
Aspetti centrali dello studio sono le modalità di trasmissione dei patrimoni agricoli da una generazione all'altra, le strategie demografìche messe in atto per garantire la sopravvivenza economica delle linee di discendenza, le condizioni di ascesa e di decadenza delle linee di discendenza, la validità di un sistema ereditario patrilineare fortemente esclusivo, a metà strada tra quello romano e quello germanico.
Atti del XII Convegno della IMSSS (International Medieval Sermon Studies Society), tenutosi a Padova dal 14 al 18 luglio 2000, sulla predicazione medievale. Il volume raccoglie gli atti del xii medieval sermon studies symposium,svoltosi a padova, presso la basilica del santo e l'universita degli studi, da l 14 al 18 luglio 2000. I 20 saggi in esso contenuti intendono mettere a fuoco, da diversi punti di vista, il modo in cui la predicazione e`stata lo specchio della societa medievale, sia riflettendone le problematiche, le ansie, i cambiamenti, sia innalzando di fronte ad essa modelli di comportamento che potessero offrire soluzione alle tensioni sviluppatesi in questo lungo periodo storico. L'arco temporale preso in considerazione si estende infatti dall'eta tardo-antica a quella tardo-medievale, mentre i testi omiletici e le figure dei diversi predicatori sono studiate da una molteplicita di punti di vista (letterario, storico, teologico, filosofico) nell'intento di offrire una visione articolata e realistica del rapporto predicazione-societa. Particolare attenzione il volume dedica ai vari contesti linguistici e culturali all interno dei quali la predicazione si e`sviluppata e alle differenti concezioni cristiane delle quali si e`fatta veicolo. Un ampia appendice e`dedicata al progetto di un repertorio della predicazione in volgare inedita, di cui fornisce un introduzione metodologica e un consistente saggio d inventario.
Nei racconti del Vangelo, Matteo è un “pubblicano”, uno che riscuote le tasse per conto dei romani, un infame che collabora con l’oppressore. Eppure Gesù lo vede, lo chiama. E lui lascia tutto e lo segue. Sarà apostolo ed evangelista. Sedici secoli dopo, a Roma, chiedono a un pittore nemmeno trentenne, noto come il Caravaggio, di dipingere quella chiamata per la chiesa di S. Luigi dei Francesi. La committenza è esigente. Vuole fedeltà al testo evangelico, ma anche capacità di renderlo attuale, come il Concilio di Trento ha prescritto agli artisti. La risposta del Caravaggio è geniale. Fa irrompere il Cristo in un vicolo della Roma del 1600, nella stamberga di un usuraio. E lì, tra quegli uomini, giovani e maturi, affaccendati attorno a un tavolo su cui si contano monete, chi è il Matteo che Gesù chiama? È l’uomo d’età, ben vestito, che sta al centro e si volta con sguardo incuriosito e turbato? O è invece il giovane a capo del tavolo, incurvato sui soldi, il più lontano di tutti, ma sulle cui spalle si posa la luce calda e accogliente della Grazia? La scelta del Caravaggio fu netta, rivoluzionaria. E decretò l'immediato e travolgente successo del suo dipinto, tra i cuori semplici del popolo, ma ancora più tra i dotti. Il “vero” Matteo è colto nell’attimo del dramma interiore, della scelta tra le due vie del male e del bene, della soglia decisiva su cui anche lo spettatore riluttante è trascinato invincibilmente, alla vista di questo capolavoro della pittura di ogni tempo, ancora oggi straordinariamente attuale. Le collezioni di opere d’arte che hanno mantenuto la loro integrità grazie a tale istituto, oltre ad aver perpetuato fino a noi il nome e le ambizioni delle famiglie a cui sono legate, ci hanno soprattutto consegnato – salvandole da perdite e dispersioni – le loro opere che non sono più soltanto proprietà di una sola famiglia, ma fanno parte di un patrimonio ormai condiviso da tutti e sul quale pesa l’onere e l’impegno della sua corretta tutela per il futuro.
Per troppo tempo i rapporti tra Impero romano e comunità cristiane sono stati considerati esclusivamente in base alle politiche dei vari imperatori e non in riferimento a quei governatori che, provincia per provincia e in varia misura, rappresentavano l'impero avvalendosi di un ampio margine di discrezionalità nell'interpretazione e nell'applicazione delle norme vigenti. Tale prospettiva va, se non abbandonata, decisamente relativizzata. Questo volume si caratterizza pertanto per un aspetto profondamente innovativo: la vicenda dei cristiani viene messa in relazione con il profilo personale e culturale dei governatori di provincia che ebbero a che fare con la nuova corrente religiosa. Territori privilegiati sono l'Asia, la Siria, l'Egitto, l'Africa. Gli ampi e accurati indici analitici consentono un rapido reperimento di una grande quantità di fonti documentarie (iscrizioni, papiri, monete, scavi) solitamente ignorati nella trattatistica generale di storia del cristianesimo; questo materiale rende più puntuale e articolata la ricostruzione della vicenda degli antichi cristiani.
