Il volume affronta il tema della povertà da un punto di vista antropologico e pedagogico. In altre parole, non si limita a rilevare la crescita del fenomeno (denunciata da più parti sul piano sociologico), ma assume la povertà come cifra dell'umano. In effetti, la condizione umana è strutturalmente deficitaria e questo spiega - tra l'altro - la pratica dell'educazione come intervento volto a favorire il miglioramento. Va però sempre ricordato che la vita umana vale di per sé in quanto portatrice di una dignità inalienabile. Per questa ragione la povertà antropologica costituisce una sfida permanente a fare in modo che l'essere umano operi in vista della sua e altrui promozione. Non si tratta quindi di limitarsi a soddisfare i bisogni connessi alla povertà, occorre agire perché ciascuno se ne faccia carico in chiave sussidiaria e solidale: a questo devono puntare i servizi.
L'arte, la politica, l'educazione, la fede. Le riflessioni di un testimone della crisi della modernità, per rilanciare un approccio integrale all'uomo, condiviso da laici e cattolici, senza sincretismi né compromessi. "La crisi economica mostra la vanità dell'idea di progresso in se stessa, non è vero che si dia un progresso illimitato e infinito. L'idea di progresso è stata l'ultimo tentativo laico di costruire un paradiso affidato alla tecnica... è in crisi profonda per via di quell''eccedenza' umana nella quale c'è anche il dolore: il dolore non si può eliminare".