Cipolla raccontava con lo stesso stile leggero ed esatto sia storie scaturite da indagini "minute" (sulle monete, sulle epidemie, sulle tecnologie e i commerci), sia secolari dinamiche economiche e sociali. Basti ricordare ad esempio le ricerche sulla peste, o la storia degli orologi e delle innovazioni navali e militari europee, oppure la parabola vertiginosa dell'argento spagnolo nell'economia moderna. Questa capacità di narrare in breve Cipolla la esercitò anche sui giornali, a cui amò affidare piccole vicende particolari nate da una ricerca o da un documento, ed elzeviri centrati sulla sua prediletta storia delle monete e dell'economia. Il presente volume riunisce il meglio di queste sue storie "extra vaganti", offrendo al lettore un'ulteriore, sorprendente prova della sua maestria di storico e scrittore.
Carlo M. Cipolla (1922-2000) ha insegnato nella University of California a Berkeley e alla Scuola Normale di Pisa, oltre che nelle Università di Venezia, Torino e Pavia. Da "Vele e cannoni" alle indagini sulle epidemie e agli studi sulle monete, per finire al celebre scherzo di "Allegro ma non troppo", tutti i suoi libri sono pubblicati dal Mulino e tradotti in molte lingue.
Frutto di una vicenda millenaria, ricca di prestiti e contaminazioni, resa possibile dall'esistenza di un unico terreno storico: l'identità italiana è tuttora percepita come fragile e non ha saputo tradurre nelle forme della modernità un'idea unitaria del paese. È il paradosso su cui riflette Galli della Loggia, intrecciando molti fili: il paesaggio e il quadro ambientale, l'eredità latina e il retaggio cristiano-cattolico, il policentrismo urbano e regionale, l'individuo stretto tra famiglia e oligarchia, l'invadenza della politica e la debolezza dello stato.
A sentire certi politici del fare o certi ecologisti convertiti dell'ultima ora, sembrerebbe che l'Italia sia oggi fra i paesi più entusiasti e convinti delle virtù del nucleare. E' vero che sul nostro suolo non c'è una sola centrale attiva, ma - dicono - è tutta colpa del referendum del 1987 e di alcuni abili manipolatori del pensiero collettivo. Per rimediare ai danni che ne sono seguiti, abbattere i costi dell'elettricità ed essere competitivi, bisogna dunque rientrare nel settore. Una scelta condivisibile, sostiene l'autore, da nuclearista convinto ma non fazioso qual è; una scelta tuttavia maledettamente complessa che richiede molte condizioni, a partire da una forte condivisione politica e sociale. Per questo ripercorre con sferzante e amara ironia la travagliata storia del nucleare italiano sgombrando il campo da alcune verità di comodo (il referendum come "presunto colpevole") e cercando di trarne degli insegnamenti per il futuro. Per non replicare quegli stessi errori, per evitare altri sprechi, danni e illusioni.
Alberto Clô insegna Economia industriale e Regolazione Public Utilities nell'Università di Bologna. Nel 1995-96 è stato ministro dell'Industria e del Commercio estero. Ha fondato e dirige la rivista "Energia". Tra le sue pubblicazioni per il Mulino ricordiamo "Il rebus energetico. Tra politica, economia e ambiente" (2008).
"Vian offre di questo famoso falso un'esemplare analisi che va ben oltre il testo in sé" (Gianfranco Ravasi)
"Un bellissimo libro" (Silvia Ronchey)
La donazione di Costantino è uno dei falsi più famosi della storia occidentale. Il testo fu composto a metà dell'VIII secolo, proprio mentre nel cuore dell'Italia nasceva lo Stato della Chiesa. Presentato come l'atto con cui l'imperatore avrebbe concesso a papa Silvestro e ai suoi successori Roma, l'Italia e l'Occidente, il documento servì più tardi a sostenere l'espansione territoriale della Chiesa romana. Questione italiana per eccellenza, la storia della donazione di Costantino non solo implica e chiarisce aspetti centrali dell'identità culturale del paese dove risiede il "romano pontefice", ma costituisce anche una chiave d'accesso assai efficace per meglio comprendere il rapporto tra religione e politica.
