Natuzza Evolo – nata nel 1924 a Paravati, una frazione della cittadina calabrese di Mileto, e morta nel suo paesino il 1° novembre 2009 – è la più famosa mistica stigmatizzata italiana del Novecento. Donna dalla vita apparentemente normale, madre di cinque figli, analfabeta, è stata però una guida e una maestra di vita per le migliaia di persone che accorrevano a lei dall’Italia e dall’estero per avere ascolto, conforto e aiuto. Questa totale dedizione agli altri è stato il vero “segreto” della sua vita, e la chiave per comprendere anche gli straordinari fenomeni mistici di cui è stata protagonista. Renzo Allegri, autore di popolari volumi dedicati a Padre Pio, ha incontrato Natuzza varie volte, a cominciare dal 1977, quando non era ancora nota al grande pubblico. Le inedite testimonianze ottenute intervistando la stessa Natuzza e le persone che la conobbero sin da bambina sono ora proposte in questo libro, che costituisce un documento originale e prezioso.
La storia «dovrebbe fare più spazio a un grande riformatore come Padre Lombardi» (Andrea Riccardi). Un sognatore, un uomo proteso per tutta la sua esistenza verso l'idea di cambiare il mondo, costruendone uno nuovo, più giusto e più umano. Profondamente preso dall'idea del Concilio, da cui fu invece escluso, ne era stato un antesignano e ne fu poi autorevole interprete e promulgatore. Alla fine della sua vita - quando il declino delle forze fisiche lo aveva ormai da tempo escluso dalla scena pubblica italiana e mondiale, che egli aveva occupato da protagonista per oltre vent'anni - con un radicale capovolgimento di prospettiva (è questo il tornante meno esplorato della sua vita) Lombardi superò l'idea di rinnovare la Chiesa per rinnovare il mondo. L'ultima sua intuizione profetica è quella di una libera e aperta dinamica della Chiesa al servizio dell'umanità, in dialogo con tutti i credenti di tutte le religioni e con tutti gli uomini di buona volontà; la meta è la realizzazione del Regno di Dio, già presente nel cuore di chiunque ubbidisce alla propria coscienza, e che lo Spirito Santo costruisce ben al di là dei confini della Chiesa.
L'opera del card. T. Spidlík rappresenta una visione teologica organica sentita come propria sia dall'Oriente che dall'Occidente cristiano, un vero unicum nella riflessione teologica della seconda metà del ventesimo secolo. Egli è stato riconosciuto infatti uno dei massimi conoscitori della spiritualità dell'Oriente cristiano; ha formulato un pensiero antropologico attuale per la Chiesa, dove al centro è posta la "teologia del cuore", rivalutando la "preghiera del cuore", trattata con un metodo originale, valido per la società odierna. Il tratto peculiare dell'essere persona secondo Spidlík è la capacità di relazioni che favorisce nell'uomo spirituale la propensione al dialogo tra le Chiese e le religioni, e la capacità di "cogliere" i significati spirituali che la divina provvidenza ci lascia in ogni tempo, all'interno delle diverse manifestazioni culturali.
Paola è tenace e la tetraparesi spastica non le impedisce di sperimentare faticose meraviglie: un impensabile viaggio in Terra Santa, il mirabolante uso del computer, una Via Crucis sulle pietre toccate da Gesù. "Nel 2011 ho realizzato il sogno di quel viaggio e non chiedo di più". Una richiesta invece la fa, a nome di tutti: "Vorrei capire con il cuore qualcosa che con la testa so da tanto, e cioè che la disabilità non è la fine del mondo, poiché quaggiù un poco disabili lo siamo tutti". Un piccolo libro che è anche un coro di voci, nel quale l'autrice fa parlare parenti e amici, l'eroica mamma Gemma e i giornalisti che l'hanno aiutata a raccontare l'avventura del viaggio e della vita.
È la biografia della serva di Dio suor Maddalena Moccia: nacque a Napoli nel 1898 e vi trascorse l'infanzia in una famiglia benestante. Nel 1913 fu mandata nel Collegio delle Suore Orsoline a Roma dove approfondì la sua esperienza di fede fino a maturare la vocazione religiosa. Entrò nella Comunità delle Brigidine a Roma, dove venne accolta come postulante nel 1920: prese il nome di Suor M. Maddalena di Gesù Crocifisso. Il 23 luglio 1921 vestì l'abito religioso, ma già nel settembre si affacciavano i primi sintomi della tubercolosi polmonare che l'avrebbe portata alla morte. Il 20 febbraio 1922 emise i voti perpetui, dopo solo sette mesi di noviziato, e il 20 aprile 1922 spirava a Roma in fama di santità.
