Anche attraverso l'esempio di specifiche cause giudiziarie, la guida di Martyn Bond illustra i diritti tutelati e promossi dalla Convenzione europea dei diritti umani (1950) e colloca l'azione della Corte europea all'interno del più ampio contesto delle attività del Consiglio d'Europa che perseguono gli stessi ideali. La collana "Consiglio d'Europa" propone le più importanti pubblicazioni ufficiali dell'omonima organizzazione europea che promuove la democrazia, i diritti umani e il rispetto della legalità stabilendo standard per tutto il continente tramite convenzioni ratificate dal maggior numero possibile di stati membri. «Fu la devastante esperien za della Seconda guerra mondiale che indusse gli statisti europei a rafforzare la protezione dei diritti degli individui di fronte allo stato. Gli arresti arbitrari, le deportazioni e le esecuzioni, la prigionia senza capi d'imputazione, i campi di concentramento e il genocidio, la tortura e i processi politici facevano parte dell'esperienza recente di buona parte dell'Europa. I leader europei volevano proteggere le future generazioni da queste esperienze. "Mai più" fu il loro motto. L'osservazione dei principi della Convenzione europea dei diritti umani può essere lacunosa ed è indubbio che in Europa si verificano ancora violazioni dei diritti umani, ma gli stati possono essere trascinati davanti a un tribunale dove il singolo può chiedere giustizia contro lo stato che ha violato i suoi diritti. In nessun altro luogo del mondo si può fare una cosa del genere» (Martyn Bond).
Nell'era in cui l'unica regola è non avere regole, il sesso, da proibito al di fuori dal legame legalizzato contrattualmente (o sacramentalizzato per cattolici e ortodossi), è diventato merce-documento-informazione che primeggia nelle classifiche del giro d'affari internazionale della rete, ed è è sfruttato come richiamo in modo più o meno esplicito in un'infinità di altre merci e servizi. La prima parte del volume, curata da Gordon Cappelletty,- analizza la situazione di crisi e di trauma rispetto alle relazioni umane per mostrarne le potenzialità positive di trasformazione. La seconda parte, di Romano Màdera, tocca le nuove forme di relazioni amorose inquadrate nel passaggio storico del caos socio-economico, per poi interrogarsi sull'interpretazione psicoanalitica e sulle possibili risposte offerte dalla simbolica dell'ebraismo e del cristianesimo. Il sesso non è l'amore, ma l'amore implica spesso la sessualità, e allora si sa che gli incontri a fini sessuali, o i tentativi di incontro, o il sesso virtuale, si sono moltiplicati esponenzialmente, come testimoniano i siti che coprono ogni tipo di domanda potenziale. Se poi si facesse un gran calderone incrociando tutte le varietà possibili del termine «sesso», allora, oltre alla conferma che il consumo pornografico e l'offerta di prostituzione fanno girare più denaro in internet di qualsiasi altra offerta, vedremmo con chiarezza che sesso e amore sono due dimensioni dell'esperienza ben distinte e, spesso, molto distanti l'una dall'altra. E fin qui, in realtà, il caos è soltanto apparente: il circo universale degli affari è molto efficace nell'ordinare ogni attività al fine di accrescere i suoi volumi. Ma nel mondo degli amori - basta guardare alla frequenza delle rotture, alla biografia sentimentale delle persone, all'oceano di scontento e di dolore che le accompagna - sembra che la maggiore libertà si accompagni a una confusione nel sentire, a decisioni sempre sull'orlo della revoca, a un affievolirsi snervante di ogni capacità di mantenere e di costruire.
Se la morte del grande poeta cileno Pablo Neruda, di cui ricorre il 40° anniversario, fu naturale o indotta saranno a breve i risultati delle analisi sui suoi resti a svelarlo. Ma è storia che, a una manciata di giorni dal golpe militare, il suo funerale raccolse, nonostante il coprifuoco, una folla sterminata, trasformandolo da atto d'amore e stima per il cantore della cultura latinoamericana nell'unica manifestazione di massa di quei giorni contro il regime.
"Protestante di ascendenze ebraiche e comuniste, insegnante e consigliera comunale, sessantottina e femminista, Francesca Spano, come tutti, non è riassumibile dai suoi pur numerosi scritti, molti dei quali "occasionali". Proprio per questa ragione, che potrebbe apparire diminutiva, i suoi testi stanno invece all'altezza della sua condotta interiore e della sua forma di relazione con il mondo e le persone, che era quella di un organismo elementare noto come spugna. Capace letteralmente di inzupparsi delle altre persone e, a differenze di molti che lì si fermano, a restituire, filtrato, arricchito, rielaborato, il succo di esistenze, affetti, pensieri, visioni. Il lettore e la lettrice di questa raccolta dovranno lasciarsi andare oltre il testo, per cogliere la vibrante e nervosa intelligenza e la pacata e densa affettività che li percorre. E li pregherei di sentirsi il fiato sul collo. Soprattutto quelli che Francesca non l’hanno conosciuta, perché a chi ha avuto questa fortuna ronzano costantemente le orecchie e l’anima".
Claudio Canal