, disgusto, insoddisfazione, collera... quante sfumature di amaro può assumere la micro-conflittualità di coppia? In questo tipo di guerre, in cui niente è irrilevante, l'unica certezza è quella del torto altrui. Per l'insopportabile abitudine del partner di abbandonare in giro la biancheria sporca o cercare affannosamente le chiavi nella borsa senza mai trovarle saremmo perfettamente disposti, in certi momenti, a buttare via un'intera relazione. Siamo ossessionati da futili dettagli, meditiamo lungamente meschine vendette. Sgradevole, a volte devastante, ma pure incline a sconfinare nella stramberia o nella comicità conclamata, l'ostilità reciproca svolge un ruolo essenziale nel rapporto di coppia, producendo persino effetti positivi. Come? Ce lo dice Kaufmann, sorridente anatomo-patologo della vita di coppia, attraverso una serie di interviste - talora sofferte, talora esilaranti - in cui non mancheremo di riconoscerci.
Jean-Claude Kaufmann, sociologo, è direttore di ricerca al CNRS di Parigi. Tra i suoi libri tradotti in italiano: "Trame coniugali. Panni sporchi e rapporto di coppia" (Dedalo, 1995), "C'era una volta il principe azzurro. Donne che vivono da sole ma non smettono di sognare" (Mondadori, 2000), "Corpi di donna, sguardi d'uomo: sociologia del seno nudo" (Cortina, 2007); pubblicati dal Mulino, "La vita a due" (1996) e "Quando l'amore comincia" (2005).
Quello degli indoeuropei è il caso unico di un popolo la cui esistenza è stata postulata esclusivamente per via linguistica. Sugli indoeuropei si sono fondate anche mitologie politiche nefaste; basta ricordare il termine che per un certo periodo ha avuto corso come sinonimo: ariani. Il libro racconta nella prima parte chi erano, quando vissero e dove abitarono originariamente gli indoeuropei; che cos'era l'Europa prima di loro; quando arrivarono in Europa. Nella seconda parte viene illustrato quanto si sa di loro: com'erano la religione, la famiglia, la società, l'economia, l'arte, i nomi, i numeri, la razza. La terza parte è dedicata alla lingua; la quarta fornisce una breve descrizione della ventina di popoli la cui lingua è riconducibile alla comune radice indoeuropea. L'ultima parte affronta il problema dei rapporti di parentela tra le lingue indoeuropee.
Francisco Villar insegna Linguistica indoeuropea nell'Università di Salamanca. Ha all'attivo numerosi lavori di indoeuropeistica, tra i quali ricordiamo "Lenguas y pueblos indoeuropeos" (1971), "Origen de la flexión nominal indoeuropea" (1974), "Estudios de celtibérico y de toponimia prerromana" (1995).
A settant'anni dai fatti e nonostante lavori fondamentali di importanti storici del colonialismo italiano, "l'Impero fascista" in Etiopia rimane un terreno esplorato ancora solo in parte. I meccanismi dell'occupazione, i processi di modernizzazione delle società nell'Africa orientale, le repressioni e le stragi della "polizia coloniale", le pratiche di politica razziale e sessuale dei vincitori contribuiscono, con l'ausilio anche di qualche sondaggio sul campo, a rappresentare in questo volume il quadro della dominazione italiana, descritta tenendo conto del punto di vista degli africani. Numerosi saggi approfondiscono poi il contesto italiano della "conquista dell'Impero", arricchendolo di elementi nuovi sulla base d'inedite fonti d'archivio: esse svelano le tecniche dell'occupazione militare in Etiopia e quelle della fabbrica del consenso all'interno, in un quadro di grave rottura degli equilibri internazionali. Si ripropone infine il tema delle rimozioni e dei "vuoti di memoria" sul nostro passato coloniale che hanno caratterizzato, anche nel dopoguerra democratico e repubblicano del nostro paese, le relazioni coi paesi ex-coloniali e più in generale la politica estera italiana nel Corno d'Africa.
