
Il volume presenta una raccolta di trenta diari composti da viaggiatori polacchi che hanno attraversato le terre del Friuli e della Venezia-Giulia in un periodo compreso tra il 1575 e il 1888. L'opera è una rara testimonianza di come venisse letto e vissuto il primo territorio italiano da chi, provenendo dal nord-est, si dirigeva alla volta delle città storiche della nostra Penisola. Vi si riconosce il Friuli quale terra di frontiera, territorio di profonda miseria, desolazione e scenario di carestie, in contrapposizione con il benessere di Trieste, principale porto dell'impero austriaco. Merito del libro è quello di aver inserito la regione del Friuli-Venezia Giulia nella grande epopea del Grand Tour.
La pubblicazione intendere mettere meglio a fuoco la figura e l'opera di un personaggio che non soltanto è stato antesignano della tutela del nostro patrimonio artistico ma che con la sua opera maggiore, ossia la "Storia delle belle arti friulane" pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1819, ha posto le basi della moderna storiografia artistica del Friuli. Il volume, oltre ad offrire un notevole contributo alla conoscenza della personalità del di Maniago e del contesto storico e culturale nel quale egli si è mosso, risponde anche all'esigenza di aggiungersi e fare da contrappunto alla pubblicazione della "Storia delle belle arti friulane", importante iniziativa editoriale che ripropone il testo preparato dall'autore per una terza edizione.
Il tema della rappresentanza in antico regime solleva molti interrogativi e trova risposte in diversi, anche se contermini, campi d'indagine. La rappresentanza è un tema squisitamente istituzionale ma richiede, per la comprensione delle società tra Quattro e Settecento, di allargare il campo d'indagine anche ad una lettura politica, delle dinamiche sociali, dei modelli e tradizioni culturali. Una recente indagine sulla serie inedita degli atti del Parlamento friulano, dal 1501 al 1805, di prossima pubblicazione in questa stessa collana, ha fatto nascere la necessità di approfondire alcuni aspetti concettuali, interpretativi e metodologici intorno a questo tema e di confrontarsi con recenti esperienze di ricerche su altri ambiti territoriali italiani ed europei.
Carlo Guido Mor (Milano 1903 - Cividale del Friuli 1990) è stato uno dei protagonisti della storiografia giuridica e istituzionale italiana del secolo appena trascorso. Studioso infaticabile, egli ha lasciato un gran numero di studi relativi ai più vari settori della disciplina, lungo un ampio arco cronologico. Il volume corredato da una bibliografia analitica dello storico 'friulano', ricca di 598 titoli ne analizza per la prima volta la poliedrica figura, grazie ai contributi di alcuni dei maggiori studiosi italiani di storia medievale e di storia del diritto.
Gian Giuseppe Liruti avviava nel 1760 la pubblicazione delle "Notizie delle vite ed opere scritte da" letterati del Friuli", divenute ben presto uno strumento fondamentale di consultazione storico-letteraria e biografica. Il "Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani" si propone quale aggiornamento, integrazione e arricchimento del lavoro del suo illustre predecessore, realizzato sulla base delle attuali prospettive culturali e delle nuove metodologie di studio. Ne risulta un'opera indispensabile per chiunque voglia conoscere in modo approfondito la storia del Friuli dalle sue origini ai nostri giorni. Il primo volume presenta oltre 320 voci redatte da una trentina di studiosi italiani e delle principali università italiane ed europee relative a personaggi che hanno contribuito alla crescita culturale del Friuli nel corso del medioevo
Nell'ottobre 2007 si è commemorato il novantesimo anniversario della 'rotta di Caporetto': per i soldati italiani e austro-tedeschi e per la popolazione friulana fu un evento determinante che cambiò le modalità del conflitto, la società e l'economia del Friuli. Furono giorni che misero a nudo tutte le carenze dello Stato maggiore italiano, l'arroganza dei momentanei vincitori austro-tedeschi e la giustificata paura delle genti friulane. Una parte consistente della popolazione cercò scampo nella fuga, un vero e proprio esodo, e coloro che rimasero dovettero subire vessazioni, violenze e saccheggi che si protrassero per interminabili giorni. La pubblicazione si propone di testimoniare quella realtà attraverso un percorso, frutto di una ricerca decennale, di immagini fotografiche e documenti provenienti dalle principali riviste italiane e austro-tedesche e da album privati, e di costituire un contenitore culturale divulgativo e didattico per fare piena luce sui rapporti intercorsi tra soldati italiani, austro-tedeschi e popolazione friulana e veneta nei giorni di Caporetto.
Il tema della "transizione sanitaria" è riproposto in questo volume nella sua accezione di trasformazione triplice: dei profili epidemiologici, dei rischi di malattia e delle forme di attenzione alla salute. Il concetto di "health transition", nell'originaria e più espressiva denominazione anglosassone, include, infatti, accanto all'evoluzione del quadro epidemiologico, l'insieme dei fattori che stanno alla base della sua trasformazione e quindi i cambiamenti sociali, culturali e comportamentali che si sono verificati in parallelo a quelli epidemiologici, come pure le modifiche nei fattori di rischio e nelle risposte che le società sono riuscite a fornire per contrastare le malattie e la morte. Attorno a questi snodi cruciali si sviluppano i contributi di questa pubblicazione che, con ottica interdisciplinare, analizzano alcuni aspetti del complesso e tormentato passaggio dal vecchio al nuovo regime di mortalità
La storia della cosiddetta "guerra di Gradisca", o "guerra degli Uscocchi", che contrappose la Repubblica di Venezia e gli Asburgo tra 1615 e 1617, viene qui approfondita attraverso una ventina di contributi di studiosi italiani, inglesi, sloveni e croati. Gli interventi trattano aspetti diversi del conflitto: dal contesto politico-diplomatico in cui lo scontro maturò, alla realtà economica, sociale e demografica del territorio gradiscano e istriano nella prima metà del XVII secolo, alla storia sociale e militare degli eserciti e dei tenitori coinvolti.
Il 1918 è l'anno della vittoria per l'Intesa e segna la fine del conflitto, ma è anche un anno orribile in cui continuano le offensive, le controffensive e le stragi su tutti i fronti. Un'intera generazione continua a perdersi tra i meandri delle trincee, tra i campi di battaglia e di prigionia, tra gli ospedali e i cimiteri di guerra. Il 1918 è l'orribile anno dell'occupazione e della profuganza per i friulani e i veneti, l'anno delle violenze, della fame, delle malattie. È, inoltre, l'anno in cui si disgregano tre imperi e si pongono le basi per un nuovo contraddittorio assetto mondiale e una pace precaria. Attraverso documentazioni fotografiche, avvisi e notificazioni originali, testimonianze, diari e giornali d'epoca il volume ripercorre gli eventi che hanno condizionato la vita dei soldati e delle popolazioni dei paesi belligeranti nell'ultimo anno del conflitto.