Ogni mutamento epocale provoca profondi mutamenti nel lessico, che si presenta come espressione neutrale e oggettiva di processi sociali "naturali", ma nasconde invece una gerarchia di poteri: siamo immersi in un groviglio di parole attraverso cui pensiamo di esprimerci liberamente, ma in realtà siamo per lo più "parlati". L'analisi di Pietro Barcellona, filosofo e originale interprete della società contemporanea, è puntuale e spiazzante, rifiuta ogni tentazione riduzionista e attraversa con agilità i diversi campi del sapere, mette a confronto i filosofi, i poeti, gli economisti, ricostruisce la storia di alcuni termini chiave - riformismo, cittadinanza, merito, rivoluzione evidenziandone i progressivi slittamenti di significato. Un'espressione come "i mercati ci guardano", reiterata nella strategia comunicativa del neoliberismo, rievoca ad esempio le formule che, in epoche remote, facevano appello all'occhio divino che scruta il mondo per ottenere l'ossequio all'autorità; un termine come esodati nasconde invece, dietro la suggestione biblica, l'imposizione di un commiato dalla società, senza nemmeno la speranza della tragedia greca, in cui nell'esodo, ultimo canto del coro, il deus ex machina risolve improvvisamente una situazione senza via d'uscita. Mostrando come la crisi che viviamo sia tanto economica e politica quanto antropologica e spirituale, Barcellona esamina i rischi di un inaridimento del linguaggio celati dietro l'affermazione del pensiero unico...
Ma chi sono in realtà questi dissidenti? Da dove nasce la loro opposizione e che senso ha? Possono in definitiva cambiare qualcosa? Con questi interrogativi Vàclav Havel apre "Il potere dei senza potere", lo scritto che lo rese celebre e che terminò nel 1978, pochi mesi prima di essere arrestato. Il futuro Presidente della Repubblica Ceca qui porta a compimento la sua analisi dell'ordine socio-politico nei Paesi dell'Europa comunista: è il mondo del post-totalitarismo, che impone ai cittadini una "vita nella menzogna", dove i bisogni autentici dell'esistenza sono assenti o presi in considerazione solo come ingranaggi della macchina del sistema. In questo quadro, il dissenso non nasce da una presa di posizione ideologica - "l'uomo prende coscienza di essere un dissidente quando lo è già da un pezzo" - e il "potere dei senza potere" è il risveglio del bisogno di "vivere nella verità", è una fase elementare e sponranea della rivolta contro le manipolazioni che, da qualunque parre provengano, tendono sempre ad annullare il valore dell'individuo. Scritto con implacabile esattezza poetica, al di là del suo enorme valore storico e nella spietata disamina dei meccanismi del consenso, "Il potere dei senza potere" mostra allora la sua inquietante attualità.
Scrittore e credente, seduttore e martire, Søren Aabye Kierkegaard per primo ha costruito il suo mito. Dal peso della figura paterna, con la sua eredità di rigorismo religioso e senso di colpa, alla storia d'amore con Regine Olsen; dal rifiuto dell'hegelismo allo scontro con la Chiesa danese, il suo pensiero ostenta le fratture e gli slanci di una vita interiore che è stata una drammatica avventura dello spirito. A partire da questo materiale incandescente e contraddittorio, alternando analisi filosofica e introspezione psicologica, Garff ci restituisce la complessità di un uomo in balìa della sua opera. Dai tormenti del singolo prendeva così forma l'intransigenza del suo pensiero, la sua universalità e persistenza che farà di Kierkegaard un precursore dell'esistenzialismo e della sensibilità contemporanea.
Bernardo di Chiaravalle dedicò questi consigli a Eugenio III, suo discepolo e Papa dal 1145 al 1153, in un periodo estremamente difficile per la Chiesa di Roma. Gli scandali, la diffusione delle eresie e il malcontento popolare, guidato dalla predicazione del riformatore Arnaldo da Brescia, costrinsero più volte il Pontefice all'esilio. In questo clima di incertezza spirituale e instabilità politica, una situazione di emergenza che aveva strappato il monaco dalla vita contemplativa, Bernardo mette in guardia l'ex-discepolo su coloro che lo circondano e sull'ambiente che si troverà ad affrontare: "Puoi mostrarmene uno che abbia salutato la tua elezione senza aver ricevuto denaro o senza la speranza di riceverne? E quanto più si sono professati tuoi servitori, tanto più vogliono spadroneggiare". Mescolando sapientemente intelligenza politica ed esortazione spirituale, Bernardo non si limita alla critica dei mali della Chiesa, ma richiama il nuovo Papa ai suoi doveri, ad essere sempre pronto a eseguire la volontà di Dio, ad assomigliare agli angeli, nei quali "la contemplazione e l'azione coesistono in maniera armonica e complementare".
