Atti del Convegno internazionale (Villa Mondragone, Monte Porzio Catone (RM), 27-29 novembre 2008).
Dal punto di vista storico, un legame strettissimo tra religione e diritto ha accompagnato con varie modalità tutta la vicenda dell’umanità. Oggi, però, di fronte alle accese discussioni e alle perplessità suscitate intorno a questioni come, ad esempio, l’esposizione del crocefisso nei luoghi pubblici, l’uso del velo islamico, la definizione delle festività, è necessaria un’approfondita riconsiderazione del sistema vigente per realizzare l’armonizzazione di esigenze e diritti spesso in conflitto tra loro. In principio era la legge e in principio era il giudice: i due modelli si contendono la scena e spetta al giurista, con la sua infaticabile mediazione tra ius e lex, tra equità e giustizia, coltivare l’incantesimo del diritto. E spetta al giurista a maggior ragione in un’epoca come la nostra, nella quale, per quanto ci riguarda, Europa attende e, come nel mito, per la vergine figlia di Fenice ci si dà battaglia e questa volta si inizia proprio dai simboli religiosi.
Sono trascorsi trent'anni da quando Agnese Cini Tassinario mise in pratica la sua idea di creare Biblia, associazione laica di cultura biblica. Grazie all'apporto di studiosi di indiscusso prestigio e all'impegno dei soci, è stata vinta la sfida di presentare la Bibbia come un patrimonio culturale aperto a tutti. Questa caratteristica rende Biblia esperienza inedita sia in Italia sia all'estero. La specifica ricerca dell'associazione e il suo impegno per il mondo della scuola sono ben sintetizzati da questo libro. Il testo raccoglie contributi editi e inediti di elevato valore culturale e documenta con efficacia la cultura dello scambio e l'apertura al dialogo tipici di Biblia.
«Interroga tuo padre e te lo farà sapere» (Dt 32,7). Così la Bibbia esorta i giovani. «Racconta!», invece, è il monito che tutta la tradizione ebraica rivolge ai genitori, ovvero «fate haggadah», raccontate la storia, trasmettete la fede, tramandate “le proprietà”. Ecco allora alcuni racconti per immaginare gli ambienti, le atmosfere, i mondi storici e geografici in cui gli uomini, migliaia di anni fa, incontrarono il Dio fatto carne, impastato di umano, incredibilmente terreno, il Dio pastore che odora di pecora. Cosa accadde quella notte presso le rive del Mar Rosso quando Israele uscì dall’Egitto? Come immaginare la Betlemme di duemila anni fa? Perché mai una mandria di porci dovrebbe gettarsi in un lago ed affogare? Cosa avvenne durante la Pasqua dell’anno 36 nei recinti interni del tempio di Gerusalemme? Come vissero i pochi sopravvissuti dell’anno 70 la devastante avanzata delle macchine belliche di Tito sulla Città Santa?
Il volume prende in esame il dialogo dell’autore con i gesuiti sul Santo (1905) di Antonio Fogazzaro. Contestualizzati il romanziere e la sua opera, vengono commentati gli articoli della «Civiltà Cattolica» sul Santo. Si scopre così che la confutazione del romanzo fu imposta da Pio X e che i gesuiti cercarono di squalificare Fogazzaro, ritenendolo ignorante in teologia e accusandolo di gravi errori. Il protagonista, Benedetto, venne descritto come un paranoico e Il Santo considerata un’opera funesta. Dopo questa ultradecennale polemica, i gesuiti (e la Chiesa) intendono ora, invece, riconsiderare il Fogazzaro alla luce delle idee innovative del Concilio Vaticano II, alcune delle quali erano presenti in nuce nel Santo.
Il Crocifisso risorto è il paradosso del cristianesimo che poggia sul fondamento apparentemente fragilissimo della Pasqua, dove morte e vita si affrontano in un incredibile duello. La vita di Gesù, nello stile sobrio di Luca, termina nella serena convinzione di un compimento fiducioso: sulla croce il Cristo è sereno, e nell’interpretazione lignea del Crocifisso di Lérins sorride. L’effetto di questa unità dei contrari è il paradosso, che la ragione, grazie all’esperienza di fede, può riconoscere come incomprensibile e tuttavia dotato di senso. Perché il Crocifisso sorride guardando il teologo che pensa? Perché il teologo pensa e la verità gli sfugge. Una provocazione per un pensiero forte e umile.
