Il nome di Edith Stein è oggi a tutti noto: ebrea convertita al cattolicesimo, fattasi monaca carmelitana, non volle per questo sottrarsi al destino del suo popolo e, portando con uguale dignità la stella di Davide e la croce di Cristo, morì ad Auschwitz nel 1942; Giovanni Paolo II l’ha canonizzata l’11.10.1998.
Il punto di vista di questo saggio non è quello dello studioso di storia della mistica, ma piuttosto del filosofo. La giovane Edith, allieva e assistente di Edmund Husserl, fu l’anima luminosa della fenomenologia e più e meglio del maestro seppe in alcune pagine incarnarne lo spirito. «Come ha potuto, questa principessa dell’aurora filosofica, divenire una regina della notte oscura? Come si può arrivare da una filosofia dell’evidenza e del vedere a quella “contemplazione oscura” (S. Giovanni della Croce) o a quella “oscurità della fede” (E. Stein) che è la nota dominante del cammino spirituale dei suoi grandi ispiratori sulla via del Carmelo, Teresa d’Avila e Giovanni della Croce? Come deve essere fatta una persona capace di arrivare alla perfezione in entrambe le direzioni, in apparenza opposte, della vita interiore? […] Sono conciliate, conciliabili queste due vie? È in qualche modo rimasta fenomenologa, come paradossalmente in qualche modo sembra, la monaca carmelitana commentatrice di Giovanni e di Teresa?». Certa che nella vita di Edith Stein il giorno della luce filosofica resti intatto e splendente fino all’ultimo, l’autrice affronta alcune pagine dei testi teologici e di riflessione sulla mistica steiniani, senza perdere di vista questo paradosso.
Note sull'autrice
Roberta De Monticelli ha studiato alla Normale di Pisa, a Bonn, Zurigo e Oxford. Dal 1989 è ordinario di filosofia moderna e contemporanea all’Università di Ginevra e dal 2002 professore invitato presso la nuova Facoltà di filosofia dell’Università Vita Salute San Raffaele. Fra le sue pubblicazioni Dottrine dell’intelligenza, De Donato, Bari 1982; Leibniz, Kant e la logica modale, Universitarie, Milano 1984; Il richiamo della persuasione. Lettere a Carlo Michelstaedter, Marietti, Genova 1988; Le preghiere di Ariele, Garzanti, Milano 1992; L'ascesi filosofica, Feltrinelli, Milano 1995; La conoscenza personale, Guerini, Milano 1998; La persona, apparenza e realtà. Testi fenomenologici 1911-1933, Cortina, Milano 2000; Dal vivo, Rizzoli Economica, Milano 2001; L’Ordine del cuore. Per una teoria del sentire, Garzanti, Milano 2003.
La moltiplicazione dei mezzi di comunicazione e la loro accresciuta potenza possono favorire la conoscenza della verità e del bene dell’uomo. Purtroppo, il più delle volte, vengono viceversa usate in modo indiscriminato contro l’uomo e la verità. Da qualche anno, la Chiesa italiana ha messo mano con determinazione e senso profetico a questa sfida culturale: a partire dal convegno di Palermo (1995), sul versante dei media e su quello della cultura è stata tracciata una strada fatta di riflessione e iniziative concrete. Di ciò ha reso ampiamente testimonianza il convegno promosso dalla CEI il 7-9 novembre 2002, da cui scaturisce il volume.
Il termine “parabola”, proposto dal titolo, rimanda sia all’innovazione tecnologica nel campo della comunicazione, sia a uno dei linguaggi più usati da Gesù nel suo insegnamento: l’accostamento, volutamente intrigante, indica che la comunicazione del Vangelo non può essere pensata senza tenere conto dei nuovi linguaggi e della nuova cultura generata dai media.
Il volume affronta questioni nodali e propone contributi dei massimi esperti, nell’intento di sostenere il rinnovamento culturale del Paese valorizzando il patrimonio di tradizione e di capacità creativa dei cattolici italiani.