Il libro tratta di due martiri gesuiti, amici, accomunati dall'amore per il Vangelo e per la difesa dei poveri, degli indifesi, p. Oscar Romero, beatitificato il 23 maggio 2015 e Rutilio Grande, di cui è iniziato il processo di beatificazione.
Alfie Lambe nacque a Tullamore (Irlanda) nel 1932; entrò nella Legione di Maria e, designato come «Inviato», nel 1953 partì per Bogotà; da qui iniziò la sua infaticabile opera di apostolato nell’America del Sud. Dotato di un carattere forte e volitivo, fu tuttavia un modello di pazienza, amabilità e dedizione al prossimo; tramite la Legione fece rifiorire la vita cristiana con un’azione costante e capillare nelle famiglie, nei collegi, nelle carceri, nei luoghi di prostituzione, nei lebbrosari. Amava gli uomini, ciascuno in particolare, e stava volentieri con tutti, animandoli con il suo temperamento allegro e spiritoso. Il ritmo micidiale della sua attività contribuì alla sua fine prematura; un cancro diagnosticato tardi lo bruciò rapidamente: si spense a 26 anni, a Buenos Aires, nel 1959. Nella stessa città si è aperta nel 1978 la causa di beatificazione.
I professori del Seminario di Milano con altri docenti universitari hanno studiato in modo interdisciplinare le opere e i giorni di Martini, dando vita a una sua "biografia teo-logica". Con stile agile e coinvolgente, il volume mette in luce come il cardinale abbia fatto teologia non tanto a tavolino, quanto piuttosto "nel" ministero pastorale; anzi, "nella" sua stessa vita di pastore. Si è rivelato così vescovo docile al Vaticano II, da lui letto come segno cristallino dello Spirito per la Chiesa contemporanea. Il suo ministero episcopale è stato una traduzione creativa e originale dell'insegnamento conciliare primariamente nella Diocesi ambrosiana e, di riflesso, nella Chiesa universale.
Il vescovo carmelitano Donal Raymond Lamont fu un importante testimone di una stagione di conflitti razziali, che condussero a odiose e terribili sofferenze numerose popolazioni dell’Africa meridionale. A tale visione disumana e ingiusta, Lamont si oppose con la forza del Vangelo. Anche la sua partecipazione al Concilio Vaticano II fu assai significativa per il rinnovamento della visione missionaria della Chiesa. P. Fernando Millán Romeral, O.Carm., tratteggia il profilo di questo frate carmelitano divenuto primo vescovo di Umtali in Rhodesia del Sud, oggi chiamata Mutare nell’attuale Zimbabwe, mettendo in evidenza la sua sensibilità ecclesiale, l’impegno per la giustizia e la pace, la grande spiritualità.
"La spiccata caratteristica della Madre Caterina era una grande lealtà verso i suoi Superiori e in particolar modo verso la Madre Elisabetta, e un immancabile spirito di obbedienza che la rendeva pronta a correre sino alla fine del mondo, ad affrontare qualsiasi difficoltà, per adempiere in pieno il suo dovere. Nutrì un amore intenso per l'Ufficio Divino, cioè per la solenne recita in coro". Così si esprime Madre M. Tekla Famiglietti, Abbadessa Generale dell'Ordine del SS. Salvatore di Santa Brigida, presentando il terzo volume della Collana Brigidine. Il carisma di questa Suora propone una vita obbediente per amore che interpella ancora oggi il nostro tempo.
Quando fu nominato cardinale da Giovanni Paolo II, il 21 febbraio del 2001, Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga aveva 58 anni ed era uno dei più giovani rappresentanti del sacro collegio. Pochi si aspettavano che il suo nome rientrasse nella lista dei porporati, men che meno il diretto interessato. Ma l’ascesa di questo vescovo di una lontana provincia latinoamericana, l’Honduras, non si è fermata lì. Rodriguez Maradiaga è stato tra i “papabili” più in vista durante l’ultimo conclave. Questo libro ne tratteggia un profilo a tutto tondo, scoprendo il personaggio e la sua vita, fatta di grandi passioni: la musica (suona il sassofono e il pianoforte, mitiche le sue jazz session a porte chiuse), il volo (pilota “clandestinamente” aerei ed elicotteri fin da ragazzo), don Bosco (conobbe il santo torinese giovanissimo e se ne innamorò). Al centro la lotta contro la povertà, convinto della necessità di una globalizzazione solidale, nella quale le banane e il caffè dell’Honduras possano valere quanto i prodotti del cosiddetto primo mondo.
Dalla finestra della casa delle zie di Campofilone, un paesino delle Marche, inizia il racconto in prima persona di settant’anni vissuti intensamente, segnati dalle vicende della Comunità di Capodarco e da un’apertura progressiva ai problemi della società e della politica, ma anche da una ricerca spirituale senza sconti e facili scorciatoie.