Il problema di fondo affrontato dal volume è la possibilità di trasmettere attraverso l'attività omiletica e pastorale contenuti antiebraici. Poiché tuttavia non esiste definizione cristiana dell'ebraismo che possa essere totalmente condivisa da un ebreo, si tratta di trovare un linguaggio per parlare dell'ebraismo che sia cristiano ma non antiebraico. Va detto che le definizioni cristiane dell'ebraismo sono state condizionate da un atteggiamento tradizionalmente ostile, e che oggi il cristianesimo non dispone ancora di una forte elaborazione dottrinale in proposito. Essa implica una fine analisi dei punti di contatto tra le due religioni. Nel commento ai Sussidi si affrontano approfonditamente tali punti.
Come di consueto, in occasione della Pasqua la voce dell'arcivescovo di Milano ritorna in libreria con i discorsi dell'anno da poco terminato. Ben settanta interventi pastorali tra omelie, meditazioni, relazioni in occasioni pubbliche, lezioni a religiosi e laici: parole sempre pertinenti alle preoccupazioni e ai problemi dell'oggi, capaci di aprire spazi sul futuro grazie all'interpretazione vivificante della Parola.
Il 23 gennaio 1964 a 27 anni moriva Benedetta Bianchi Porro. Nata a Dovadola nel 1936, a pochi anni veniva colpita dalla poliomelite. Successivamente una malattia rara e incurabile la rese sorda, completamente paralizzata e infine cieca. Comunicava con gli altri attraverso un alfabeto tattile. Seguì comunque un regolare corso di studi e si iscrisse alla facoltà di medicina che frequentò fino al 1958 quando sostenne il suo ultimo esame. Benedetta visse la malattia come occasione di configurazione al Cristo sofferente, seppe confortare quanti intrattennero con lei rapporti diretti o epistolari. L'autrice, amica della famiglia Porro, traccia nel volume un profilo di Benedetta ascoltando i racconti della madre e leggendo il diario della giovane.
Il libro vuole essere un testo per la trattazione della morale fondamentale che sta acquistando crescente importanza nella comprensione e nell'insegnamento della teologia morale. L'autore sceglie come punto di partenza la condizione del fedele che ha accolto la fede e cerca, nella sua personale, concreta situazione storica, la via più giusta per rispondere all'appello di Dio. Vale dunque ancora l'ipotesi di Sant'Anselmo (fides quaerens intellectum) che nel volume si articola in alcune tappe concepite come unità tematiche autosufficienti, ma legate in un processo unitario di risposta alla tensione morale del cristiano. Si tratta dunque di una sintesi dei punti sensibili della ricerca teologica in tema di morale.
Al profeta Samuele si attribuiscono alcuni fondamentali resoconti storici sul rapporto "istituzionale" tra Israele e il suo Dio. In particolare essi trattano delle condizioni e delle difficoltà di un regno di Dio sulla terra, e della sua prima realizzazione sotto l'autorità di Davide. Come è noto, la speranza biblica del Messia si è alimentata alle promesse fatte a Davide; infatti nel Nuovo Testamento Gesù viene chiamato più volte "figlio di Davide". Ravasi segue attraverso i due libri biblici la storia dei tre attori principali: Samuele, il giudice/profeta; Saul, il re stolto e disobbediente; Davide, il re giusto e pio, analizzandone i caratteri della storiografia biblica e della teologia messianica collegata alla figura di Davide.