L’etica clinica costituisce una nuova branca della bioetica, che si va sviluppando oggi in maniera consistente. Essa riguarda la dimensione clinica della medicina, ossia quella che si esercita al letto del paziente e che fa riferimento al rapporto tra chi cura – sia questi medico, infermiere o operatore sanitario – e il malato.
Il percorso proposto dallo studio è quello di una ricostruzione storica e di un’analisi critica dei diversi modelli di etica clinica presenti oggi nel panorama internazionale.
Note sull’autore
Lucia Galvagni si è laureata in filosofia presso l’Università Cattolica di Milano, perfezionandosi poi in bioetica. Si è occupata degli aspetti etici della nuova genetica, di consulenze etiche, di bioetica clinica e comitati etici. Dal 1998 svolge attività di ricerca in bioetica presso il Centro per le Scienze Religiose dell’Istituto Trentino di Cultura (TN).
Aiutare le persone che si accostano al sacramento della riconciliazione è il desiderio di ogni confessore. Fa parte del suo compito ministeriale ed è ciò che il penitente si aspetta. Ma non è cosa che va da sé: fretta, superficialità, carenza di preparazione, resistenze varie, da parte sia del penitente sia del confessore, indeboliscono l’efficacia e la celebrazione del sacramento. Quali atteggiamenti possono renderlo più vero e credibile? Quali avvertenze il confessore deve avere per essere occasione di grazia e non di insoddisfazione? Cosa deve fare di fronte a casi di immaturità e di impreparazione?
Il volume mette al centro dell’interesse l’‘umano’ in confessione: la persona e l’azione del confessore e del penitente in quanto tali. Nella certezza che la cura del fattore umano faciliti l’azione primaria della grazia di Dio, che resta la fonte e il mistero celebrato.
Gli aspetti psicopedagogici del sacramento sono stati considerati dall’autore nel precedente studio Senso di colpa, peccato e confessione (EDB 22001). Di quel lavoro il presente testo costituisce il completamento: una specie di seconda parte, in cui si approfondisce il lato umano dei protagonisti della celebrazione, analizzando alcuni momenti chiave del loro rapporto.
Sommario. Introduzione. 1. Riconciliazione e maturità cristiana: l’aspetto medicinale della penitenza.
2. Peccato, colpa e celebrazione della riconciliazione. 3. La relazione confessore penitente. 4. I casi difficili davanti al confessore. 5. Alcuni errori ricorrenti nel confessore. 6. Le risposte della psicoterapia e del cristianesimo di fronte al male. Conclusione.
Note sull'autore
Giuseppe Sovernigo, psicologo e psicoterapeuta, ha approfondito in particolare lo studio delle acquisizioni psicologiche nei settori liturgico, pastorale, educativo e vocazionale. Docente di Psicologia e celebrazione liturgica presso l’Istituto di liturgia pastorale S. Giustina di Padova, di Psicologia e azione pastorale presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, sezione di Padova, e altri istituti teologici, è collaboratore di varie riviste e autore di varie pubblicazioni, tra cui ricordiamo: Progetto di vita (1980), Eccomi, manda me (21985), Rito e persona. Simbolismo e celebrazione liturgica: aspetti psicologici (1998), e, per i tipi delle EDB, Vivere la carità, 21997, Religione e persona, 31993, Poter amare, 21994; Senso di colpa, peccato e confessione, 22001, Educare alla fede, 32002.
Il lavoro intende inserirsi nel grande impegno di rinnovamento dei segni della fede, delle preghiere e dei canti in atto nella Chiesa a partire dal Vaticano II, in quello sforzo di mediazione culturale volto ad avvicinare la preghiera alla sensibilità dei credenti del nostro tempo. Spesso i cristiani di oggi manifestano infatti l’esigenza di avere tra le mani degli strumenti semplici e agili per una preghiera personale, familiare e di gruppo, che aiuti l’uomo moderno a riscoprire la gioia di dialogare con Dio con le parole e i gesti della vita quotidiana. E il quotidiano è ormai segnato dalla fretta, dai minuti contati, dall’assillo di molti impegni: anziché demonizzare questo atteggiamento, l’autore ha scelto di tenerne conto nell’impostare il suo libro. Propone quindi uno schema semplice di preghiera, per il mattino e per la sera, formato da un pensiero introduttivo, un salmo, un cantico, alcuni versetti biblici e un’orazione spontanea. Il percorso è modulato su sei temi di riflessione-contemplazione per ognuno degli otto itinerari di attualizzazione della preghiera biblica proposti.