Giovanni Maria Vian è docente di Filologia patristica nella Sapienza-Università di Roma. Ha tra l'altro pubblicato "Bibliotheca divina. Filologia e storia dei testi cristiani" (Carocci, 2001, tradotto in spagnolo nel 2005). Dal 2007 è direttore dell'"Osservatore romano".
"Un libro controcorrente... la brillante monografia su Cavour finisce per tradursi in un appassionato elogio della politica" (Simonetta Fiori)
Il primo miracolo italiano è stata l'Italia stessa e Cavour ne fu il geniale regista. Uomo di cultura economica, politica, amministrativa, e non letteraria, era il più europeo degli italiani del tempo e il meno italiano degli uomini del Risorgimento: e questa fu la sua carta vincente. L'Italia nacque infatti da una volontà di allineamento al progresso europeo. "Virtuoso" e "fortunato" come un eroe machiavelliano, Cavour fu un politico autentico, un grande alchimista di quell'arte che tenta di estrarre l'oro da una combinazione di metalli vili.
Luciano Cafagna, già professore di Storia contemporanea nell'Università di Pisa, è stato commissario dell'Autorità garante per il mercato e la concorrenza.
"Stato e mercato" è un punto di riferimento consolidato, in Italia e a livello internazionale, per esplorare in chiave comparativa e interdisciplinare il rapporto tra economia e istituzioni. "Stato" e "mercato" sono entrambi principi di regolazione essenziali nelle società contemporanee. La rivista ha l'obiettivo di mettere in luce i punti di forza e di debolezza dei diversi modelli di organizzazione economica e sociale, offrendo una sede privilegiata di dibattito e di confronto sulle trasformazioni della società e dell'economia del nostro tempo. "Stato e mercato" guarda al processo di costruzione dell'Europa e alle trasformazioni dell'economia internazionale, con attenzione alle influenze che ne discendono per il cambiamento delle istituzioni in Italia e nelle altre economie avanzate, e un crescente interesse per i paesi emergenti.
Il relativismo etico - o, come talvolta viene detto, il relativismo morale - è uno dei rari casi in cui un'antica questione filosofica è divenuta materia arroventata, di lotta politica e culturale. Ma quella di relativismo etico è una nozione ambigua, suscettibile di una pluralità di interpretazioni e di significati. Il saggio ne mostra la complessità, ponendola in relazione alle altre forme di relativismo filosofico (cognitivo ed estetico) e alla discussione generale delle teorie sulla fondazione dell'etica; e insieme analizza i differenti livelli in cui può essere sostenuta e i vari modi in cui è stata interpretata e spesso confusa e fraintesa. Ciò consente all'autore di proporre una versione di relativismo etico in grado di evitare le conseguenze implausibili e paradossali in cui si imbattono le versioni più radicali.
Un ritratto ironico e leggero della grammatica e del vocabolario della disunione italiana, a cominciare dalle aggressive formule usate da italiani contro altri italiani. Che non risparmiano neppure il nome del paese, apertamente deriso attraverso parole come "Italietta", "italioti", "italico", "italiesco" o espressioni come "Italia alle vongole" e "all'italiana". Di questi e di tanti altri stereotipi negativi (da "terrone" a "polentone", da "sudici" a "lumbard", da "beduino" nel senso di "meridionale" a "baluba" nel senso di "settentrionale") si dà conto in questo libro, che ricostruisce una storia divertente oltre che istruttiva. L'autore discute anche della faziosità attribuita a Dante; confronta i problemi linguistici della giovane Italia unita del 1861 con quelli di oggi, spiegando perché gli italiani non capiscono le parole dell'inno nazionale; descrive Roma come capitale "alla matriciana", anzi come "capoccia"; tratteggia le diverse immagini del paese che emergono dai neologismi di origine dialettale.
Pietro Trifone è professore di Storia della lingua italiana nell'Università di Roma Due "Tor Vergata". Con il Mulino ha già pubblicato "Malalingua. L'italiano scorretto da Dante a oggi" (2007). Ha inoltre curato "Lingua e identità. Una storia sociale dell'italiano" (II ed. Carocci, 2009).
