Che cosa pensano gli immigrati, questi nuovi esuli che cercano il lavoro mutando continente, spezzando legami di lingue, culture e tradizioni? Il volume è un insieme di racconti di immigrati in Italia; mai come in questo secolo, per lo meno quanto al nostro paese, le migrazioni si sono incrociate con una capillarità che ha aspirato uomini e donne dal sud-est asiatico, dalle regioni andine, dall'Africa magrebina e subsahariana, dall'Est europeo per mezzo secolo sigillato e incomunicante. Coloro che in questo testo scrivono non sono dei nuovi arrivati: della lingua italiana hanno un possesso fermo, la dominano come una lingua propria. Sono il risultato, dunque, di un'integrazione riuscita, hanno trovato un loro luogo in Italia.
Il volume pone al centro dell'attenzione l'Africa a partire dall'economia. Nella prima parte, attraverso le relazioni di esperti qualificati, vengono messe a fuoco questioni decisive come il debito estero, la cooperazione, le relazioni commerciali tra Europa e Africa, le risorse naturali del continente africano e i conflitti causati dal loro sfruttamento, il pensiero e l'azione della Chiesa cattolica riguardo alla giustizia economica. La seconda parte invece raccoglie una serie di brevi e puntuali approfondimenti su problemi o contesti geografici specifici (Sudan, Uganda, Nigeria). L'intento del volume è quello di sollecitare portando il lettore a «riconoscere che i meccanismi perversi che riempiono oggi di incognite il mondo ricco sono, in fondo, gli stessi che contribuiscono ad affamare i popoli dell'Africa» e che la vera sfida è quella di provare a cambiarli insieme.
Questo testo, scritto sotto forma di diario, la testimonianza dell'esperienza africana di don Massimo Pavanello. Gli incontri avuti con alcune persone significative keniane hanno fatto in modo che la fotografia ultima della realtà appaia pi colorata di quanto normalmente percepita. La situazione di povertà, pur recensita, lascia presto il posto ad un'ampia segnalazione delle occasioni interne di riscatto. il messaggio che emerge dal reportage, quindi, quello della speranza. Poiché l'Africa un continente abitato e non solo una miniera di meraviglie.