
Alessandro Magno, forse il più celebre condottiero della storia, è una figura che non ha mai perduto il suo fascino. Asceso al trono di Macedonia appena ventenne, aveva già dato prova del genio militare che, in una serie di spettacolari battaglie, gli avrebbe consentito di sconfiggere l'immenso e potente impero persiano. In un'epica spedizione durata oltre un decennio, percorse migliaia di chilometri, attraversò deserti, pianure e foreste, combatté imponenti battaglie e assediò città, fino a diventare signore di un vastissimo territorio, che si estendeva dalla Grecia all'India. Quando, a soli 32 anni, fu colto prematuramente dalla morte, nessuno era preparato a tenere unito l'impero da lui costituito. Venerato in vita come un dio, a due millenni dalla morte la sua fama è ancora intatta. Questo libro esamina le campagne di Alessandro presentandone le tattiche e le vittorie con l'aiuto di mappe, illustrazioni e ricostruzioni, permettendo al lettore di rivivere la straordinaria carriera di uno dei più grandi generali di ogni tempo.
La figura del legionario romano ci è familiare oggi quanto lo era ai cittadini - e ai nemici - dell'Impero romano duemila anni fa. Questo libro, superando gli stereotipi più diffusi, vuole mettere in evidenza ciò che l'esercito di Roma fu dal costituirsi della prima milizia cittadina, all'inizio della Repubblica, fino all'eccellenza della legione imperiale, e ancora oltre, nel momento delle mortificanti sconfitte subite per mano dei Goti e degli Unni nel Basso Impero. Ricostruendone l'evoluzione di tattiche, armamento e addestramento, l'opera ci permette di conoscere a fondo le forze che consegnarono a Roma il più grande impero che la storia ricordi. Il volume, tuttavia, non si limita a ripercorrere i mutamenti di questo formidabile apparato militare attraverso i secoli, ma si sofferma anche sull'eccezionalità degli uomini che condussero quei soldati in guerra, in particolare nella rievocazione delle grandi battaglie, quali Canne, Farsalo, Adrianopoli. Corredato di illustrazioni, fotografiche e mappe dettagliate, il volume è un fondamentale testo di riferimento sulle forze armate romane dall'VIII secolo a.C. fino al V secolo d.C., dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente.
Splendente nella sua armatura e con le insegne, montato su un destriero durante un torneo o impegnato in combattimento ravvicinato sul campo di battaglia, la figura del cavaliere di corte è diventata un'icona del Medioevo. Ma dietro l'immagine popolare esiste una realtà storica più complessa e affascinante. Questo libro va oltre il mito per spiegare chi fosse davvero questo celebrato guerriero a cavallo. Dai particolari della complicata armatura alle tappe della "carriera militare", dal codice cavalleresco al ruolo politico e sociale, il volume offre una guida illustrata al mondo dei cavalieri attraverso resoconti di prima mano, rievocando in modo vivace e realistico battaglie come quelle di Agincourt e Pavia, nonché singoli cavalieri quali Goffredo di Buglione, Guglielmo il Maresciallo e Riccardo Cuor di Leone.
Imponente affresco della storia umana vista attraverso la speciale lente d'osservazione dell'esplorazione geografica, il libro di Fernàndez-Armesto riesce nell'impresa di offrire al lettore tutto quello che il titolo promette: un percorso che parte dal processo di divergenza che ha condotto l'uomo a popolare la terra, sviluppando culture e civiltà diverse e autonome, per arrivare al processo di convergenza che, specialmente negli ultimi cinquecento anni, ha spinto sempre di più i popoli a riavvicinarsi e mettersi in contatto tra loro, producendo contaminazioni tra società e culture.
In seguito ai drammatici eventi dell'11 settembre 2001 e alla guerra globale al terrorismo di matrice islamica, la percezione della cultura araba è stata distorta da un flusso di notizie che ignora o minimizza la straordinaria importanza delle civiltà mediorientali nello sviluppo e nell'arricchimento del mondo occidentale. Adatto sia per studiosi che per lettori comuni, il volume descrive con nuove intuizioni e documenti inediti la storia della nascita dell'islam nel Medioevo e le sue conquiste, la grandezza e la decadenza dell'impero, inoltrandosi fino ai primi decenni del Novecento. Un testo ricchissimo di aneddoti storici, che racconta le strutture politiche e militari, l'alimentazione e le lingue, senza trascurare alcun aspetto socioculturale dei paesi arabi. Frutto dei numerosi anni di studio e insegnamento di Philip K. Hitti presso la Columbia University, l'Università Americana di Beirut e la Princeton University, questo saggio ha beneficiato dei suggerimenti e delle fondamentali integrazioni di eminenti ricercatori e specialisti nell'ambito della storia della civiltà araba. Un'opera arricchita da mappe esplicative e illustrazioni che rappresenta l'ambizioso e riuscito tentativo di costruire un ponte tra passato e presente e imbastire un dialogo tra le due sponde del Mediterraneo, venendo finalmente a colmare il sentito divario culturale tra paesi arabi e Occidente.
