Alcide Degasperi è oggi un politico universalmente stimato. Difficile poter dire male dell'uomo che ha contribuito più di tutti a ricostruire un paese provato dalla guerra, povero e profondamente lacerato. Ma non è stato sempre così: in vita egli è stato per anni un lottatore indomabile, ma perdente: un cattolico vecchio stile, in un mondo dominato dalle nuove ideologie, il fascismo, il nazismo, il comunismo. Degasperi le ha conosciute tutte e tre e le ha combattute aspramente, come poteva, da subito. Padre dell'Italia repubblicana, del voto alle donne, della scelta atlantica, Degasperi è stato anche un fondatore dell'Europa unita, anche se oggi, forse, non la riconoscerebbe più. Ha condotto l'Italia fuori dalle secche del dopoguerra con decisione e coraggio. Ricordare oggi le sue battaglie, può essere un modo per indicare una possibile strada, per una rinascita che appare di nuovo necessaria.
Da lungo tempo prosegue il dibattito sulla possibilità di un'atomica tedesca che avrebbe permesso a Hitler di vincere la Seconda Guerra Mondiale: esisteva davvero? Si sarebbe potuta costruire? Si trattò di un semplice ritardo nei confronti degli americani oppure di un vero e proprio boicottaggio dall'interno? Questo libro cerca di rispondere a queste domande raccontando la vita e il pensiero di chi fu a capo di quel progetto, Werner Heisenberg, vincitore del Premio Nobel per la fisica nel 1932 e padre del principio di indeterminazione, uno dei pilastri concettuali della meccanica quantistica. Amante della filosofia, di Platone più che di Democrito, di San Tommaso più che di Cartesio, convinto come Einstein che la fisica del Novecento avesse mandato in frantumi il materialismo ottocentesco, Heisenberg si ritrovò davanti a un dilemma morale: scappare dalla Germania (come fece Albert Einstein) o rimanere nel suo Paese nonostante il regime nazista? Lasciare la Germania gli sembrava vigliaccheria, sia nei confronti della sua numerosa famiglia, sia dei giovani fisici che voleva proteggere dalle grinfie del regime.
Il libro è dedicato a Leonhard Euler (1707-1783), un gigante della matematica che contro le mode del suo tempo, in cui l'illuminismo donava al mondo alcuni dei suoi più grandi filosofi e scienziati, si oppone ad una concezione esclusivamente materialista, lasciando spazio alla componente spirituale. Euler è definito "il ciclope della matematica", il "Mozart della matematica", o, per dirla con François Jean Dominique Arago (1786-1853), l'uomo che "calcolava apparentemente senza il minimo sforzo, esattamente come si respira o, se si vuole, come un'aquila vola in cielo". Il suo nome è affiancato in ogni storia della matematica ai massimi di sempre (Archimede, Newton, Gauss, Cauchy...).