Nel XX anniversario della riapertura della Porta di Brandeburgo. Questa narrazione attraversa il ventennio apertosi con il 1989. S'interrompe sulla soglia del 2009 perché, mentre la cronaca prosegue e i fatti si accavallano, è necessario decifrare il "già" e prefigurare il "non ancora", "storicizzare" con i limiti, le aporie ed i rischi di tale operazione - eventi e vicende non ancora conclusi per trarne elementi idonei a favorire un attraversamento consapevole del tempo contemporaneo. L'analisi che vi si svolge è inevitabilmente condizionata dal "riconoscimento" del passato che ritorna e s'incunea nel presente, riproponendosi con la sua carica enigmatica oppure occultandosi come un filo d'acqua carsica oppure ancora imponendosi con la sua forza rivoluzionaria. Il punto non è quello di scrivere o riscrivere la "storia contemporanea" né insinuarsi nel dibattito semantico o meramente accademico che riguarda interrogativi definitori sulla storiografia della contemporaneità. Occorre, piuttosto, cercare di comprendere le trasformazioni che subiscono (e inducono) nel divenire dei processi politici i linguaggi e le parole, i fatti e le interpretazioni.
L'analisi delle relazioni interpersonali trova una collocazione tutt'altro che egemone nel quadro complessivo delle scienze sociologiche, soprattutto nella tradizione accademica italiana. Il presente volume intende operare una ricognizione dei paradigmi e delle teorie che in sociologia, e in parte in psicologia sociale, si dimostrano efficaci nella riflessione intorno ai comportamenti privati nella contemporaneità, offrendo un punto di vista complementare a quelle discipline che spesso marginalizzano le dimensioni sociali dell'affettività e della sessualità. Allo stesso tempo si vuole proporre un contributo metodologico del tipo multicriterio multitecnica implementato nell'indagine ivi presentata su un panel di giovani della provincia di Latina basato sulla continuità semantica tra le nozioni di attore, gruppo e rete sociale: in questa prospettiva gli indicatori individuali e le misure costruite su base sociometrica e relazionale si integrano nella logica delle procedure di analisi, aprendo per le scienze umane orizzonti cognitivi nei quali soggetto e struttura non siano necessariamente irriducibili.
Che cosa è una 'cultura medica'? È l'estensione ad un intero ceto professionale di competenze e domande scientifiche che lo storico sa ricondurre con certezza a singole professionalità? O non è piuttosto parte di processi più generali, cioè il percorso che una comunità socialmente strutturata e governata da istituti ha potuto seguire per maturare storicamente e culturalmente il rapporto con il proprio corpo? La 'piccola storia' della medicina e della chirurgia di cui si descrive l'albero evolutivo con riferimento alle aree territoriali (Catania, Palermo, Messina) che ne hanno organizzato la crescita come sapere accademico questa storia è anche, nell'interpretazione dell'autore, 'grande' se riferita alla qualità delle risorse umane e civili che i protagonisti della medicina siciliana vi hanno investito. E così il volume cerca di offrire, alla doppia domanda iniziale, risposte calibrate ora sulle figure centrali delle cattedre, ora sulla consistenza delle strutture (ospedali e cliniche) che ne hanno modellato le identità.
Le riflessioni sull'uomo del terzo millennio, contenute in questo testo, traggono spunto dalla lettura in chiave interpretativa di alcuni teorici di fine ottocento e da pensatori contemporanei che a vario titolo si sono dedicati all'analisi delle trasformazioni socio-culturali che l'evoluzione dei progressi tecnico-scientifici nei diversi contesti spazio-temporali ha prodotto dalla rivoluzione industriale di fine ottocento fino ai giorni nostri.
In cosa consiste l'ipermoderno? Cosa diviene il bene comune quando la logica individualista predomina? Quale benessere e quale saggezza si possono intravvedere quando tutto è pervaso dal consumismo? Quale cultura e quali esigenze salvaguardare in un mondo obnubilato dall'egalitarismo? Come pensare l'umanesimo di fronte all'alluvione tecnologica? Questi gli interrogativi che costituiscono il cuore di quest'opera, che fa dell'ipermoderno più che un problema, un destino.