
Quando Dio venne a conoscenza, tramite i suoi servizi speciali, di tutto quello che succedeva nella metropolitana, decise di farvi una capatina per rendersi conto personalmente di come andavano le cose. Nonostante la ressa, arrivò sul marciapiede senza difficoltà. Bisogna dire che non era molto ingombrante. Era entrato senza biglietto, d'accordo, però era onesto. Non aveva forse detto: «Ritornerò come un ladro»?
Le riflessioni raccolte nel volume sono frutto di anni di studio e di lavoro, ma soprattutto dell’incontro e dell’ascolto con numerose persone ferite. Ogni persona, con la propria storia, diventa maestra di vita e offre un frammento del grande puzzle della felicità: basta saperlo scorgere e cogliere. Il segreto della felicità, dice l’autore, è dentro di noi, nel più profondo del nostro essere, nel vissuto dei fatti e degli incontri quotidiani. Esso consiste nel saper vivere qui ed ora la vita, nel saper valorizzare tutto quello che si è e si ha, nell’accogliere la realtà che ci si presenta, senza sfuggirla.
Note sull’autore
Antonio Ventre, psicologo psicoterapeuta, vive e lavora a Torino. Ha lavorato nei servizi per la cura delle tossicodipendenze, nei servizi sociali, nelle comunità residenziali, nei servizi psichiatrici. Attualmente è impegnato presso il Servizio di psichiatria dell’Ospedale Molinette e collabora con alcune associazioni di volontariato. Insegna presso la Scuola di specializzazione per psicoterapeuti in analisi transazionale di Torino (ITAT), presso la Scuola per educatori professionali e all’Università di Torino nel settore dei Diplomi universitari per infermieri.
Molto spesso il suicidio di un familiare giunge all’improvviso, ingiustificato, senza senso. Appare come uno scacco definitivo, un’ingiustizia subìta senza possibilità di appello. E per di più i ‘sopravvissuti’ non sperimentano il suicidio soltanto come gesto di autodistruzione di chi lo compie, ma anche come atto di aggressività nei loro confronti, come ricatto affettivo e morale che li accompagnerà per tutta la vita. Si sentono in colpa per non essere stati capaci di cogliere il “grido di dolore” del loro familiare o del loro amico in difficoltà; si percepiscono come persone non altamente significative e importanti per il suicida perché, diversamente, egli non si sarebbe ammazzato e non avrebbe scelto, tra loro e la morte, proprio quest’ultima.
Il volume affronta la sofferenza generata dal suicidio di un congiunto – la gestione dei pensieri, dei sentimenti, delle reazioni –, privilegiando la narrazione del dolore vissuto, il faticoso percorso cognitivo ed emotivo che i familiari sopravvissuti devono compiere per convivere con l’esperienza di una morte così traumatica e intravedere, infine, una prospettiva di senso.
In un mondo in cui il suicidio viene annoverato tra le prime dieci cause di morte ed è al secondo posto, dopo gli incidenti stradali, nei giovani tra i 15 e i 24 anni, i ‘sopravvissuti’ al suicidio di un congiunto costituiscono categorie a rischio particolarmente elevato. Decidere in quale modo continuare a essere vivi è un compito che richiede quindi coraggio, creatività, volontà, giorno dopo giorno.
Il testo non è rivolto unicamente agli specialisti (medici, psichiatri, psicologi) o ad insegnanti ed educatori, ma specialmente ai familiari di chi è morto suicida, ai depressi, a coloro che non riescono ad affrontare il peso della vita e a sopportarne il dolore, a quanti credono sia possibile stare lontani dalla sofferenza, a chi dialoga pericolosamente con la morte, nella speranza di trovare il coraggio per incontrarla al più presto.
Sommario
Introduzione. Pietro, il figlio. Annalisa, la nipote. I genitori di Alex. Titta, la moglie. Il padre di Matteo. La madre di Matteo. Federica, la figlia. Gianna, la moglie. Maria, la figlia. Conclusione. Glossario. Bibliografia.
Note sugli autori
Antonio Loperfido è nato a Noci (BA) ed è psicologo-psicoterapeuta presso il Dipartimento di salute mentale di Pordenone, nonché docente a contratto presso la Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Udine. Ha curato il libro Spezzarsi la vita (2001), finanziato dal Ministero della Sanità, Istituto Superiore di Sanità.
