Costituzione, sovranità, democrazia, stato di diritto. Quante e quali sono le parole del costituzionalismo moderno? Scritta a più mani da costituzionalisti e filosofi del diritto, questa «grammatica» non si concentra su un ordinamento giuridico in particolare, ma enuclea le idee fondamentali che hanno attraversato la dottrina dello stato costituzionale in Europa. Leggendo il costituzionalismo attraverso l'evoluzione delle sue parole, il libro ricostruisce le radici storico-culturali della nostra Carta e le prospettive future, invitando a partecipare al dibattito tutt'oggi in corso su come distribuire il potere in una società di cittadini considerati eguali.
Il declino dell'Europa nel contesto mondiale, l'esplosione della popolazione africana, i profondi cambiamenti dei flussi migratori, i diversissimi livelli di riproduttività di paesi ed etnie, la crescita vorticosa dei grandi aggregati urbani: sono tutti fenomeni avviatisi negli ultimi cento anni, che scuotono e modificano i rapporti tra stati e regioni del mondo, e influiscono sulle scelte politiche, con forza e velocità variabili e spesso difficilmente prevedibili. E sono fenomeni che possono essere meglio compresi grazie a uno sguardo più nuovo e più ampio, arricchito dal contributo della geodemografia. Attingendo a un ampio repertorio di casi esemplari tratti dalla storia mondiale recente, il libro illustra questa nuova prospettiva, uno strumento utile per conoscere meglio le relazioni tra paesi e il loro futuro.
«L'uomo della comunicazione televisiva non ha retto al declino del suo medium principe. L'irruzione di internet e di chi se ne è impossessato per primo, Beppe Grillo, lo ha scalzato dalla centralità politica.» Silvio Berlusconi è stato un attore centrale della vita politica dell'Italia contemporanea. Non solo ha governato direttamente per quasi dieci anni, e partecipato per altri quattro a larghe coalizioni: ha anche influenzato, e persino modellato, il costume degli italiani, prima attraverso le sue televisioni, e poi dal palco della politica. Berlusconi ha reso egemonica una visione del mondo originale, frutto della sintesi di antiche pulsioni qualunquiste e iper-moderate con prospettive scintillanti di cambiamento e modernità. Questo lavoro individua le ragioni del successo al momento della sua «discesa in campo» e ripercorre le successive, alterne, vicende contrassegnate da trionfi, cadute e risalite. E dimostra come il suo declino sia in connessione tanto con l'irruzione del M5S, che insiste con diversa tonalità e maggiore credibilità sul medesimo spartito anti-politico e scarta la televisione a favore di internet, quanto con l'emergere di una generazione ben più giovane di politici, sia al suo fianco sia all'opposizione.
In questo libro, pubblicato nel 1921, Carl Schmitt mette a punto l'aspetto decisionistico del suo pensiero affrontando il nesso fra politica e diritto, fra eccezione e norma. La dittatura è infatti un istituto giuridico che mostra apertamente la sua origine politica, tanto come dittatura commissaria, in cui il dittatore ha come obiettivo la difesa extralegale di un ordinamento minacciato, quanto come dittatura sovrana, in cui il dittatore costruisce un ordine nuovo sulle macerie di un ordine distrutto. In questa seconda accezione, che equivale al potere costituente, si rivela il cuore del decisionismo. Muovendo dall'analisi della prassi dei commissari governativi fino al Settecento e della dittatura di Cromwell e del giacobinismo, Schmitt giunge a trattare il celebre articolo 48 della Costituzione di Weimar sullo stato d'emergenza, per accostarsi infine alla rivoluzione russa guidata da Lenin come a una dittatura sovrana. La presentazione di Carlo Galli contestualizza l'opera nella produzione dell'autore, mostrandone anche i tratti di tenace contemporaneità.
