Una chiamata inattesa spinge Adam, professore arabo di Storia, a tornare nella sua terra d'origine dopo venticinque anni di esilio. Tutto è rimasto identico, il tempo non è trascorso per i luoghi che frequentava. Quel "paradiso perduto" si accompagna ai nomi dei suoi amici di gioventù, il Circolo dei Bizantini, che volevano cambiare il mondo e hanno invece finito per essere cambiati da una guerra che li ha separati e spinti ognuno verso una strada diversa. Ma chi è, in fondo, lui per giudicare da lontano, dal suo esilio "dorato", mentre loro sono stati travolti da un destino ineluttabile? Con l'aiuto di Semiramis, rimasta sempre bella e ribelle, Adam cerca di riunire i suoi vecchi compagni. Almeno i sopravvissuti. Ma questo confronto con il passato cambierà per sempre il presente di Adam e metterà in discussione l'esilio dorato che si era costruito. Un romanzo sulla memoria, sull'amicizia, sull'amore.
"Crisi dell'Occidente": spesso, solo una frase fatta, una formula buona per tutti gli usi. Ma quale realtà effettiva vi si nasconde? Una possibile risposta ci viene offerta da questo nuovo libro di Amin Maalouf, l'autore di "L'identità", che torna alla saggistica per segnalarci uno stato di cose, quasi un dato di fatto: l'esaurimento della coscienza morale del mondo di oggi e la perdita di ogni regola-guida. Da questo impoverimento dipende l'incapacità di comprendere a fondo, in tutte le sue implicazioni, fenomeni storici come il crollo del comunismo e la formazione dell'unità europea, ma anche il conseguente strabismo ideologico che ha spinto le grandi potenze planetarie a cercare di risolvere con gli strumenti della guerra il problema di un ordine in via di estinzione. Non sarà la violenza a colmare il vuoto dei valori, ma una rinascita globale della cultura e del senso di responsabilità. Questo è il suggerimento dello scrittore libanese Maalouf, mai così pacato e lucido come in queste tesissime pagine di intervento e denuncia, nelle quali si profila forse un diverso destino e un diverso modo di concepire il ruolo strategico dell'impegno culturale, a ogni livello.
Un saggio contro la follia di chi ogni giorno e in tutto il mondo, incita gli uomini a suicidarsi in nome della loro identità. Maalouf si rifiuta di contemplare questo massacro con fatalismo e rassegnazione. Il suo stesso destino di uomo d'Oriente e d'Occidente lo spinge a spiegare ai suoi contemporanei, con parole semplici e riferimenti diretti alla storia, alla filosofia e alla teologia, che si può restare fedeli ai propri valori senza sentirsi minacciati dai valori di cui gli altri sono portatori.
1665. Baldassarre, raffinato libraio di origine genovese trasferitosi in terra mussulmana, riceve in dono da un vecchio misterioso mendicante un antico manoscritto intitolato "Il centesimo nome". Questo preziosissimo libro conterrebbe, secondo le teorie millenariste, verità definitive sul nome di Dio e annuncerebbe un'imminente Apocalisse per il 1666, l'anno della "Bestia". Ma il testo gli viene sottratto. Inizia così un lungo e avventuroso viaggio che conduce il protagonista, accompagnato da due nipoti e da una donna di cui si è invaghito, lungo l'intera costa nordafricana, e poi ancora a Lisbona, Amsterdam, Londra, per approdare infine nella città natale, Genova.
In questa immaginaria autobiografia, viene narrata l'avventurosa e singolare esistenza di Hassan al-Wazzan, dapprima viaggiatore e ambasciatore di sovrani maghrebini, poi, dopo essere stato catturato da pirati siciliani e donato al pontefice rinascimentale Leone X, geografo sotto il nome di Leone l'Africano. Le vicende di Leone l'Africano ci guidano di città in città attraverso gli aromi intensi e i colori abbaglianti dell'Africa, con i suoi mercati policromi, le corti variopinte e i giardini di sogno, poi a Roma nei suntuosi palazzi del Vaticano, in piazza San Pietro brulicante di folla, dentro la Città Eterna abbandonata ai lanzichenecchi.
Pittore rinomato, medico di fama e taumaturgo, Mani fu soprattutto il coraggioso apostolo di un messaggio ecumenico di fede e fratellanza fra i popoli. Oggi è un personaggio dimenticato dai più, anche se dietro le parole "manicheo" o "manicheismo" affiora il suo nome. Vissuto nella Mesopotamia del III sec. d.C., egli propose una visione del mondo così nuova e audace, così profondamente umanista da essere condannato per impostura ed eresia dai rappresentanti della religione e dell'impero. Muovendo dalle scarse notizie pervenuteci sulla vita e l'opera di Mani, Maalouf ricompone, in un vasto affresco storico e poetico, la vita del fondatore di una delle grandi religioni universali.
Il romanzo, attraverso la storia dell'ultimo discendente della dinastia imperiale ottomana, ripercorre gli eventi storici che hanno segnato la politica del Medio Oriente dalla caduta dell'Impero Ottomano fino alla nascita dello Stato d'Israele e alla guerra civile in Libano. Ossyan, principe ottomano, nato da una famiglia intollerante nei confronti delle divisioni etniche, si ritrova eroe della Resistenza francese. Mentre lotta per liberare la Francia dai nazisti, conosce Clara, un'ebrea di cui si innamora perdutamente. Insieme a lei vive la sua vera rivoluzione: lui, musulmano, sposa un'ebrea proprio quando il mondo intero è rassegnato a vedere arabi ed ebrei ammazzarsi tra loro.