“Costruisciti un Paradiso tuo altrove!”. Questo il consiglio con cui nel 1513 san Pietro avrebbe accolto alle porte del Paradiso papa Giulio II, appena defunto, stando almeno a quanto racconta un libello satirico dell’epoca. Al di là del sarcasmo sulla dispotica natura e sui progetti megalomani del pontefice, il riferimento al Paradiso coglie di fatto un aspetto centrale dell’intenzione perseguita da Giulio II nel commissionare a Michelangelo gli affreschi sulla volta della Cappella Sistina. Questo libro ricostruisce le diverse fasi decorative dell’edificio, dal 1481 al 1541, evidenziando le peculiarità di ciascuna nel dare forma a un’idea: quella di rappresentare la “prima cappella del mondo” come anticamera del Paradiso; suoi guardiani, san Pietro e i pontefici a lui succeduti. Ne emerge con particolare risalto l’importanza decisiva che ebbe la prima fase di edificazione e decorazione della Cappella, fra il 1481 e il 1483, con l’apporto determinante di Perugino, Botticelli, Ghirlandaio, Rosselli, Signorelli e Piermatteo d’Amelia, di cui si propone una nuova cronologia. I contributi più tardi di Michelangelo e Raffaello, infatti, si possono comprendere appieno solo mediante il confronto con gli affreschi già eseguiti nella Cappella dagli artisti che li avevano preceduti. Anche la straordinaria realizzazione del Giudizio Universale appare allora l’esito naturale delle idee e degli intenti che ispirarono la creazione di questa anticamera del Paradiso.
Uno dei maggiori storici italiani del Medioevo si domanda quali pericoli nascondano l’uso e l’abuso politico del passato. Rimeditando le battaglie culturali di almeno tre generazioni e misurando il ruolo di grandi maestri, Sergi, studioso attento al presente, attraversa strade, ambienti, popoli e comportamenti dell’età di mezzo e individua i tre caratteri del Medioevo più ovvio: il feudalesimo, la ‘chiusura’, il modo di comunicarlo buio o magico. Nelle Conclusioni, un giornalista, due storici e un esperto di didattica ne discutono con l’autore, diventato qui un vero ‘professionista della smentita’. Contro le molte banalità strumentali di scuola, giornalismo e politica l’unica soluzione, disperata e utopica, è forse rinunciare all’uso della storia.
La costruzione di un'elite dirigente, i Giustizieri, e l'analisi delle competenze dell'istituto di giustizierato, addetto al controllo delle periferie e delle province del Regno in età angioina, costituiscono il grande tema delle biografie di un gruppo di ufficiali dalle caratteristiche piuttosto omogenee. Scelte, modalità d'impiego e comportamenti di questo personale amministrativo sono analizzati negli aspetti storiografici e geografici. La lunga durata di questa istituzione nelle relazioni economico-politiche con i paesi dell'area mediterranea propone nel libro interpretazioni innovative sul mantenimento del potere. Una complessa ricerca che illumina percorsi difficili della storia.
Gli Etruschi mantengono tuttora il fascino intatto di una civiltà che, prima dei romani, ha connotato con la sua presenza buona parte del territorio italico dal IX al I secolo a.C. Molto si è appreso da quando Massimo Pallottino inaugurò, settant'anni fa, una nuova disciplina, chiamata Etruscologia. I risultati delle ultime scoperte hanno messo in discussione vari aspetti delle origini, della storia, dell'organizzazione, della produzione, della religione, dell'arte degli Etruschi, e dei loro rapporti con i popoli italici, con Roma, l'Oriente e la Grecia. Profondi sono stati, inoltre, i progressi relativi alla lingua e alla lettura dei testi, non solo per le nuove scoperte, ma per gli accresciuti strumenti di studio e il chiarimento di diverse ipotesi. Il presente manuale, rivolto agli studenti universitari ma anche al vasto pubblico dei non specialisti, fornisce un quadro completo sulla vita della popolazione più conosciuta dell'Italia preromana. La storia degli Etruschi è innanzitutto la storia di città diverse, unite solo dalla lingua e dalla coscienza di un'origine comune, secondo il modello greco. Ogni città conduce una propria politica e conosce un proprio sviluppo specifico. Curato da Gilda Bartoloni, il manuale si avvale dei contributi dei più autorevoli docenti di Etruscologia e Antichità Italiche, ed è articolato in due parti
L'emigrazione italiana nel mondo ha rappresentato uno dei tratti più peculiari dell'intera storia dell'Italia contemporanea. Il fenomeno migratorio non ha inciso solo sull'economia italiana, ma sulla costruzione stessa della cultura e dell'identità del paese. L'intento di quest'opera, commissionata dal Comitato nazionale di celebrazione "Italia nel mondo", è quello di sintetizzare l'intera vicenda della nostra emigrazione all'estero.