Un'ideologia imperiale durata 2000 anni, un leader autoritario, Xi Jinping, che la ripropone per spostare il baricentro della leadership mondiale da Washington a Pechino e sovvertire l'attuale ordine globale. Ma il realizzarsi di queste ambizioni richiede qualcosa che la Cina di oggi non è in grado di esprimere: quella forza di attrazione che solo una cultura fondata sulla libertà di pensiero e di espressione può avere. Cina contro Occidente, autocrazie contro democrazie? Quali sono le ragioni storiche e culturali alla base del modello di potere cinese, ritenuto da Xi Jinping superiore a quello delle democrazie liberali? Impossibile rispondere senza legare l'attualità alla storia imperiale. Il progetto di Xi è infatti quello di porre la Cina al centro, com'era nella concezione cinese prima dell'arrivo delle potenze occidentali, e di tornare a occupare la scena del mondo, da protagonista. Lo scontro non è solo economico e politico, ma anche culturale e valoriale: a essere messi in discussione sono infatti gli stessi principi liberali, fondamento delle democrazie di un Occidente oggi sempre più in preda a una forte crisi identitaria. Contrapponendo un nuovo assetto internazionale a quello creato dai vincitori della Seconda guerra mondiale, la Cina di Xi si avvicina adesso alla Russia di Putin. Ci troviamo di fronte a un nuovo tornante della storia? Riuscirà il mondo a evitare un nuovo conflitto mondiale?
In poche pagine, Valerio Onida ci racconta da dove viene la Costituzione italiana. Il suo linguaggio, i diritti che afferma, la Repubblica che costruisce e le relazioni internazionali che intesse, sono il risultato di un cammino storico che continua anche nel presente. Nel 75º anniversario dell'entrata in vigore, Marta Cartabia prosegue la riflessione del suo maestro con uno sguardo rivolto al futuro, italiano ed europeo.
«Formigoni ripercorre in maniera documentata e attenta la vicenda dell'uomo che con coraggio e visione ha segnato la storia d'Italia della seconda metà del Novecento» Andrea Riccardi Aldo Moro fu il principale stratega del centro-sinistra e della «solidarietà nazionale», ma anche a lungo guida del governo e della politica estera italiana. La sua esperienza assunse un carattere drammatico non solo per il violento epilogo ma anche per la crescente difficoltà nel tenere assieme Stato e società, innovazione e tradizione, cambiamento e coesione, in un sistema sociale e politico messo a dura prova dalla transizione degli anni Settanta. Guido Formigoni ne tratteggia un profilo biografico completo: l'intellettuale, il giurista, il dirigente delle associazioni cattoliche, il costituente, il politico, lo statista.
Il 2022 è stato per la politica italiana l'anno della continuità al Quirinale, con la rielezione di Sergio Mattarella, e del cambiamento a Palazzo Chigi, con il passaggio di consegne tra Mario Draghi e Giorgia Meloni, sopra lo sfondo dell'aggressione militare russa all'Ucraina, dei connessi dibattiti su armi e sanzioni, e delle sue conseguenze economiche. Grazie al contributo di qualificati esperti in ciascun settore, il volume documenta e interpreta questi avvenimenti. Offre inoltre il quadro dei principali problemi che il governo Draghi ha dovuto affrontare e del modo in cui il governo Meloni ne ha raccolto l'eredità: dall'applicazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza alla riforma della Giustizia, passando per la gestione della crisi Ucraina sul piano diplomatico e dei suoi effetti di medio termine sull'organizzazione degli apparati militari, sull'approvvigionamento energetico e la transizione ecologica, sulla politica di asilo per i rifugiati.
