Romanzo ambizioso e potente, Anni di cani fa i conti con le contraddizioni della coscienza tedesca. Lo fa montando una storia a tre strati, fittissima di eventi, di memoria, di figure umane e animali. Due i personaggi centrali: Eduard Amsel, il ragazzo mezzo ebreo, grassoccio, goffo, materasso della ragazzaglia, figlio di mercante, dotatissimo nella costruzione di spaventapasseri, più tardi pittore, poi coreografo e infine proprietario di una miniera; e Walter Matern, il robusto rampollo di una dinastia di mitici mugnai, l'amico d'infanzia e il fratello di sangue di Amsel, lo sbandato, l'ubriacone, l'ex comunista, l'attore, il milite SA, il nazista, il disertore, il cattolico, l'heideggeriano, l'antifascista che, accompagnato dal cane di Hitler, percorre la Germania del dopoguerra alla ricerca dei colpevoli... Intorno a queste due vite parallele, un brulichio di personaggi: gli arcaici abitanti dell'estuario della Vistola, come il mugnaio Matern, che predice il futuro ascoltando i vermi della farina, come i paesani del Werder, i professori, le SA, le nonne e, specialmente, la ragazzetta Tulla, sinistra, attraente, misteriosa, perduta.
Romanzo epocale, "Il tamburo di latta" compie cinquant'anni e conserva tutta la sua carica provocatoria. In modo umoristico e grottesco, narra la vicenda del protagonista Oskar Matzerath, il tamburino inseparabile dal suo tamburo e con una voce potentissima che manda in frantumi i vetri. Dal manicomio dove è rinchiuso Oskar rievoca la propria storia, indissolubilmente intrecciata alla storia tedesca della prima metà del Novecento. Scorrono così nel fiume del suo racconto immagini memorabili, a partire da fatti leggendari come il concepimento e la nascita della madre sotto le quattro gonne della nonna, passando per la sua venuta al mondo ricca di presagi, fino all'ascesa irresistibile del nazismo e al crollo della Germania. È stato nel giorno del suo terzo compleanno che Oskar, in odio alla famiglia, al padre, alla società ipocrita, ha deciso di non crescere più. Da quell'osservatorio particolare che è la città polacco-tedesca di Danzica e poi da Düsseldorf, grazie alla sua prospettiva anomala di nano, può guardare al mondo degli uomini dal basso e scorgerne così meglio le miserie e gli orrori, mentre la sua deformità si staglia contro la ripugnanza della normalità piccolo-borghese. Con occhi disincantati e spalancati sulla ferocia e violenza del mondo grida una rabbia che non risparmia la viltà e la corruzione di nessuno, neppure le proprie. Di questa pietra miliare della letteratura contemporanea viene ora proposta una nuova traduzione.
In breve
Romanzo ambizioso e potente, Anni di cani fa i conti con le contraddizioni della coscienza tedesca. Lo fa montando una storia a tre strati, fittissima di eventi, di memoria, di figure umane e animali.
Il libro
Romanzo ambizioso e potente, "Anni di cani" fa i conti con le contraddizioni della coscienza tedesca. Lo fa montando una storia a tre strati, fittissima di eventi, di memoria, di figure umane e animali. Due i personaggi centrali: Eduard Amsel, il regazzzo mezzo ebreo, grassoccio, goffo, materasso della ragazzaglia, figlio di mercante, dotatissimo nella costruzione di spaventapasseri, più tardi pittore, poi coreografo e infine proprietario di uan miniera; e Walter Matern, il robusto rampollo di una dinastia di mitici mugnai, l'amico di infanzia e il fratello di sangue di Amsel, lo sbandato, l'ubriacone, l'ex comunista, l'attore, il milite SA, il nazista, il disertore, il cattolico, l'heideggeriano, l'antifascista che, accompagnato dal cane di Hitler, percorre la Germania del dopoguerra alla ricerca di colpevoli...
Intorno a queste due vite parallele, un brulichio di personaggi: gli arcaici abitanti dell'estuario della Vistola, come il mugnaio Matern, che predice il futuro ascoltando i vermi della farina, come i paesani della Werder, i professori, gli SA, le nonne e, specialmente, la ragazzetta Tulla, sinistra, attraente, misteriosa, perduta.