"Sefarad" è il termine ebraico che indica la penisola iberica e gli ebrei sefarditi sono quelli che discendono dalla numerosa e prospera comunità che fiorì in Spagna sino alla fine del Quattrocento. Stabilitisi nella penisola già in epoca romana, gli ebrei attraversarono un lungo periodo di prosperità, corrispondente ai sette secoli della dominazione araba. I Re Cattolici, gli stessi che riconquistarono i territori spagnoli ancora in mano araba, nel 1492 cacciarono l'intera popolazione ebraica dai loro regni: non solo dalla Spagna ma anche dalla Sicilia, generando un esodo di circa 200.000 persone che si sparsero in Europa ma soprattutto nell'impero ottomano, dove stabilirono importanti comunità, in particolare a Istanbul e a Salonicco (detta la Gerusalemme dei Balcani). Il volume traccia la storia millenaria dei sefarditi e della loro cultura, dalla prima diaspora all'epoca contemporanea.
La diversità etnoculturale non è una novità, perché è da sempre parte integrante della storia dell'umanità. Nuova è tuttavia l'attenzione che lo stato deve necessariamente usare nei confronti delle diversità che caratterizzano la popolazione. In un mondo globalizzato come il nostro, diviene infatti pressante il bisogno di rivalutare il legame fra libertà individuale e cultura d'appartenenza. Ma come prendere in considerazione le differenze senza produrre diseguaglianze? Nel rispondere a tale interrogativo, l'autore traccia un profilo del modello multiculturalista illustrandone il senso e la portata, valutandone virtù e limiti, oltre a mettere in rilievo i rischi che esso comporta.
Patrick Savidan insegna all'Università di Poitiers, è presidente dell'Osservatorio sulle diseguaglianze e direttore della rivista di filosofia "Raison publique". Ha diretto il "Dictionnaire des sciences humaines" (2006).
Nel 1096 un'armata eterogenea di migliaia di uomini, donne e bambini, nobili e pezzenti partì dall'Europa alla volta di Gerusalemme. Stremati, senza scorte di cibo né di acqua, all'alba del 7 giugno 1099 i crociati presero d'assedio la città e il mese dopo, raggiunti via mare da rinforzi genovesi, tentarono l'assalto. Il 15 luglio riuscirono a entrare, e si abbandonarono a una carneficina indiscriminata: perirono musulmani, ebrei, forse anche qualche cristiano. Nacque così il Regno di Gerusalemme che, con gli altri stati crociati allora istituiti, per circa un secolo impose il potere cristiano sull'Oriente. Il volume ricostruisce vividamente l'assedio di Gerusalemme nel suo svolgimento, descrivendone i protagonisti, gli ideali che li muovevano, e le profonde rivalità politiche che li dividevano; infine tratteggia le conseguenze che ebbe l'esito di quella prima spedizione crociata in Terrasanta.
Conor Kostick insegna Storia medievale al Trinity College di Dublino. Tra i suoi libri: "Revolution in Ireland" (1996) e "The Social Structure of the First Crusade" (2008).
Nell'era delle comunicazioni globali, il fenomeno della circolazione dei modelli giuridici sembra abbia in parte superato la dinamica esportazione/importazione per intraprendere nuovi percorsi di "dialogo" tra sistemi giuridici. Tale dialogo si avvale di tecniche e strumenti, di luoghi e di linguaggi appropriati. Il risultato cui si assiste sempre più frequentemente è l'ibridazione dei modelli giuridici, cioè la capacità dei sistemi di recepire e fare propri elementi di altri sistemi in conseguenza di un dialogo avviato e condotto sulla base di un "linguaggio" comune, o apparentemente tale, e di "luoghi" di compartecipazione alla governance sovranazionale o transnazionale. Tra i protagonisti di questo fenomeno, la Cina appare come uno dei casi di studio più complessi e al tempo stesso più significativi nello scenario degli ordinamenti costituzionali. Il dialogo tra il sistema giuridico cinese e i sistemi giuridici di matrice occidentale si è andato evolvendo soprattutto a partire dall'era di Deng Xiaoping, che sostenne e affermò il socialismo del libero mercato nel quadro della costituzione economica cinese. Ciò che si offre agli occhi degli osservatori è che vent'anni di riforme economiche e legislative hanno dato alla Cina un sistema che appare ispirato a modelli diffusi nei paesi occidentali.