È possibile pensare oggi a una governance del pianeta e a una cittadinanza globale? Immaginare quindi un'altra geopolitica, oltre i confini di quella tradizionale? Nessuna delle grandi sfide che ci pone il nostro presente - la protezione dell'ambiente, l'utilizzazione razionale delle fonti energetiche, la salute della nostra specie e con essa di tutto il vivente - può essere ormai affrontata da un singolo paese, per quanto potente. Da questa constatazione nasce l'esigenza di pensare a qualcosa che finora era parsa soltanto pura utopia: alla prospettiva di un governo del pianeta che vada definitivamente al di là dei confini degli Stati-nazione, anche quando questi tendono ad assumere la forma di imperi. D'altra parte espressioni come «giustizia internazionale», «super-territorialità», «governo transnazionale» riempiono le nostre cronache, nonostante gli orrori di una guerra d'aggressione alle porte d'Europa; e stiamo cominciando a familiarizzare con l'idea di una società civile globale, qualcosa di simile a un'autentica civiltà planetaria. Questo libro lucidissimo, realistico e visionario, scritto da un grande storico, ci proietta verso un possibile futuro non solo per l'Occidente, ma per un mondo finalmente in pace con sé stesso.
Società intelligente o stupidità di massa? Che forma prenderà il mondo che ci aspetta? Davanti a noi una scelta di civiltà. Dopo la pandemia, la guerra in Europa. I due ultimi shock globali dovrebbero convincerci che la stagione della globalizzazione sta definitivamente tramontando. Siamo ormai oltre la modernità liquida, costretti ad affrontare gli esiti di un virus che non si lascia debellare e allo stesso tempo spinti a ripensare il futuro, nel quadro del paradigma tecnico-scientifico e del delicato processo di costruzione di un nuovo ordine mondiale. L'epoca nuova - quella della supersocietà - è caratterizzata da una vita individuale e collettiva sempre più dipendente dalla tecnologia, dall'intreccio inestricabile tra azione umana ed ecosistema, e dal rapporto sempre più stretto tra soggettività - nelle sue componenti anche psichiche e biologiche - e organizzazione sociale. E domani? Dove ci condurranno sostenibilità e digitalizzazione, i due grandi protagonisti della nostra quotidianità? Verso un mondo distopico, centralizzato e burocratizzato, o verso la società dell'intelligenza diffusa dove la libertà potrà ancora essere l'elemento cardine per tenere insieme sviluppo economico e democrazia?
Disuguaglianza profonda e in accelerazione; polarizzazione politica senza precedenti; discorso pubblico al vetriolo; un tessuto sociale sfilacciato; narcisismo pubblico e privato, oggi gli americani sembrano concordare solo su una cosa: questo è il momento peggiore della loro storia. Ma non è così, nell'età dell'oro della fine del 1800, l'America era fortemente individualista, ineguale, polarizzata e profondamente frammentata, proprio come lo è oggi. È stato all'inizio del ventesimo secolo che l'America è diventata - lentamente, in modo irregolare, ma costante - più egualitaria, più cooperativa, più generosa; una società in ripresa, più focalizzata sulle responsabilità reciproche e meno sull'interesse personale. Fino agli anni '60, quando queste tendenze si sono invertite, lasciando il paese nel caos odierno. In un'ampia panoramica di oltre un secolo di storia, attingendo alla sua inimitabile combinazione di analisi statistica e narrazione, Robert Putnam osserva una notevole confluenza di tendenze che ci hanno portato da una società dell'«io» a una società del «noi» e poi di nuovo indietro. Trae lezioni ispiratrici per il nostro tempo da un'era precedente, quando un gruppo di riformatori modificò la rotta, mettendo il paese sulla strada giusta per diventare una società ancora una volta basata sulla comunità.
Una call for action: che lo vogliamo o no saremo tutti chiamati ad affrontare la sfida dei cambiamenti climatici Le temperature in aumento, provocate dalle emissioni di gas serra, sono principalmente causate dall'attività umana. Purtroppo, la concentrazione di questi gas nell'atmosfera ha raggiunto livelli critici e ulteriori incrementi potrebbero avere effetti potenzialmente catastrofici. La conseguenza diretta è che dobbiamo ridurre, di molto e in poco tempo, il flusso di emissioni nell'atmosfera. E non basterà arrivare a emissioni «zero», perché alcuni processi continueranno ad emettere gas serra e dovranno essere compensati da emissioni «negative»; l'obiettivo diventa dunque quello di raggiungere emissioni «net zero»: una sfida enorme, ma ineludibile. Come raggiungere un traguardo tanto ambizioso?