In un villaggio immaginario della Frisia orientale, sul Mare del Nord, vive Daniel Kuper, figlio di Hardt, droghiere, e di Birgit, che ha rinunciato ai suoi sogni per inseguire quelli, più a basso costo, del marito; primogenito cui due gemelli hanno sottratto l'amore esclusivo di sua madre, Daniel va a scuola, gioca con i suoi compagni, eppure vive in un mondo di fantasia, popolato di libri e strane idee. Aleggia intorno a lui un clima di diffidenza generale, che si solidifica quando accade qualcosa di molto insolito: nel mezzo di una torrida estate inizia improvvisamente a nevicare. Daniel scompare per diverse ore, e quando ricompare - ferito, semicosciente, ignaro di quanto accaduto - riesce solo a balbettare alcuni vaghi indizi. E non lontano da dove giace la sua bicicletta si manifesta un ampio cerchio di grano. Da questo momento in poi, Daniel si ritrova in un turbine mediatico, catalizza maldicenze e viene ritenuto responsabile di ogni anomalia che si manifesta nel villaggio, dagli agenti atmosferici, alla crisi economica, alla comparsa di alcune svastiche sui muri. Per reazione Daniel sviluppa un senso di profonda ribellione che lo porta a scontrarsi con la scuola, i suoi compagni, la sua famiglia, il contesto sociale, persino le sue passioni. Un romanzo sull'adolescenza e la crescita, sull'amicizia e sul mistero che si accompagna, normalmente, a ogni vita.
Ricordate "Le memorie di Schmeed" di Woody Allen?: "Nella primavera del 1940, una grossa Mercedes venne a fermarsi davanti al mio negozio di barbiere al 127 di Königsstrasse ed entrò Hitler. 'Voglio una spuntatina leggera' disse e non tagliatemi molto sopra.'" Schmeed, il barbiere del Reich, depositario dei segreti del Führer. Ecco: il romanzo di Timur Vermes sembra rimandare alla comicità di Allen. È l'estate del 2011. Adolf Hitler si sveglia in uno di quei campi incolti e quasi abbandonati che ancora si possono incontrare nel centro di Berlino. Egli non può fare a meno di notare che la guerra sembra cessata; che intorno a lui non ci sono i suoi fedelissimi commilitoni; che non c'è traccia di Eva. Non può non sentire un forte odore di benzina esalare dalla sua divisa sudicia e logora; e non riesce a spiegarsi l'intorpidimento delle sue articolazioni e la difficoltà che prova nel muovere i primi passi in una città piuttosto diversa da come la ricordava. Regna infatti la pace; ci sono molti stranieri; e una donna (sì, proprio una donna, per giunta goffa), tale Angela Merkel, è alla guida del Reich. 66 anni dopo la sua fine nel Bunker, contro ogni previsione, Adolf inizia una nuova carriera, stavolta a partire dalla televisione. Questo nuovo Hitler non è, tuttavia, né un imitatore, né una controfigura. È proprio lui, e non fa né dice nulla per nasconderlo, anzi, è tremendamente reale. Eppure nessuno gli crede: tutti lo prendono per uno straordinario comico, tutti lo cercano, tutti lo vogliono, tutti lo imitano.
Le vicende narrate hanno inizio nel dicembre del 1982 e terminano la notte del 9 novembre 1989, con la caduta del muro di Berlino. Protagonisti del romanzo sono i membri di una famiglia alto-borghese di Dresda, che ha cercato di sfuggire alla durezza del regime socialista rifugiandosi nel quartiere “separato” di Dresda, “la torre”. Tre i protagonisti principali: Christian, che sta tornando a casa per la festa del cinquantesimo compleanno del padre; Richard, il padre appunto; e suo fratello Meno, zio di Christian. Tutti e tre sono raffinati intellettuali: Meno lavora per una casa editrice; Christian suona il violoncello, legge molto e studia con accanimento perché vuole diventare un medico famoso; Richard, chirurgo, è un appassionato d’arte. L’ambiente raffinato ed elitario in cui vivono è una specie di torre di avorio, lontana dai meccanismi del sistema socialista. Ma fuori di lì la vita è meno “pura”: Richard, che ha una relazione extra-coniugale e una figlia illegittima, viene ricattato e obbligato a spiare i colleghi. Meno deve più di una volta censurare le opere che amerebbe pubblicare. Christian, per poter essere ammesso alla facoltà di medicina, è costretto ad arruolarsi per tre anni come volontario nell’esercito e a subire terribili umiliazioni. Tutti i protagonisti vengono colti nel momento limite in cui dovranno decidere se stare ancora col regime o schierarsi contro e mettere a rischio la sicurezza della “torre”.