All'appello che nel 1095 Urbano II rivolse da Piacenza agli italiani e da Clermont ai francesi, risposero entusiasti principi, vassalli, scudieri e ribaldi. Salvare la cristianità dalla più barbara e fanatica ondata musulmana, riportare i cristiani d'Oriente alla fratellanza con i cristiani d'Occidente, ricreare un unico ovile sotto un unico pastore: questo era il programma bandito da Gregorio VII e in seguito dal suo successore Urbano II. La società europea si stava organizzando attorno a Roma papale, erede e continuatrice di Roma imperiale. Un nome, Gerusalemme, rappresentava per tutti il simbolo del grande programma. La liberazione del Santo Sepolcro significava la sintesi di tutta una fede, di una vita di dedizione e abnegazione. Nel corso dei decenni, con le loro passioni, gli egoismi e le cupidigie, papi e principi corruppero questi ideali di rinnovamento creando al contempo la storia dell'Europa medievale e moderna. Ma le Crociate non furono soltanto un episodio di fanatismo sterile e di avidità grossolana: esse rappresentarono anche la realizzazione di alti pensieri e nobili sentimenti vissuti, oltre che dalle aristocrazie feudali o sacerdotali, da popoli interi. Letteratura, arte ed economia in Europa portarono e portano tuttora l'impronta dei sacrifici fatti in nome di Gerusalemme, del Sepolcro di Cristo.
La presenza degli Ebrei in Europa si dipana in questo volume dall'apertura dei ghetti fino agli avvenimenti più recenti; la storia dell'antisemitismo, le origini del sionismo, gli ebrei durante il Risorgimento e all'epoca della Prima Guerra Mondiale e durante la Rivoluzione russa, le vicende degli ebrei nel periodo nazifascista, la nascita dello stato di Israele e il sorgere del problema mediorientale, la vita delle comunità ebraiche...
Un racconto capace di fornire tutti gli strumenti idonei per la conoscenza e la valutazione degli eventi.
All'inizio di "Cultura e rivoluzione industriale" Williams mette in evidenza come tra la metà e la fine del Settecento sia cambiato il significato di alcune parole chiave: 'industria', 'democrazia', 'arte', 'cultura'. La prima, dal senso precedente di 'abilità', diviene un termine collettivo per significare le istituzioni produttive. La seconda abbandona la sua collocazione letteraria echeggiante l'antica Grecia, per introdursi nel vocabolario politico. 'Arte' cambia di significato, e da abilità professionale diviene una capacità legata alla produzione creativa. 'Cultura', da 'cura dello sviluppo naturale' diviene 'cultura' tout court.
La storiografia moderna è una delle elaborazioni piú originali della tradizione europea, e si è tradotta in uno dei suoi campi di maggiore rilevanza culturale e civile. Nel XX secolo essa raggiunse il vertice del suo svolgimento, per approdare poi a una difficile crisi d’identità, che ne ha rinnovato metodi e tecniche di lavoro, tematiche e criteri di giudizio, ma si è sempre piú rivelata la spia di una crisi di identità dell’intera tradizione, di cui essa era un asse portante. Questo volume di Giuseppe Galasso traccia un ampio panorama che dà appieno, in una ricostruzione approfondita e molteplice, il senso di questa vicenda vissuta dagli storici europei (e non solo europei). Una vicenda che è qui seguita, nel quadro complessivo di tutto il piú ampio contesto culturale di cui la storiografia è partecipe, attraverso lo studio di alcune fra le maggiori figure ed esperienze storiografiche e culturali del Novecento, da Braudel a Furet, alle « Annales », a Vernant, Le Goff, Namier, Hobsbawm, Palmer, Popper, Arendt, Berlin, Mosse, Nolte, Maravall.