"Clausura" è un viaggio attraverso il mistero, l'Invisibile, la preghiera costante, la condivisione totale di un Ideale. Un viaggio fatto di interviste, confessioni e diari aperti che, a più di cinquant'anni dall'omonimo documentario di Sergio Zavoli, si accosta alla realtà della nuova clausura, senza la pretesa di dare delle risposte, ma nell'intento di porre una domanda - necessaria per ognuno di noi - sul mistero della vita spirituale nella società dei mass media e della Rete. Frutto di una ricerca durata quattro anni, questo libro rivela il perché di una scelta, in realtà una Chiamata speciale, e spalanca per il lettore le porte dei monasteri. Tra le parole di oltre quaranta monache è custodito il segreto che può portarci a comprendere il perché della Vita donata a Dio e ai fratelli: la fede cieca, l'amore assoluto, il servizio a Dio e agli uomini. Nel silenzio di un cuore che si espande fino a toccare l'Umanità e la Terra. Con una prefazione di Sergio Zavoli, un'intervento di Susanna Tamaro e le testimonianze di Tonino Guerra e Anna Maria Campi.
In questo saggio, pubblicato per la prima volta sulla "New York Review" nell'agosto del 1976, Tom Wolfe coniò un'espressione che sarebbe entrata nel gergo storico e piscoantropologico: il "Decennio dell'Io". Gli anni cioè in cui i privilegi di una certa aristocrazia si espansero fino a raggiungere la maggioranza delle persone, e in cui la missione intrinseca alla cosiddetta "tradizione cavalleresca" - dedicare la propria esistenza alla cura di sé, della propria immagine, delle proprie ambizioni e via dicendo - divenne improvvisamente prerogativa di ognuno. Nuove sette, religioni, affabulatori d'ogni sorta, tutti si lanciarono a capofitto nel nuovo grande eccitantissimo tema: Io... Io... Io... Un soggetto cui nessuno avrebbe più dovuto rinunciare, un dolce orrore alla mercé di tutti. Nessuno escluso.
Il romanzo sulla figura di san Paolo, l'"apostolo dei Gentili" che portò il Cristianesimo fuori dai confini del mondo ebraico diventando il principale messaggero del Vangelo di Gesù tra i pagani, è forse il capitolo più riuscito della trilogia di Sholem Asch sulla storia letteraria del Cristianesimo. Un'opera che provocò la rottura tra l'autore e gli ambienti ebraici ortodossi per quella che sembrava, a tutti gli effetti, una riabilitazione del messaggio cristiano. Ciononostante i suoi romanzi ebbero un successo sconfinato: il "New York Times" definì queste opere come "le migliori mai scritte sulla storia cristiana". A settant'anni dalla sua prima pubblicazione, avvenuta nel 1943, "L'apostolo" resta oggi la chiave per comprendere e riscoprire una delle figure più controverse e talentuose della letteratura yiddish.
La versione ufficiale racconta che Aldo Moro viene rapito il 16 marzo 1978 dalle Brigate rosse e che lo Stato rifiuta ogni tipo di trattativa con i rapitori. La conseguenza: l'ostaggio viene ucciso il 9 maggio. Nel corso degli anni però si sono rincorse le voci su un'altra trattativa politica e segreta, fallita in extremis. Più volte si è ipotizzato anche che il prigioniero possa essere stato ucciso non nella periferia di Roma, come dicono le Br, ma al centro della capitale, in quella via Caetani dove fu ritrovato il corpo. Per la prima volta attraverso queste pagine alcuni testimoni diretti, molto vicini alla vicenda, raccontano che il 9 maggio del 1978 lo statista democristiano doveva essere liberato, a seguito di un accordo. La Santa Sede, infatti, stava per consegnare ai brigatisti un riscatto di 25 miliardi di vecchie lire. Contestualmente, la Dc stava per esprimersi a favore di una trattativa umanitaria mentre il Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, si apprestava a firmare un provvedimento di clemenza nei confronti di un terrorista in carcere. Ma, soprattutto, ci sarebbe stato il riconoscimento delle Br come soggetto politico da parte del governo della Jugoslavia del maresciallo Tito, leader dei Paesi non allineati. Via Caetani doveva essere dunque il luogo dello scambio ma divenne quello del delitto. Perché quell'accordo saltò?
Il Papa si è dimesso. Il 28 febbraio – dopo quasi otto anni dalla sua elezione – Benedetto XVI lascia il pontificato spiegando di non farcela più. Stanco e malato, Joseph Ratzinger ha portato a termine la missione che si era posto: fare un po’ di pulizia e scrivere il canovaccio su come sarà la Chiesa cattolica negli anni a venire. Il conclave che eleggerà il nuovo Papa, infatti, lo ha disegnato lui, creando sempre meno cardinali occidentali e scegliendo i Principi della Chiesa nelle fila del Terzo mondo. Il primo pontefice dimissionario in tempi moderni, che nell’ultima parte del suo mandato ha dovuto affrontare gli scandali e le incomprensioni interne alla Curia romana. Sebbene le vicende del Vatileaks abbiano scosso i più stretti collaboratori, Ratzinger non ha mai perso di vista l’obiettivo di traghettare la Chiesa cattolica fuori dagli schemi del potere temporale. Benedetto XVI non ha trascinato le folle ma ha risvegliato le passioni intellettuali dei più attenti osservatori del mondo cattolico e, all’interno della comunità ecclesiale, la sua azione e il suo pensiero hanno messo in risalto sempre più lo scollamento fra le gerarchie e i fedeli. Molto per un Papa eletto per essere «di passaggio» e che, al contrario, ha avuto la capacità di pensare una Chiesa post apocalittica.
