«Non so dire se avessi deciso già quella mattina, al momento di andare in tribunale, che sarei rimasto in aula ad aspettare la sentenza. Forse sì o forse no. Mi sedetti sulla sedia del pubblico ministero, su quella di un giudice popolare, su quella del presidente, poi entrai nella gabbia degli imputati. Per vedere il mondo attraverso le sbarre». Una donna ha ucciso a colpi di pistola l'ex compagno della sorella. Legittima difesa o omicidio premeditato? La Corte è riunita in Camera di Consiglio. In attesa della sentenza l'avvocato Guerrieri ripercorre le dolorose vicende personali che lo hanno investito nell'ultimo anno. E si interroga sul tempo trascorso, sul senso della sua professione, sull'idea stessa di giustizia. Il ritorno di Guido Guerrieri in un romanzo poderoso e commovente. Un'avventura processuale enigmatica, dal ritmo impareggiabile, che si intreccia a un'affilata meditazione sulla perdita e sul rimpianto, sulle inattese sincronie della vita e sulla ricerca della felicità.
Nella sua prima indagine l'avvocato Guerrieri è un uomo che sta facendo i conti con la propria vita. La moglie lo ha lasciato, il lavoro non lo soddisfa, scarica ansia e panico tirando di boxe. Riluttante e malinconico si muove in una Bari mutevole, assolata e notturna, indifferente e criminale, raffinata e underground. Ha un debole per le cause disperate, in cui si tuffa per amore di verità e incoraggiato da quel piglio ironico cha mai lo abbandona. Abdou Thiam, ambulante senegalese, è accusato dell'omicidio di un bambino. Un delitto atroce, inspiegabile, al quale lo inchiodano prove schiaccianti che consiglierebbero di accettare il rito abbreviato chiedendo una riduzione della pena. Ma nel suo destino c'è un avvocato in crisi che ha deciso di lottare per salvare Abdou, e ridare così un nuovo corso alla sua vita. Gianrico Carofiglio compone il suo intreccio in un'aula di tribunale, tra avvocati, giudici, colpi di scena, arringhe, prove e controprove. Ne nasce quello che è considerato il primo esempio di romanzo giudiziario italiano in cui domina costante la tensione e il dubbio. Ma soprattutto il sentimento di una giustizia che trionfa.
Penelope si sveglia nella casa di uno sconosciuto, dopo l'ennesima notte sprecata. Va via silenziosa e solitaria, attraverso le strade livide dell'autunno milanese. Faceva il pubblico ministero, poi un misterioso incidente ha messo drammaticamente fine alla sua carriera. Un giorno si presenta da lei un uomo che è stato indagato per l'omicidio della moglie. Il procedimento si è concluso con l'archiviazione ma non ha cancellato i terribili sospetti da cui era sorto. L'uomo le chiede di occuparsi del caso, per recuperare l'onore perduto, per sapere cosa rispondere alla sua bambina quando, diventata grande, chiederà della madre. Penelope, dopo un iniziale rifiuto, si lascia convincere dall'insistenza di un suo vecchio amico, cronista di nera. Comincia così un'investigazione che si snoda fra vie sconosciute della città e ricordi di una vita che non torna. Con questo romanzo Gianrico Carofiglio ci consegna una figura femminile dai tratti epici. Una donna durissima e fragile, carica di rabbia e di dolente umanità.