Note sull'autore
Sergio Carrarini, prete dal 1969, parroco in diocesi di Verona da quindici anni e prima membro della comunità presbiterale “La Madonnina” a San Giovanni Lupatoto. Per sei anni è stato prete operaio e per altri sei è stato responsabile nazionale dell'Associazione dei preti del Prado. Ha lavorato come educatore professionale presso una comunità di recupero per le tossicodipendenze e poi presso una Cooperativa per il sostegno a persone portatrici di handicap. Segue vari gruppi di volontariato e promuove gruppi di lettura popolare della Bibbia. Ha pubblicato Salmi d’oggi, Mazziana, Verona 1985 e per le EDB Se uno scriba diventa discepolo… Parrocchia e volontariato in ascolto della Parola, Bologna 2000.
La tesi che il lavoro sottende è la necessità di cambiare la prassi formativa dei catechisti, non solo proponendo contenuti diversi, ma individuando anche una struttura formativa nuova, che parta proprio dalla definizione dei formatori dei catechisti. Gli operatori preparati a tale compito sono infatti pochi e non sempre hanno le abilità necessarie ad accompagnare i catechisti. Tuttavia, solo formatori in grado di proporre formazione catechistica in modo rinnovato potranno assicurare un reale cambiamento e una coerente valorizzazione del movimento laicale dei catechisti, così come si è arricchito in questi ultimi tempi.
La riflessione dell’autrice si dipana in tre momenti: un’analisi della situazione che consente di cogliere le questioni più urgenti; un fondamento teorico all’impostazione della proposta formativa; una proposta per i formatori dei catechisti. Questa terza parte, la più ampia, si sviluppa maggiormente sul versante della metodologia del percorso che sui contenuti formativi, presenta l’ipotesi del passaggio dalle scuole ai laboratori formativi e individua alcune strutture a sostegno di una formazione continua per i catechisti.
Il volume, insieme al testo di R. Paganelli, Formare i formatori dei catechisti (EDB 2002), apre una strada dalla quale possono nascere proposte e itinerari rinnovati.
Sommario. Sommario. Introduzione. I. La situazione della formazione dei catechisti in Italia. 1. Alcuni dati delle ultime ricerche. 2. Definizione del bisogno formativo. 3. Il contesto culturale esige un nuovo tipo di formatore. II. Riflessioni su alcuni progetti formativi presenti nella realtà ecclesiale. 4. Progetti formativi presenti nella realtà ecclesiale. 5. Caratteristiche e scansioni dei progetti formativi. III. Verso una proposta formativa per i formatori dei catechisti. 6. Una scelta formativa per l’educazione alla fede. 7. La figura del formatore dei catechisti. 8. Il passaggio dalle scuole di formazione ai laboratori. 9. Presentazione di un’ipotesi possibile e realizzabile. Conclusioni: una storia che può iniziare. Bibliografia. Indici.
Note sull'autrice
Giancarla Barbon, religiosa della Congregazione delle Maestre di santa Dorotea di Venezia, laureata in catechetica e pastorale giovanile presso l’Università pontificia salesiana, è membro della consulta dell’Ufficio catechistico nazionale, collabora con l’Ufficio catechistico di Brescia. Ha pubblicato, oltre a diversi sussidi curati con la diocesi di Lucca, in collaborazione con R. Paganelli, Cammino per la formazione dei catechisti, EDB, Bologna 2000, Annunciare a partire dal cuore, EDB, Bologna 2002 e con M. Lucchesi e R. Paganelli, Verso l’unità, EDB, Bologna 1992.