Rosèlia Irti è nata e vive a Imola (BO); è autrice di romanzi e manuali. Fra le sue opere citiamo Come sopravvivere a scuola, Sansoni 1990; Tradurre senza tradire, Sansoni 1992; Oltre la paura, Pratiche Editrice 1998; Rosso Fuoco, Editrice Nuovi Autori 2002.
La maturazione umana e la maturazione cristiana non possono essere scisse, ma fanno parte di un cammino comune che coinvolge ogni persona nel proprio processo di crescita, lungo tutto l’arco dell’esistenza, e nei contesti relazionali e di gruppo in cui viene a trovarsi. Coerentemente con tale assunto, il volume evidenzia come ogni persona, che cresce nelle proprie capacità umane, cresca anche nella capacità di riscoprire il significato profondo della propria esistenza relazionale in quanto figlio di Dio e insieme indica gli elementi di un processo formativo che può nascere dal contesto di gruppo in cui le persone si trovano a vivere.
Le parole chiave che reggono l’intero impianto della trattazione sono tre. Formazione: il testo delinea un percorso esperienziale di maturazione umana e cristiana. Interpersonale: la relazione con gli altri è valorizzata per far comprendere che nella comunità e nei gruppi si può crescere in maturità e identità personale. Permanente: la comunità e il gruppo rappresentano spesso delle scelte di vita e dunque non occasionale è la sollecitazione formativa che da essi scaturisce.
I primi otto capitoli offrono indicazioni concrete e semplici per costruire e vivere una piattaforma relazionale positiva; gli ultimi due presentano i risultati di una ricerca tra religiosi.
Sommario
Prefazione (E. Fizzotti). Introduzione. 1. Il cammino della maturità. 2. Componenti della maturazione umano-cristiana. 3. Il processo di maturazione integrale. 4. Maturazione come compito da ricercare. 5. Il processo di maturazione nelle relazioni con gli altri. 6. La regolazione affettiva nella maturazione relazionale. 7. Giochi e copioni psicologici nella costruzione della piattaforma relazionale.
8. Maturazione e identità relazionale nella comunità e nei gruppi. 9. Modello dimensionale e analisi del comportamento relazionale in una ricerca tra religiosi. 10. Maturità umana e tensione trascendente. Appendici. Bibliografia.
Note sull'autore
Giuseppe Crea, missionario comboniano, psicologo e psicoterapeuta, è docente invitato presso la Pontificia Università Salesiana (cattedra di psicologia e di tecniche dei test), nonché presso l’Istituto di teologia della vita consacrata Claretianum (psicologia transculturale). Lavora nel campo della formazione permanente e, in particolare, si occupa di problematiche connesse alle dinamiche di gruppo nelle comunità religiose. Missionario in Uganda e nella Repubblica Democratica del Congo, per le EDB ha pubblicato: I conflitti interpersonali nelle comunità e nei gruppi (22002), uno studio sul burnout negli operatori pastorali e sui conflitti nei gruppi comunitari e, insieme a F. Mastrofini, Animare i gruppi e costruire la comunità. Indicazioni e metodi per una leadership responsabile (2004).
In tempi come quelli di oggi in cui è facile sentirsi affannati, insoddisfatti, in cui ciò che si ha risulta decisamente più importante di ciò che si è, appare quanto mai necessario ritagliare, nell'arco della giornata, un momento di silenzio: non si tratta semplicemente di eliminare i rumori provenienti dall'esterno, ma anche il frastuono, dentro di noi, dei pensieri inquietanti, per ritrovare la nostra realtà più autentica. La Parola è come la rugiada che dà sollievo e conforto alla pianta; il Silenzio è simile alla quiete feconda dell'alba, durante la quale la rugiada si deposita. La Natura ci è maestra di sapienza e di armonia.
«Certo, gli interrogativi problematici delle persone del medioevo: "Chissà se ho vissuto bene" o "Andrò in paradiso?" sono spariti, ma noi siamo prigionieri del peso di un'imposizione. Essere felici, prima era una possibilità, ora è un dovere! E purtroppo non c'è più posto per chi non ci riesce, per chi deve fare i conti con delusioni e disgrazie» (dall'Introduzione).
Che significato ha parlare di felicità nella società del benessere e della pubblicità che promette tutto e subito, nella società dello sballo e delle emozioni forti? E come può parlare di felicità la Chiesa, con i suoi divieti, le sue penitenze e la perenne presenza della croce?