Queste pagine sono nate dalla duplice esigenza di prestare ascolto alla sofferenza di alcuni fratelli e di dare voce al loro bisogno di riconciliazione. Fratelli che, con un'espressione sintetica, vengono definiti "divorziati risposati o che vivono in nuova unione". Questa definizione rischia di mettere dentro un'unica categoria situazioni esistenziali, storie di dolore e di rinascita, percorsi di fede, che in realtà sono molto diversi tra loro, o meglio, sono unici e irripetibili, come uniche e irripetibili sono le persone. L'autrice focalizza la sua attenzione su alcuni di questi fratelli, dolorosamente consapevoli di non potersi accostare ai sacramenti e di non essere pienamente partecipi della vita ecclesiale a causa della loro condizione esistenziale, i quali tuttavia continuano il loro percorso di fede, trasmettono ai propri figli il messaggio liberante del vangelo e partecipano con loro alla messa domenicale. Ma senza potersi nutrire alla mensa eucaristica e senza poter ricevere il perdono che desiderano.
Lo scopo di questo libro, che si compone di una parte saggistica ed una letteraria (un diario di viaggio), è quello di proporre in forma - narrativa, appunto - un itinerario di conoscenza nell'intercultura. Si passa così dalla riflessione teorica, agli esempi concreti della comparazione educativa, della pedagogia interculturale, della narrazione presentata come una forma del pensiero; strumento principe di costruzione-organizzazione della conoscenza, spunto didattico e pedagogico di sicuro interesse e novità. Queste pagine dedicate, oltre che ai ricercatori e agli studenti, anche ai genitori, agli educatori e agli insegnanti, suggeriscono un approccio narrativo all'insegnamento e all'educazione attraverso riflessioni ed esempi.
Le pagine che seguono costituiscono un frammento di una riflessione più ampia, la quale ruota attorno ad una questione di fondo: il matrimonio, inteso sia come atto costitutivo della famiglia (matrimonium in fieri, come dicono i canonisti) sia come la famiglia stessa che su questo si fonda e che dura nel tempo (matrimonium in facto esse), è un istituto strutturato dal diritto o un istituto strutturato dalla legge? L'interrogativo oggi si pone per più ragioni, non ultima quella relativa alla differenza sessuale quale prerequisito inderogabile del matrimonio. In questo ambito si coglie un divario tra le ideologie del gender, che distinguono e contrappongono natura e cultura, ed il diritto canonico, che viceversa continua ad esprimere una concezione la quale tiene insieme natura e cultura. Nel testo si tenta di dare una risposta all'interrogativo iniziale e cioè che si tratta di istituto strutturato dal diritto e non dalla legge, nel senso che "veritas, non auctoritas facit matrimonium."
L'idea di quest'opera nasce durante le vacanze estive del 2012, quando Girolamo Geraci e Carmelo Sciumè, dopo l'ennesimo pomeriggio passato a cercare immagini da inserire in una relazione per un convegno, si sono chiesti: "Perché non realizzare un atlante tutto nostro?". Nasce così quest'opera, che si rivolge soprattutto ai giovani che si avvicinano per la prima volta all'affascinante mondo dell'Endoscopia dell'alto tratto digerente. Nelle pagine di questo libro è possibile trovare immagini delle patologie endoscopiche più frequenti di esofago, stomaco e duodeno, con riferimento a casi clinici particolarmente complessi o rari, presentatisi nel corso del lavoro quotidiano degli autori. L'atlante non ha la pretesa di "insegnare" l'Endoscopia digestiva, ma ha il solo scopo di presentare una carrellata ragionata ed ordinata di immagini endoscopiche, con il proposito di consentire a un giovane medico di appassionarsi a questa disciplina, frutto di decenni di lavoro e di impegno professionale.
Questo volume prosegue idealmente il discorso iniziato nel precedente L'Italia e i mass-media (Aracne, 2012). I saggi qui raccolti, occupandosi di aspetti diversi della cultura contemporanea e delle variazioni narrative e comunicative nei nuovi mezzi di comunicazione e in quelli tradizionali, vogliono dare un contributo interdisciplinare alla riflessione sul rapporto tra lingua, cultura e creatività nei mass-media in Italia.
La capacità di affrontare il conflitto come confronto, gestione di forti contrasti e risoluzione di problemi in maniera efficace è un fattore determinante del successo o del fallimento di un’organizzazione. Il conflitto è motore e propulsore delle relazioni per la sopravvivenza e l’evoluzione dei sistemi organizzativi, un potente strumento di cambiamento organizzativo di cui vanno comprese origini, dinamiche e funzioni per una sua corretta gestione. L’obiettivo di questo lavoro è quello di fornire un contributo allo studio del conflitto nelle scienze organizzative, analizzando e rielaborando la letteratura sul tema relativa a un orizzonte temporale di circa cinquant’anni, al fine di attuare un processo di schematizzazione e giungere a una possibile chiarificazione terminologica e a un approccio del fenomeno per livelli organizzativi. Il tentativo è di dare una “visione schematica” del fenomeno senza avere la pretesa di essere completi ed esaustivi, data la moltitudine dei contributi presenti a riguardo.