Lucia Visca
è giornalista. Già collaboratrice di «Paese Sera», ha lavorato nelle redazioni di diversi quotidiani del Gruppo Espresso. Attualmente dirige le testate elettroniche «Atlante», «Technet» e «Geopolitica». Per Castelvecchi ha pubblicato Pasolini, una morte violenta.
Il cervello, secondo le più avanzate ricerche scientifiche, non è una macchina indipendente dal suo utilizzatore. Al contrario, i circuiti che operano e comunicano al suo interno possono subire notevoli cambiamenti se le attività per le quali viene impiegato sono d’un tipo, o d’un altro. La nostra materia grigia è a tutti gli effetti un organo in continua evoluzione, le aree di cui si compone possono variare sia in termini di efficienza che di funzionalità. Sviluppiamo senza sosta nuove capacità, e senza sosta ne perdiamo. I nostri passatempi, il nostro lavoro, le nostre abitudini culturali, letterarie, cinematografiche, televisive, tutto, insomma, concorre a migliorare o peggiorare le nostre prestazioni. Il neurobiologo Gerald Huther ci guida in un viaggio nei meccanismi segreti dell’organo degli organi, e ci spiega perché – in che modo e in quale misura – i nostri comportamenti possono influenzare in maniera tutt’altro che irrilevante le nostre capacità intellettive. Una sorta di manuale, una guida all’uso in bilico tra scienza e ironia con tanto di “scorciatoie” per aumentare le facoltà più preziose, e, se necessario, indebolire quelle più disastrose.
Gerald Hüther
Neurologo, neuroscienziato e divulgatore scientifico tedesco, autore di numerose pubblicazioni. Alla fine degli anni Settanta, ritenuto in possesso di documenti riservati della DDR è stato costretto a espatriare. Con un passaporto contraffatto ha viaggiato in molti paesi dell’Europa orientale per approdare infine alla Repubblica Federale Tedesca. È attualmente a capo del Fundamental Neurobiological Research di Göttingen. Le sue ricerche sono concentrate sugli effetti provocati sul cervello da fattori come la paura, lo stress, le dipendenze e abitudini psicologiche e l’alimentazione.
Cosa c’è oltre la stella più lontana? Come si è creato l’Universo? Cosa è accaduto prima dell’inizio del tempo? Fino ad ora abbiamo discusso solo di universi che apparentemente «si comportavano bene» e che corrispondevano ai dati sperimentali. Ora potremmo finalmente essere vicini a dare delle risposte a queste domande. Abbiamo scoperto che l’Universo adotta meccanismi più sofisticati di quanto avevamo inizialmente pensato. Questo libro ci introduce alla più interessante prospettiva della moderna Fisica teorica: la teoria delle superstringhe. Questa svolta rivoluzionaria potrebbe essere a pieno titolo il completamento del sogno di Albert Einstein di trovare una «teoria di ogni cosa», che vuole le leggi della Fisica unificate in un’unica equazione in grado di spiegare tutte le forze conosciute nell’Universo. Gli autori – una scrittrice specializzata in divulgazione scientifica e uno dei maggiori studiosi delle superstringhe – riescono a esporre anche i passaggi più complessi in uno stile narrativo limpido e avvincente. E anche se, rispetto al padre fondatore della relatività, tutti ci sentiamo come nani seduti sulle spalle di un gigante, forse possiamo cominciare a guardare più lontano. Con Einstein, dunque, e oltre Einstein.
Michio Kaku
Fisico teorico impegnato da anni nello studio della teoria delle stringhe, di cui è stato il primo a dare una formulazione in termini di teoria di campo. Tra i suoi libri in traduzione italiana ricordiamo Iperspazio. Un viaggio scientifico attraverso gli universi paralleli, le distorsioni del tempo e la decima dimensione (Macro Edizioni, 2002), Fisica dell’impossibile (Codice, 2008) e Fisica del futuro (Codice, 2012).
Dopo aver esplorato il mondo della clausura contemporanea, Espedita Fisher prosegue il suo viaggio attraverso nuovi incontri, nuove voci che difendono ancora oggi il senso di una scelta estrema. Storie comuni di giovani donne che hanno trovato nella donazione di sé la via della gioia e della salvezza. Nel labirinto di incertezze che annodano e confondono il pre­sente, una luce sembra illuminare l’orizzonte verso cui camminano le “testimoni dell’asso­luto”. Il fine, è l’amore: la sorgente e il bacino di una verità, l’amore a Dio. Una strada di ri­nuncia; e forse, anche per questo, di una liber­tà vastissima.
Espedita Fisher
Classe ’78, giornalista, scrittrice, conduce da anni un’intensa attività di ricerca e di studio sulle grandi scelte mistiche della contemporaneità italiana. Il suo primo libro, Clausura (Castelvecchi, 2007) ha ricevuto il plauso di critica e pubblico.