Il cardinale Danneels parla di felicità per far riflettere sul mondo in cui viviamo, sui rapporti che abbiamo con le persone, su quale concetto di cristianesimo abbiamo interiorizzato.
Sommario
Introduzione. 1. Felicità e infelicità secondo la sapienza umana. 2. La concezione della felicità oggi. 3. E la vera felicità?
Note sull'autore
Godfried Danneels è vescovo dal 1967, arcivescovo di Malines-Bruxelles dal 1979, cardinale dal 1983; è membro del Consiglio della II Sezione della Segreteria di Stato e delle Congregazioni per le Chiese orientali, per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti, per l'Evangelizzazione dei popoli e per l'Educazione cattolica. Fra le sue numerosissime opere tradotte in italiano, ricordiamo: Fede cristiana e ferite dell'uomo contemporaneo (Casale Monferrato 1986), Lettera ai giovani (Torino 1991), Le beatitudini del cristiano (Leumann 1992), Aggiungi un posto per Dio nella tua famiglia (Leumann 1992), Chi è Dio per te? Risposte del cardinale alle domande dei giovani (Leumann 1992), Messaggeri della gioia (Milano 1992), Cristo o l'Acquario: l'Anticristo è già fra noi? (Bergamo 1992), Non c'è domenica senza venerdì. Croce, sofferenza e sacrificio (Milano 1993), Oltre la morte. Reincarnazione o risurrezione? (Roma 1996), La verità vi renderà liberi. Tre parabole della misericordia (Roma 1997), Dio è più grande del nostro cuore. Redenzione, speranza, amore (Roma, 1998), Le stagioni della vita (Brescia 1998), Rallegrati, Maria. Meditazioni e preghiere sui misteri gaudiosi del tempo di Natale (Padova 1999), Dio, a che serve? Il cardinal Godfried Danneels dialoga con i giovani sulla vita e sulla fede (Milano 2004), Perdonare. Sforzo dell'uomo, dono di Dio (Cinisello Balsamo 2006), Sperare. La società depressa (Cinisello Balsamo 2006).
La fede cristiana ama i paradossi: la forza nella debolezza, la gloria nella croce, la vita nella morte... e il titolo delle meditazioni ne ripropone uno. «La fede cristiana non usa questi paradossi per il piacere di provocare gli spiriti. Essa, in definitiva, sviluppa il paradosso dei paradossi che la fonda: Dio che si fa carne e la carne che diviene dio» (dal Preambolo).
A partire dalla contemplazione di Dio trinitario, attraversando poi il mistero dell'incarnazione e della Pasqua del Figlio di Dio, l'autore accompagna a comprendere come la povertà di ogni uomo possa essere trasfigurata in ricchezza.
Sommario
Preambolo. La povertà "essenziale" dei Tre. Prima meditazione. Verso il Cristo. Seconda meditazione. Il Cristo povero: la sua vita terrena. Terza meditazione. Il Cristo povero: la sua morte in croce. Quarta meditazione. Il Cristo povero: la sua risurrezione. Quinta meditazione. L'eucaristia. Sesta meditazione. La Chiesa. Settima meditazione. La povertà, le sue basi teologiche e la sua efficacia. Ottava meditazione.
Note sull' autore
Réal Tremblay è ordinario di teologia morale fondamentale all'Accademia alfonsiana e incaricato alla Pontificia università lateranense (specializzazione dogmatica, indirizzo cristologico). Nato in Canada, redentorista dal 1960, sacerdote dal 1966, ha conseguito il dottorato a Regensburg (1975) sotto la direzione dell'allora prof. J. Ratzinger. Ha pubblicato: Cristo e la morale in alcuni documenti del Magistero, Edizioni Dehoniane, Roma 1996, Radicati e fondati nel Figlio. Contributi per una morale filiale,Edizioni Dehoniane, Roma 1997; La manifestation et la vision de Dieu selon s. Irénée de Lyon, Münster 1978; Irénée de Lyon. «L'empreinte des doigts de Dieu», Roma 1979; L'«Homme» qui divinise. Pour une interprétation christocentrique de l'existence, Montréal-Paris 1993. Per le EDB ha pubblicato Voi, luce del mondo... La vita morale dei cristiani: Dio fra gli uomini (2003), «Ma io vi dico…». L'agire eccellente, specifico della morale cristiana (2005) e, insieme a S. Zamboni, ha curato Figli nel Figlio. Una teologia morale fondamentale (2008).
