«C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo». San Paolo presenta il desiderio di bene nel cuore dell'uomo non come acquisizione pacifica, ma come una impegnativa conquista, come una battaglia. L'apostolo parla di combattere la buona battaglia che spinge l'uomo a lottare contro l'ostilità in se stesso e nelle cose che lo circondano, a superare i limiti di questo "secolo-mondo", per abbracciare l'unica e vera Felicità con le armi della Fede. In questa battaglia non siamo soli. Paolo ribadisce, infatti, che le passioni peccaminose sono state crocifisse con Cristo, vincitore del peccato. Quindi, l'uomo è esortato a camminare secondo lo Spirito, lottando contro ciò che ostacola l'opera di Cristo in lui.
Chi non ha fatto, almeno una volta nella propria vita, esperienza di delusione? Chi non ha deluso qualcuno? Chi non è stato deluso dall'amico, dalla persona amata, dalla vita, dagli avvenimenti, dai sogni infranti? Non esiste essere umano che non abbia fatto esperienza di delusione. Senza esagerazione, non c'è dio che non sia stato deluso dagli uomini. La delusione non va nascosta, non va temuta perché non è ad essa che va consegnata l'ultima parola. Piuttosto va riconsiderata come opportunità di cambiamento di rotta, come luogo silenzioso e personale di crescita in cui è possibile ritrovare se stessi e riflettere sul modo in cui ci si relaziona col mondo e con Dio stesso.
II primo decennio, del terzo millennio, si è aperto con una crisi economico-finanziaria che non conosce precedenti. I notiziari aprono e chiudono con news legate alla finanza e non di politica economica. E' il mercato finanziario che decide le sorti di un governo che sia di destra o di sinistra, non importa. La finanza giornaliera decide le sorti di uno stato. Tutto è sacrificato sull'altare della borsa finanziaria. Come è possibile che la finanza, che è gestita da pochissime persone, possa manovrare il mondo?
La crisi attuale avrà lunghe ripercussioni, nonostante le manovre di rigore, se non si ritorna a riporre al centro l'economia e la politica che a loro volta rimetteranno al centro l'uomo come immagine di Dio. Ci si deve interrogare sul serio su quale politica e su quale economia scommettere?
Don Paolo Malerba, laureato presso la Facoltà di Teologia dell'Italia settentrionale, Milano, 2000. Dottorato in Pastorale con specializzazione in Dottrina Sociale de[I.a Chiesa presso l'Università "Lateranense", Roma, 2006. È sacerdote nella diocesi di MolfettaRuvo-Giovinazzo-Terlizzi; ha vissuto quattro anni con i padri Comboniani tra formazione e lavoro missionario a Marsabit in Kenya.
Per la Tau Editrice ha pubblicato, nel 2012 il volume "Lavoro, dono o castigo".
Nel mondo contemporaneo la distinzione dominante non è più quella tra lavoro intellettuale e manuale, ma quella tra lavoro e non lavoro, tra tempo occupato e tempo libero, tra ciò che è utile per l'individuo e la società e ciò che appartiene al gioco e alla festa.
Si tratta di un piccolo spaccato di storia "vera" che aiuta a capire come nella vita di ognuno possa avvenire un repentino mutamento del destino da capovolgere il percorso di un'intera esistenza. La vicenda di Santi di Cascese colpì molto l'immaginazione dell'epoca e forse potrebbe colpire anche oggi la fantasia dei giovani e meno giovani. Santi di Cascese era nato a Poppi e stava imparando l'arte della lana a Firenze presso la corporazione dei lanaioli sotto la tutela dello zio Antonio, essendo rimasto orfano, quando, inaspettatamente, gli fu comunicato dalla delegazione giunta da Bologna che non era figlio di Agnolo di Cascese, bensì figlio illegittimo di Ercole Bentivoglio. Santi aveva circa 21 anni. Con istanza ufficiale i bolognesi gli chiesero di assumere il comando di Bologna per preservare dalla fine la famiglia Bentivoglio, minacciata dalla fazione avversa dei Canetoli. I cronisti dell'epoca riferiscono che Santi "molto se ne meravigliò" e cadde in preda a una notevole agitazione. L'incontro con il grande Cosimo de' Medici che aveva allora la più alta autorità su Firenze, fu decisivo. Lo racconta Niccolò Machiavelli...