Philipp Erlach è un giovane scrittore, in attesa di fortuna e di riconoscimenti. Quando i suoi nonni gli lasciano in eredità una casa, non esita, insieme all'amante Johanna, sposata, a riordinarla e prenderne possesso. Ma come spesso accade, entrare in una casa comporta dei rischi: quello di scoprire il mondo segreto di chi vi ha abitato. Fra pezzi di carta ingialliti, vecchie lettere e fotografie sbiadite, il passato della famiglia di Philipp si ricompone lentamente, portando alla luce storie personali mai sospettate. Una saga famigliare che affonda il dito nelle pieghe mai risolte della storia tedesca e austriaca (il nazismo, il comunismo, e la guerra fredda) e nella biografia del protagonista, Philipp (la morte forse accidentale della madre).
Jul lascia il Sudtirolo diretto ad Agrigento, città natale della moglie Mara. Afflitto per la tragica morte dell'unica giovanissima figlia, vuole fare, una volta per tutte, i conti con il passato. Figlio di un seguace di Hitler, Jul, convertitosi al socialismo rivoluzionario, aveva incontrato Mara, anche lei militante nelle fila dell'estrema sinistra benché figlia di un gerarca fascista, durante l'esplosione sessantottina. Con uno stile malinconico ed elegiaco, il protagonista rievoca i loro destini simmetrici e la storia del loro amore fino al progressivo distacco e, meditando sulla cupa ombra proiettata dai loro genitori, ricostruisce il periodo più oscuro del Novecento.
In un mattino del 1924, Jacob Burckardt è seduto inquieto sulla sedia del barbiere, quando sente un improvviso vociare nel negozio. Riconosce una voce di ragazzo, quella di Rainer Maria Rilke, che tenta di giustificarsi, inutilmente, per aver lasciato il portafoglio a casa. "Non la conosciamo dicono gli inservienti - non possiamo farle credito". Al che, Jacob, riconosciuto l'amico, si alza e risolve la situazione pagando lui il conto al maldestro poeta. Così comincia il breve racconto e si avvia per le strade soleggiate di Parigi: una passeggiata che non ha nulla di bohémien. Burckhardt registra, da spettatore partecipe, un pomeriggio diverso, fatto di incontri e confronti inusuali, dove tutto, almeno in apparenza, è solare.
"Il nostro cuore volge al Sud": a ragione è stata scelta come titolo del libro questa citazione, tratta da una lettera di Freud alla moglie da Lavarone il primo settembre del 1900; infatti, benché contempli anche viaggi verso il settentrione (in Inghilterra e in Olanda), nonché un soggiorno in America, questa raccolta epistolare concerne soprattutto una serie di periodi di vacanza trascorsi da Freud in quel meridione - per lui esso comprendeva anche l'Alto Adige e la Svizzera e si estendeva fino alla Sicilia e alla Grecia che, con le sue seduzioni archeologiche, climatiche e gastronomiche, per molti anni egli adottò quale antidoto temporaneo contro la routine logorante della quotidianità nell'amata-odiata Vienna.
Già nei racconti di "Il treno era in orario" e "Viandante, se giungi a Spa...", Heinrich Böll aveva dolorosamente rievocato i drammi del conflitto mondiale e della Germania postbellica. Ma nel romanzo "Dov'eri Adamo?" gli orrori della guerra divengono veri protagonisti della narrazione. Quasi fossero episodi indipendenti, i nove capitoli del romanzo sono infatti altrettante sequenze in presa diretta su quella inarrestabile tragedia che strappa agli uomini e alle donne, ai militari e ai civili, ogni progetto e ogni sentimento. Dai cruenti combattimenti sul fronte orientale, all'orrore dei campi di sterminio, Böll racconta con sconcertante realismo schegge di follia e crudeltà.
Da tre celebri raccolte di racconti di Heinrich Böll è tratta l'antologia della sua vena dissacratoria: storie brevi in cui ha affinato le sue armi per combattere le ipocrisie e le ingiustizie della Germania occidentale. Zampate morbide all'apparenza, in sostanza feroci, alla purulenta illusione della società del benessere.