I testi dei vangeli e gli scritti degli apostoli in più occasioni invitano i primi cristiani a non limitarsi all'ascolto della predicazione del Signore, ma li sollecitano a fare, a mettere in pratica. Le opere di misericordia spirituale e corporale sono dunque la realizzazione concreta della fedeltà al comandamento dell'amore. Esse, tuttavia, richiamano anche la "materia" sulla quale - ha detto Gesù - verterà il giudizio finale.
Le riflessioni dell'autore propongono una rilettura agile e insieme profonda delle quattordici opere di misericordia corporale e spirituale, indirizzata soprattutto al lettore disponibile a lasciarsi interrogare. Esse attingono anche all'esempio di figure illuminate della tradizione della Chiesa, nella consapevolezza che queste indicano un metodo capace di ispirare un linguaggio e un impegno adeguati ad accostare le necessità dell'uomo moderno.
Sommario
Presentazione. Il giudizio e la misericordia. Ieri e oggi. Una stessa radice. Sette, perché? Il pittore e la misericordia. Pane e grissini. «Dar da mangiare agli affamati». Liscia o gassata? «Dar da bere agli assetati». C'è nudo e nudo. «Vestire gli ignudi» Cinque stelle per i VIP. «Alloggiare i pellegrini». Ospedali e beauty farm. «Visitare gli infermi». Le mie prigioni. «Visitare i carcerati». Tobia e Antigone. «Seppellire i morti». Il dubbio metodico. «Consigliare i dubbiosi». Un'altra fame. «Istruire gli ignoranti». Farsi i fatti altrui. «Ammonire i peccatori». L'urlo di chi soffre. «Consolare gli afflitti». Settanta volte sette. «Perdonare le offese». Lasciate che i piccoli... «Sopportare con pazienza le persone moleste». Salotti e cimiteri. «Pregare per i vivi e per i morti».
Note sull' autore
Aimone Gelardi, sacerdote dehoniano, ha insegnato teologia morale ed etica filosofica. Ha pubblicato: Parapsicologia. Per una risposta a interrogativi di sempre, Àncora, Milano 1976; Reincarnazione. Un mito che rinasce, EMP, Padova 1987; Direzione spirituale e cristiani comuni, EDB, Bologna 1991; Lettere a Patrizia, EMP, Padova 1989; Reincarnazione?, EDB, Bologna 1995; Dare voce alla morte. Celebrare la speranza, EDB, Bologna 1995; Verso il Giubileo, EDB, Bologna 1996; Pensieri feriali, EMP, Padova 1998; Parole nel vento, EMP, Padova 2003. Nella stessa collana ha curato i volumi La mia preghiera di ogni giorno (2005), La festa del perdono (2006) e Hai invitato anche me! La Comunione dei bambini (2008).
"Ciascuno di noi - o quasi - vive in condizioni molto rassicuranti: siamo figli del benessere... E tuttavia nella nostra società è palpabile un malessere vago e latente: la nostra felicità non è priva di ombre... Ma qualcosa di amaro c'è soprattutto nel cuore della gente" (dall'Introduzione). A volte si punta il dito anche contro il cristianesimo e più di una persona ha preso le distanze dalla propria educazione cattolica, ritenendola responsabile di 'tarpare le ali' rispetto alla possibilità di inseguire i propri desideri. Il cardinale Danneels invita ad andare alle vere cause di tanto malessere, a non conformarsi alla mentalità del secolo, a superare un'immotivata condizione di vergogna, a non avere paura di annunciare a chiare lettere il messaggio del Risorto: "La pace sia con voi!".
«Il Credo evoca l'immagine di una compressa effervescente chiusa nella scatola: solo quando viene sciolta nell'acqua, comincia a sprigionare forza. Bisogna sciogliere il Credo nell'acqua di una vita vissuta. Dal dovere di credere dobbiamo passare alla gioia di poter credere» (dall'Introduzione).
La professione di fede che i cristiani proclamano ogni domenica durante la messa non è soltanto un insieme di verità né tanto meno un codice etico. In un volumetto agile e ispirato, costellato di citazioni e passi tratti dalle Scritture o dalla tradizione, il cardinale di Bruxelles trasmette al lettore il fascino della fede racchiuso in questo testo. L'intento non è spiegare il Credo, né commentarlo, ma mostrare in esso un invito a riconoscere il tesoro che Dio dona agli uomini, per lasciarsene affascinare. Non volendo dimostrare nulla ma limitandosi ad affermare, il Credo fa della sua vulnerabilità la fonte della sua bellezza. Il suo essere vulnerabile lo rende dunque degno di fede. Perché solo se si è attratti dalla fede si può credere.
