In questo testo l'autrice, rabbina francese, ci racconta come le storie, le narrazioni, le mitologie e i testi religiosi abbiano molte cose da dirci per aiutarci a capire il mondo. Sono loro che legano le generazioni e ci fanno scoprire che il mondo ha bisogno di rinnovarsi. Spetta a ciascuno di noi cercare il significato delle parole che riteniamo giusto. In questo modo possiamo ricostruire il senso delle frasi e il senso del mondo in modo che sia buono per tutti noi.
Il pudore non può consistere nella mania di velare il corpo della "donna tentatrice". Si tratta invece di accettare che nessuno sia interamente visibile nella sua nudità: qualcosa sfugge sempre, l'altro non ha mai finito di "s-velarsi". Paradossalmente è proprio il discorso religioso, quando si basa su una lettura acritica del testo delle Scritture, a rischiare di essere quello più impudico. Perché il problema è l'uso che si fa di ciò che gli si è fatto dire, e nulla è più impudico che spogliare un testo dei significati che potrebbe ancora avere alla luce di nuovi contesti. Un invito a rivisitare la propria tradizione, indagandone le fenditure e ascoltandone le voci sovversive.