Riccardo Bottoni, responsabile della biblioteca "Ferruccio Parri" e membro del direttivo della Scuola superiore di studi di storia contemporanea dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, è autore di contributi sulla storia religiosa di Milano tra Cinque e Settecento. Più recentemente si è dedicato alla storia dell'educazione e della cultura antifascista e nel 2005 ha curato per il Mulino, assieme a M. Franzinelli, il volume "Chiesa e guerra. Dalla 'benedizione delle armi' alla 'Pacem in terris'".
Il mondo islamico vive oggi una profonda crisi delle istituzioni politiche e appare refrattario alla trasformazione democratica. Ciò può essere in parte attribuito ad alcune caratteristiche del pensiero politico islamico classico. Realizzatosi storicamente sin dall'epoca di Maometto a Medina, il modello di stato islamico nei secoli successivi è stato oggetto di una riflessione teorico-politica che ha finito per porsi in un rapporto fortemente dialettico con l'esperienza storica concreta. Si è prodotta così una distorsione costante nel lavoro politico, che invece di progettare il futuro ha preferito ripiegarsi sul passato. Il volume ripercorre questo processo culturale, a partire dall'elaborazione della mitologia dell'età dell'oro, attraverso il modello islamico di stato di al-Mawardi (m. 1058) e la filosofia della storia di Ibn Khaldun (1332-1406), fino all'età contemporanea, quando sul tema si sono articolate almeno due varianti: il nuovo dibattito sul califfato e la proposta del radicalismo sunnita e sciita. Vengono poi indicate alcune possibili linee di sviluppo futuro dell'Islam politico.
Massimo Campanini insegna Storia dei paesi arabi all'Istituto Universitario Orientale di Napoli e Civiltà islamica nella Facoltà di Filosofia dell'Università San Raffaele di Milano. Con il Mulino ha pubblicato "Islam e politica" (2003), "Il pensiero islamico contemporaneo" (2005), "Storia del Medio Oriente" (2006), "Averroè" (2007) e "I sunniti" (2008).
Testo di riferimento in ambito internazionale, il manuale viene riproposto in una nuova edizione in tre volumi. Nell'offrire un panorama completo e aggiornato del governo e delle politiche dell'Unione europea, l'autore descrive il percorso storico e le tappe istituzionali, analizza gli organi, gli attori e i processi, per poi tracciare le linee possibili di una evoluzione futura.
I. Storia e teorie dell'integrazione : Premessa. - I. La trasformazione dell'Europa occidentale. - II. La creazione della Comunità europea. - III. Dalla Comunità europea all'Unione europea. - IV. Dall'integrazione occidentale all'integrazione paneuropea. - V. Da Roma ad Amsterdam. - VI. Il Trattato di Nizza. - VII. Il Trattato costituzionale e il Trattato di Lisbona. - VIII. I Trattati e il processo di integrazione. - IX. Approcci concettuali e teorici. - X. Realtà presenti e prospettive future. - Sigle. - Cronologia. - Fonti. - Riferimenti bibliografici.
II. Istituzioni e attori politici : Premessa. - I. La Commissione. - II. Il Consiglio dei ministri. - III. Il Consiglio europeo. - IV. Il Parlamento europeo. - V. Il diritto dell'Unione, la Corte di giustizia e il Tribunale di primo grado. - VI. Altri attori e istituzioni. - Sigle. - Cronologia. - Fonti. - Riferimenti bibliografici.
III. Politiche e processi : Premessa. - I. Politiche. - II. Processi decisionali. - III. Bilancio. - IV. Politica agricola. - V. Relazioni esterne. - VI. Influenze e controlli nazionali sui processi decisionali dell'Unione europea. - Sigle. - Cronologia. - Fonti. - Riferimenti bibliografici.
Neill Nugent, politologo, insegna nella Manchester Metropolitan University. Tra le sue opere: "The British Right" e "Respectable Rebels" (1977 e 1979, entrambi con R. King), "The Left in France" (1982, con D. Lowe), "The European Business Environment" (1994, con R. O'Donnell) e "At the Heart of the Union" (2000).