I due testi plautini qui raccolti, risalenti rispettivamente al 186 e al 200 a.C., ruotano entrambi attorno a una storia d'amore contrastata. Il primo mette in scena un patrigno e un figliastro innamorati della stessa ragazza, una trovatella, che alla fine si scoprirà di libera nascita e così potrà sposare il più giovane dei pretendenti, di cui è innamorata, beffando i tardivi desideri del vecchio. Il secondo riprende il tema dei fratelli e delle vicende parallele, tipico del teatro classico, per raccontare la storia di due sorelle che insistono nel serbarsi fedeli ai mariti, di cui non hanno notizie da tempo, contro i tentativi del padre di farle risposare. La loro dedizione sarà premiata dal ritorno degli sposi nel frattempo divenuti ricchi.
Il teatro di Plauto affonda le proprie radici nella commedia tradizionale italica, coniugata con i raffinati testi greci, soprattutto di Menandro. Tratta da un soggetto menandreo è infatti la prima delle due commedie qui raccolte, "Bacchides", basata sulla doppia storia d'amore di due giovani per due cortigiane gemelle, con una serie di esilaranti equivoci e scambi di identità. La trama segue uno sviluppo articolato e un ritmo indiavolato, che rende assai divertente il testo anche per i più smaliziati lettori contemporanei. La seconda opera, "Curculio", mette invece in scena un'altra situazione tipica del teatro antico, l'amore contrastato di un ragazzo per una schiava già comprata da un soldato sbruffone, con l'aggiunta però anche qui della cifra tipica dei testi plautini, quella complicazione della trama e dell'intrecciarsi di inganni, fraintendimenti, tranelli e vicende erotiche che, insieme alla caratterizzazione dei personaggi (soprattutto il parassita Gorgoglione), porta a risultati di irresistibile, talora feroce e persino tragica, ironia.
In questo secondo volume sono raccolte le seguenti commedie: Miles gloriosus. Il soldato spaccone, Mostellaria, Persa, Pseudolus. Pseudolo, Rudens. La gomena, Trinummus. Tre soldi. Traduzioni e note a cura di Maurizio Bettini e Giovanna Faranda.
Epidico è lo schiavo di Perifane e del figlio di questi Strattippocle. Per due volte inganna il padre per favorire gli amori del figlio e invece di essere punito sarà premiato con la libertà perché, senza volere, risce a far ritrovare a Perifane la figlia che non aveva mai conosciuto e che cercava disperatamente. Abbiamo in questa anomala commedia di Plauto il rovesciamento del detto "l'inferno è lastricato di buone intenzioni". In questo caso per il furfante schiavo Epidico le cattive intenzioni hanno lastricato per lui il paradiso della libertà. Introduzione di Guido Paduano, testo latino a fronte.
La commedia degli errori e degli scambi che ha ispirato autori come Shakespeare. Due gemelli separati dal destino scatenano equivoci e colpi di scena di un'irresistibile comicità.
Nello Pseudolus, l'omonimo servo vuole aiutare in ogni modo il padroncino a conquistare una ragazza schiava di un perfido lenone, e ne combina di tutti i colori. Nel Trinummus bastano tre monete a convincere un sicofante imbroglione a prendere il posto di un'altra persona.