Le tesi filosofiche sostenute da Karl Popper sono state da lui stesso etichettate con la formula realismo critico ed esposte come "completamento del criticismo kantiano". Popper, inoltre, si è presentato anche come il teorico del fallibilismo. Il fallibilismo, ha scritto, "non è nient'altro che il non-sapere socratico". Infine, egli ha affermato di essere "sempre stato un filosofo del senso comune". I meriti del senso comune, secondo Popper, sono molteplici. Infatti, ad esempio, ha privilegiato il realismo, l'indeterminismo e la teoria e la teoria della verità come corrispondenza. "Il senso comune egli scrive - è in tutte le situazioni problematiche il consigliere più valido e più affidabile. Esso però non è sempre affidabile; e qualora si affrontino problemi di teoria della conoscenza è allora della massima importanza fronteggiarlo in modo seriamente critico". In breve, secondo Popper, la scienza e la filosofia hanno il loro punto di partenza nel senso comune e lo strumento di progresso è la critica. È la critica che consente, in ultima analisi, di passare dai pregiudizi del senso comune ai giudizi della filosofia e della scienza. Il punto di arrivo, dunque, è un senso comune più raffinato, più sofisticato.
L'interesse scientifico per le questioni sociali o politiche, scrive Popper, è "di pochissimo posteriore a quello per la fisica. Vi furono anzi periodi dell'antichità (penso alla teoria politica di Platone e alla raccolta delle Costituzioni di Aristotele) nei quali la scienza della società poteva sembrare più progredita della scienza della natura". Tuttavia, mentre le scienze della natura si sono sviluppate negli ultimi secoli con grande rapidità, la stessa cosa non può dirsi delle scienze sociali. E tale ritardo va attribuito, tra l'altro, al fatto che tra gli studiosi non c'è un accordo unanime sullo statuto epistemologico della sociologia e sui compiti che sono propri di questa disciplina. La tesi di fondo di Popper è che le scienze naturali e quelle sociali seguono lo stesso metodo. Tutte partono da problemi e avanzano sul sentiero delle congetture e delle critiche. Inoltre, il compito della sociologia non è, a detta di Popper, quello di predire direzioni o tendenze dello sviluppo sociale o, se si preferisce, di profetizzare gli sviluppi storici e politici, ma, più modestamente, di studiare le conseguenze inintenzionali delle azioni umane intenzionali.
Tutti gli uomini, secondo Karl R. Popper, sono dei filosofi. Tutti hanno se non dei giudizi almeno dei pregiudizi filosofici. Tuttavia a questa fame di filosofia non sempre i filosofi accademici hanno dato risposte adeguate. Essi, infatti, si sono ammalati di specialismo e di scolasticismo, hanno peccato di immodestia e di oscurità. Nelle opere di Popper sono contenuti giudizi severi nei confronti di molti filosofi del Novecento e anche dei secoli precedenti. Da Platone a Marx, da Hegel a Wittgenstein, da Eraclito ai francofortesi, da La Mettrie a Fichte. Ma ci si imbatte pure in dichiarazioni di sostanziale consonanza con le tesi di un nutrito gruppo di filosofi, per lo più dei secoli passati: da Senofane a Locke, da Antistene a Montaigne, da Hume a Kant, da Erasmo e Peirce, da Epicuro e Lucrezio a Russel. Nel presente volume sono raccolti alcuni saggi popperiani che aiutano a ricostruire, in modo sufficientemente dettagliato, il panorama delle sue amicizie e delle sue inimicizie nel campo della filosofia. Da queste pagine Popper si presenta come un indeterminista, un realista, un empirista, un razionalista critico e, quindi, come un filosofo che non ama esistenzialisti, e marxisti, nichilisti e relativisti, fenomenologi e idealisti, deterministi e utopisti, scientismi e storicismi, statalisti e filosofi del linguaggio.
In questa autobiografia intellettuale le vicende personali e familiari di Popper si intrecciano con i tragici risvolti del XX secolo: è la storia di una delle menti più eccelse del secolo scorso ma anche, semplicemente, la storia di un uomo.
Questa edizione unisce, in un unico tomo, i due volumi de "La società aperta e i suoi nemici", uno dei grandi classici del Novecento e una difesa appassionata della democrazia dai suoi nemici, quali Platone, Hegel e Marx. Secondo Popper, Platone fu un grande uomo. Ma i grandi uomini possono commettere grandi errori. E il grande errore di Platone fu quello di aver teorizzato la "società chiusa": «Platone fu costretto a combattere il libero pensiero e il perseguimento della verità; fu indotto a difendere la menzogna, i miracoli politici, la superstizione dei tabù, la soppressione della verità e, alla fine, la violenza brutale». Per tutto ciò, «la lezione che noi [...] dovremmo apprendere da Platone è esattamente l'opposto di quanto egli vorrebbe insegnarci. È una lezione che non deve essere dimenticata. Per quanto eccellente fosse la sua diagnosi sociologica, lo sviluppo stesso di Platone dimostra che la terapia che raccomandava è peggiore del male che tentava di combattere». Anche nei confronti di Marx, Popper è stato forse il più acuto e tenace critico. Le sue argomentazioni hanno devastato il materialismo storico e quello dialettico ed hanno inoltre dimostrato che il pensiero marxista contraddice il canone principale della ricerca scientifica: quello di accettare confutazioni. «Il marxismo, oggi, non è più scienza; e non lo è poiché ha infranto la regola metodologica per la quale noi dobbiamo accettare la falsificazione, ed ha immunizzato se stesso contro le più clamorose confutazioni delle sue predilezioni. Da allora esso può venir descritto solo come non-scienza, come un sogno metafisico, se volete, congiunto con una realtà crudele».
"Dopo la società aperta" ci rivela lo sviluppo filosofico e politico di Popper durante e dopo la seconda guerra mondiale, dai suoi primi pensieri socialisti all'umanitarismo radicale della società aperta. I saggi qui riportati, molti dei quali tradotti in italiano per la prima volta, dimostrano con chiarezza il pensiero di Popper sulla religione, sulla storia, su Platone, Aristotele e sui vari e complessi aspetti della società contemporanea.
Il pensiero di un maestro del liberalismo. Le riflessioni dell'autore sono ordinate alfabeticamente secondo l'argomento trattato. Il volume diventa così un dizionario-manuale di idee liberali.
Dopo la società aperta ci rivela lo sviluppo filosofico e politico di Popper durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, dai suoi primi pensieri socialisti all'umanitarismo radicale della Società Aperta. I saggi qui riportati, molti dei quali tradotti in italiano per la prima volta, dimostrano con chiarezza il pensiero di Popper sulla religione, sulla storia, su Platone, Aristotele e sui vari e complessi aspetti della società contemporanea.