Approfondimento
Due i personaggi centrali: Eduard Amsel, il ragazzo mezzo ebreo, grassoccio, goffo, materasso della ragazzaglia, figlio di mercante, dotatissimo nella costruzione di spaventapasseri, più tardi pittore, poi coreografo e infine proprietario di una miniera; e Walter Matern, il robusto rampollo di una dinastia di mitici mugnai, l'amico d'infanzia e il fratello di sangue di Amsel, lo sbandato, l'ubriacone, l'ex comunista, l'attore, il milite SA, il nazista, il disertore, il cattolico, l'heideggeriano, l'antifascista che, accompagnato dal cane di Hitler, percorre la Germania del dopoguerra alla ricerca dei colpevoli… Intorno a queste due vite parallele, un brulichio di personaggi: gli arcaici abitanti dell'estuario della Vistola, come il mugnaio Matern, che predice il futuro ascoltando i vermi della farina, come i paesani del Werder, i professori, gli SA, le nonne e, specialmente, la ragazzetta Tulla, sinistra, attraente, misteriosa, perduta.
L'autobiografia di Günter Grass si apre nel 1939, con lo scoppio della guerra, nella quale risulta immediatamente coinvolta Danzica, la città natale dello scrittore e il centro nevralgico dell'opera che gli diede la fama, "Il tamburo di latta". E proprio con la stesura e la pubblicazione del grande romanzo negli anni Cinquanta, il libro si chiude. L'attenzione della stampa internazionale si è soprattutto concentrata sulle pagine in cui Grass confessa di essere stato nelle Waffen-SS: presentatosi volontario a quindici anni per servire nei sottomarini, viene, due anni dopo, arruolato in un battaglione delle SS appena costituito. La sua presenza sul fronte orientale dura poche settimane: sopravvive ad alcune operazioni di guerra e finisce prigioniero degli americani. Ciò che fa scandalo non è il suo arruolamento, ma il successivo silenzio e il ruolo di censore intellettuale e morale assunto dall'autore negli ultimi sessant'anni. Al centro della seconda parte dell'autobiografia c'è la Germania del dopoguerra, con Grass che per un anno e mezzo non sa se i famigliari siano ancora vivi. Nonostante tutto, l'autore riesce a descrivere la vita del campo di prigionia americano con pagine esilaranti. Ritrovata la famiglia decide di diventare scultore, ma presto iniziano i contatti con il mondo letterario (Benn e il Gruppo 47) e, come dal nulla, preceduto solo da qualche racconto, pubblica il primo grande romanzo, "Il tamburo di latta".
Dalla repressione stalinista all'Iraq, dai Balcani alla persecuzione degli zingari, Grass imbastisce un discorso sul mondo contemporaneo e sulla nostra attuale condizione di perdita, di estromissione dalle grandi decisioni della storia e dal sentirsi stranieri sia in patria sia fuori. Vecchi e nuovi focolai, insurrezioni e terrorismi ci obbligano a vivere "tra le guerre", grandi o piccole, realizzate ufficialmente per affermare la pace o per una qualche liberazione. Ma sempre guerre, con morti e soprusi. E, in tale situazione, il torto sta sempre dalla parte del più forte. E le colpe sono di chi tace. Grass non poteva non schierarsi con chi è senza voce, con chi non ha la parola e così interferisce, risponde picche ai diktat della Storia.
Alla caduta del muro di Berlino Theo Wuttke, meglio conosciuto come Fonty per la sua ammirazione per lo scrittore ottocentesco Theodor Fontane, è tra coloro che osserva scettico il susseguirsi degli eventi. Grazie all'identificazione con il suo autore preferito, Theo diviene un testimone informatissimo della storia tedesca, da Federico il Grande a Helmut Kohl. Dall'accostamento di insoliti percorsi personali risulta un panorama di duecento anni di storia tedesca, con cui Grass guida il lettore verso l'essenza stessa della Germania.
Cento racconti, uno per ogni anno del nostro secolo. Con continui cambi di prospettiva, assumendo il punto di vista di persone sempre diverse, Grass ritorna su avvenimenti grandi e piccoli - le trincee della Grande guerra, le tragedie provocate dal nazionalsocialismo, la divisione della Germania, ma anche i balli, dal Charleston alle gemelle Kessler, gli incontri di pugilato, le finali di calcio, i record mondiali - dipingendo, ora ironico, ora ammonitore, un quadro variegato e sorprendente degli ultimi cento anni della nostra storia.