Sommario
Introduzione. 1. Io credo in Dio. 2. Padre onnipotente. 3. Creatore del cielo e della terra. 4. Gesù Cristo, suo unico figlio. 5. Il più bello dei figli degli uomini - Il fascino di Gesù. 6. Fu crocifisso, morì e fu sepolto, discese agli inferi. 7. Il terzo giorno risuscitò da morte. 8. Salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre. 9. Verrà a giudicare. 10. Credo nello Spirito Santo. 11. Credo nella Chiesa. 12. Credo nella comunione dei santi. 13. Credo nella risurrezione della carne e nella vita eterna.
Note sull'autore
Godfried Danneels è vescovo dal 1967, arcivescovo di Malines-Bruxelles dal 1979, cardinale dal 1983; è membro del Consiglio della II Sezione della Segreteria di Stato; delle Congregazioni per le Chiese orientali, per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti, per l'Evangelizzazione dei popoli e per l'Educazione cattolica. Presso le EDB ha pubblicato Lo stress della felicità (2008) e Non abbiate paura… Oltre lo sconforto (2009).
Descrizione dell'opera
«Chi si incontra con la malattia arriva a riflettere su di essa. Tutti arrivano. Il percorso si può rendere più difficile insistendo in un percorso fatto da soli, o più facile accettando aiuto. Il cammino facile è il migliore, e queste pagine vorrebbero facilitarlo» (dall'Introduzione).
L'esperienza personale della malattia è all'origine del libro. Un'improvvisa diagnosi di tumore allo stomaco, da operarsi immediatamente, viene a sconvolgere la normalità dell'esistenza dell'autore. Con grande autenticità egli racconta l'affollarsi di emozioni, sentimenti, pensieri e riflessioni che lo hanno attraversato: sorpresa, rabbia, paura, debolezza, fatica, solitudine, abbandono. Anche il rapporto con Dio e il cammino di fede sono usciti cambiati da questa esperienza, purificati come in un crogiuolo. E insieme l'umano si è fatto più umano.
Rivolgendosi direttamente ai malati, l'autore si pone come loro compagno di viaggio, avendo personalmente constatato quanto la dimensione della relazione sia importante per sopravvivere nella malattia. Il testo è proposto anche a quanti, familiari e operatori sanitari, accompagnano e curano i malati: espressamente ai medici è dedicato il capitolo finale.
Sommario
Introduzione. I. Malato. 1. La crisi dell'ospedalizzazione. 2. I grandi perché. 3. La solitudine nella malattia. 4. Soffrire: una realtà di tutti. 5. Il Dio guaritore e il Signore compassionevole. 6. Sulla malattia e la sofferenza. II. Mi hai visitato. 7. Dire correttamente della malattia. 8. Cosa offrono la malattia e il dolore. 9. Per soffrire con dignità. 10. Cura e compagnia nella malattia. 11. Il valore della relazione. 12. La professionalità dei medici. Appendice.
Note sull'autore
Rinaldo Paganelli, sacerdote dehoniano, ha conseguito il dottorato in catechetica e pastorale giovanile all'Università Pontificia Salesiana a Roma, presso la quale è ora docente di catechetica. È direttore responsabile della rivista Evangelizzare. Fra le sue pubblicazioni presso le EDB: Formare alla fede adulta (1996), Formare i formatori dei catechisti (2002), Questione di Crocifisso (2003), Aria di Natale (2004), Preghiere dei pasti (²2006), Campane di Pasqua (2008); con M. Lucchesi e G. Barbon: Verso l'unità (1992); con V. Giorgio: Il catechista incontra la Bibbia (31996); con G. Barbon: Cammino per la formazione dei catechisti (52000), «Io ho scelto voi» (1994), Annunciare a partire dal cuore ( 22002), Ti racconto di Gesù (2004), Ti racconto di Gesù che compie prodigi (2005), Ti racconto di Gesù che si manifesta (2006), Ti racconto del mio incontro con Gesù (2007), Si seppe che Gesù era in casa (2007), Sono con voi tutti i giorni (2009); con G. Barbon e S. Antonetti: Perdono in dono (2003), Pane e vino (2004), P come Spirito (2005) e Prima e Poi (2006).