Le streghe, gli angeli caduti e gli spiriti sovversivi sono l’altra faccia della medaglia del Bene e, come le divinità adorate dagli uomini, vivono in Cielo, in Terra e in ogni altro luogo conosciuto o ancora da scoprire. Il loro potere è fuori discussione, così come la loro capacità di sedurre le creature umane di cui sono nemiche. Tra le armi a loro disposizione, oltre alla bellezza e alla disponibilità di ricchezze favolose, c’è il dono dell’invisibilità: una caratteristica che rende indispensabile un’opera come “Il libro rosso del demonio”. Grazie al lavoro di Carol e Dinah Mack, infatti, tutte le creature diaboliche presenti sulla Terra vengono raccontate in pagine capaci di fondere Storia e Religione, antropologia culturale e leggende popolari. Da Lilith, regina dei “succubi”, fino a Azazel, progenitore di Satana, passando per Asmodeo e Pan, i lupi mannari e le sirene, “Il libro rosso del demonio” compone un affresco in grado di dar voce alle mille sfaccettature del Male offrendo, oltre a tutte le informazioni utili alla sua conoscenza, anche un estratto delle tecniche che, dalla notte dei tempi fino ai giorni nostri, sono state messe a punto per combatterlo.
Joseph Rudyard Kipling aveva poco più di vent'anni e un'immensa sete di avventura quando, alla fine dell'Ottocento, decise di addentrarsi nell'India più magica e remota. Il suo viaggio, compiuto utilizzando ogni mezzo disponibile - dai treni affollati di vagabondi fino alla groppa di un'elefantessa nervosa - restituisce al lettore immagini dal fascino intramontabile: il maestoso Taj Mahal di Agra, la città rosa di Jaipur, la mitica roccaforte di Amber. Sullo sfondo, le parole senza tempo dei personaggi misteriosi e straordinari incontrati lungo la via, nel cuore dei regni governati dagli ultimi discendenti dei sanguinari guerrieri Rajput e custoditi da una saggezza che soltanto la penna di un Premio Nobel per la Letteratura avrebbe potuto raccontare.
Se, liberandosi dal pregiudizio, si ha il coraggio di dirigere il proprio sguardo verso le sfarzose cattedrali del cattolicesimo, il panorama appare sconfortante. Perché nei luoghi teoricamente destinati alla diffusione del messaggio di Cristo non si aggirano molti pastori di anime ma, fin troppo spesso, banchieri in abito talare o politici ipocriti, pronti a partecipare alla messa soltanto per guadagnare credibilità nei confronti del proprio elettorato. Mentre i presunti cristiani eletti deputati al Parlamento non esitano a esibire le proprie amanti o ad abbandonarsi a festini dal gusto discutibile, all'ombra della cupola di San Pietro fiorisce il malaffare e spericolate operazioni finanziare dettate dalla cupidigia vengono presentate come opere di beneficenza compiute nel nome della carità cristiana. Nonostante il Vaticano, però, esiste un modo diverso di vivere le proprie convinzioni religiose. Un modo che, fedele allo spirito del Vangelo, può essere riscoperto osservando le opere dei tanti preti scomodi attivi nelle drammatiche periferie delle capitali europee come nelle baraccopoli di tutto il mondo. Uomini in grado, con il loro esempio, di mettere in crisi le discutibili politiche varate dallo Stato della Chiesa in ambito non soltanto economico ma anche morale. Ed è proprio a loro che questa inchiesta di Gianluca Ferrara è dedicata. Con la Prefazione di Beppe Grillo e i contributi di padre Alex Zanotelli, don Andrea Gallo e don Vitaliano della Sala.
In sedici giorni avviene tutto. Avviene che quattro donne realizzate nel lavoro e negli affetti prima si scontrino, poi si conoscano e perfino si amino. Avviene, soprattutto, che il procuratore Del Campo venga a capo di un maledetto intrigo, in cui è difficile conciliare il senso della legge con il desiderio di giustizia. Il mistero si infittisce quando quella che sembra solo una torbida vicenda giudiziaria inizia a mostrare il volto terribile della corruzione politica, della criminalità economica e dell'ipocrisia ecclesiastica. Il procuratore Del Campo si rende conto di procedere su un terreno minato eppure avanza. Fino all'ultima pagina.
Il 2009 è stato l’anno della riscoperta del Sud. Numerose pubblicazioni e cronache, i costanti moniti del Presidente della Repubblica, i fatti di Rosarno e, ancora più recentemente, il dramma di Termini Imerese hanno riproposto il Mezzogiorno come questione politica e sociale. Ma la lunga stagione della rimozione fa discutere di Meridione come se questa terra appartenesse ancora a un lontano passato. Al Sud, del resto, è il futuro stesso ad essere in gioco: sequestrato dal sistema di potere meridionale e dall’ignavia di quello nazionale, un’intera generazione guarda al domani come se il cielo – il futuro, insomma – fosse sempre più su, sempre a nord di se stessi. Che fine hanno fatto i giovani al Sud? Negli ultimi dieci anni, mezzo milione è «fuggito» e ben un milione non studia né lavora. Emigrazione e inoccupazione, dunque. Oppure la rassegnazione di sopravvivere appesi al filo del precariato e del lavoro sommerso in un contesto di illegalità diffusa. È in questi termini, oggi, che si propone la questione meridionale. Una realtà che – con dati, analisi e proposte – questo libro affronta puntando i riflettori sulle vittime designate: i giovani e il futuro. Alla ricerca di una possibilità di riscatto in grado di mettere in crisi il sistema dominante per liberare le nuove generazioni dai vincoli imposti da una società pietrificata.
Lo scopo di questo libro è quello di proporre ai materialisti, agli atei e agli agnostici di riappropriarsi in piena coscienza di una parola straordinariamente poetica, una parola che rimanda all'immaginario, una parola che fa riflettere e al tempo sognare, ma una parola che di solito è in mano ai religiosi