Le vicende delle spoglie mortali del Martire Vittorino, così preziose per la religiosità locale, hanno attraversato i secoli e si sono incrociate variamente con la storia non facile della città dell'Aquila.
La pubblicazione degli Atti del Convegno organizzato dal Rotary e tenutosi a L’Aquila in occasione della Perdonanza 2008, avviene dopo due date incise ormai per sempre nella storia dell’Aquila: il tragico sisma del 6 aprile 2009 e il grande incontro internazionale del G8 (8-10 luglio 2009). Che c’entra tutto questo con il messaggio di s. Pietro Celestino? Il legame, invece c’è, e sembra abbastanza profondo. La tragedia del terremoto rischia di ingenerare in molti un senso di frustrazione, una spiacevole impressione che ormai la nostra amata città sia destinata ad un lungo declino. Ecco di fronte a questo rischio terribile, tornare a parlare dell’umile eremita del Morrone divenuto papa, significa riaprire le pagine di una antica storia di civiltà, di fede, di spiritualità, di affascinanti realizzazioni artistiche. Tornare a parlare di Celestino significa riprendere coscienza che la nostra storia di aquilani e di abruzzesi non si è fermata. Si, ha avuto una tragica pausa. Ma per ricominciare ora un cammino nuovo.
Contributi di: Walter Capezzali, Luigi Mezzadri, Paola Poli, Francesco Zimei
Paola Poli, archivista dell’Archivio dell’Arcidiocesi dell’Aquila, si è diplomata presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica e ha conseguito il Master Post Lauream della Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. Dal 2000 è direttrice dell’Archivio Arcidiocesano e, dal 2006, della presente sezione di studi, Collectanea Archivi Ecclesiae Aquilanae, confluita nella collana dell’Istituto di Scienze Religiose Fedelmente.
"Ho scritto la biografia di un bandito vissuto nel XVI secolo, il duca di Montemarciano Alfonso Piccolomini, inquadrata nel periodo storico in cui visse. Su questo turbolento e affascinante personaggio che finì giustiziato a Firenze per ordine del granduca Ferdinando I dei Medici, ho compiuto una vasta ricerca su fonti documentarie inedite, da cui a suo tempo trassi un breve saggio pubblicato sulla rivista "Ricerche Storiche" intitolato "Alfonso Piccolomini, duca e bandito del secolo XVI". Mai come alla fine del Cinquecento il fenomeno del banditismo assunse proporzioni così imponenti da spaventare il Papato, la Spagna e il Granducato di Toscana e da divenire strumento di ricatto nella politica internazionale. Evidentemente una sorta di rivoluzione parallela allo smantellamento della società di stampo medioevale si manifestava nelle sedi del potere. L'aristocrazia prendeva il posto dei cavalieri e degli ecclesiastici che avevano dominato per secoli, ma la politica accentratrice dei pontefici, che si accentuò sotto il pontificato di Gregorio XIII, inevitabilmente avrebbe determinato un nuovo sistema sociale, nel quale i feudatari avrebbero perso molte delle loro prerogative. Così in quest'epoca di mutamenti tra i banditi non c'erano soltanto contadini, braccianti, delinquenti comuni, per i quali il banditismo si presentava come l'unica alternativa alla sopravvivenza, ma anche esponenti della classe feudale in rivolta contro l'autorità sempre più pressante dei papi. Il più autorevole e temibile bandito dello Stato Pontificio e dell'intera Italia fu appunto un nobile, il duca di Montemarciano Alfonso Piccolomini, discendente di papa Pio II Piccolomini. Nella sua breve e tumultuosa esistenza difese strenuamente i suoi diritti e le sue prerogative cosicché a ragione si può considerare una sorta di "ultimo feudatario" di un mondo destinato a scomparire sotto l'avanzata dell' accentramento dell'autorità statale."
Questo libretto passa in rassegna i principali contenuti liturgici e teologici dei sacramenti, con un stile semplice e immediato. Questo opuscolo intende aiutare i catechisti a vedere come i sette segni sacramentali strutturano la vita della Chiesa e rappresentano il mistero della Pasqua, nelle varie tappe in cui si scandisce la vita dell'uomo. Lo scopo e condurre i catechisti a considerare i sacramenti come l'attualizzazione piu significativa ed efficace dell'itinerario educativo che Dio fa vivere ai suoi figli. Il linguaggio e nello stile della conversazione ed aiuta i catechisti a comprendere rapidamente i contenuti proposti.