
Per spezzare i legami del peccato e liberarci dall'influenza del maligno dobbiamo essere pronti a dargli battaglia. I padri della chiesa, che vissero in un'epoca segnata dal paganesimo e dalle eresie, sono guide affidabilissime in quanto abili conoscitori delle complessità dell'animo umano. L'autore di questo libro ha raccolto i loro consigli più efficaci contro colui che, in modo insidioso e incessante, cerca di intralciare il nostro cammino verso Dio, medico celeste. L'insegnamento dei padri, fondato sulle scritture, oltre a indicarci la via della guarigione spirituale, ci fa anche trovare quell'unità liberante che è Dio stesso.
Il mondo invoca costantemente la pace, che in questi tempi difficili sembra sempre più un miraggio. Ma il cristiano sa bene che la pace vera è dono di Cristo e che, per ottenerla, è necessario un cuore purificato e totalmente aperto all'amore salvifico del Figlio di Dio. Questo è l'insegnamento dei nostri padri nella fede: essi, infatti, non sono mai venuti meno alla loro fedeltà al signore, nemmeno durante le più violente persecuzioni. I Padri della Chiesa hanno esplorato in particolare la pace del cuore, cercandola e trovandola nella scrittura e nella tradizione della Chiesa. Questo libro propone di ripercorrere le loro orme, affinché possiamo anche noi cercare e infine trovare il riposo nel cuore dell'agnello immolato vincitore del Male.
IL VOLUME METTE IN LUCE IL RAPPORTO TRA IL MISTERO TRINITARIO E LA BIOGRAFIA SPIRITUALE DI FRANCESCO D ASISSI E DI CHIARA. L ANALISI E`CONDOTTA SULLA BASE DEI LORO SCRITTI. EDIZIONE 1993.
gli scritti di p. Veuthey per la fondazione nel secondo dopoguerra della crociata di carita", movimento che sara riflesso nel movimento dei focolarini di chiara lubich. " questo volume n.18 dell'opera omnia contiene tutti gli scritti del p. Leone veuthey riguardanti il movimento la crociata di carita" da lui fondata negli anni subito dopo la guerra. Essi sono certamente del veuthey, ma nessuno di essi e`firmato. Le ragioni sono molte. Egli voleva che emergesse come primaria l'ispirazione divin a, quale fonte sotterranea della crociata di carita in un moendesse coscienza di dover vivere la carita soprannaturale ritornando alla sorgente della carita, dio trinita, per il trionfo della carita nell'ordin e sociale nuovo. Oltre al personale profondo pensiero teologico, egli da veste letteraria ad aspetti di vita pratica, di vita vissuta in unione con dio, di vita di consacrazione e di voto di carita non solo personale ma anche di anime legate a lui ed al movimento della crociata presto riflesso nel movimento dei focolarini. Nel volume sono riportati i ntegralmente i quattro volumi del 1945 (editi allora dal messaggero di s.antonio) che fondarono la crociata della carita, inoltre e`riportato il dialogo tra p. Veuthey e chiara lubich. "
Interessante volume sulla filosofia e teologia di Padre Leone Veuthey, con presentazione di Luigi Iammarrone. La pubblicazione dell'Opera Omnia di P. Leone Veuthey, francescano conventuale, a cura della Facolta Teologica di San Bonaventura in Roma, ci offre la possibilita di formarci un quadro completo della sua personalita di filosofo, di teologo e di grande conoscitore della teologia mistica. Il presente volume e il primo tentativo di dirne con linguaggio accessibile l'articolato discorso, che e inseparabilmente filosofico-teologico-mistico. Il libro getta luce sui tratti piu salienti di tale figura poliedrica.
Questo volume raggruppa gli scritti di p. Leone Veuthey dove si parla della teologia ascetico-mistica con riferimento solo ai laici, quindi trattazione senza troppi schematismi teologici e senza riferimento alla spiritualita' francescana. Cioe' itinerario dell'anima.
Questo volume dell'Opera Omnia, raccoglie gli scritti di P. Leone Veuthey dove si parla della teologia ascetico-mistica con riferimento ai Terziari Francescani.
Il pensiero del Novecento ha portato fino in fondo l'opposizione tra spirituale e materiale. La religione è stata studiata come prodotto socioeconomico o come istinto. Ma questa penetrazione del materialismo nella sfera irrazionale del credere ha lasciato qualcosa d'incompreso. Questo libro indaga la portata di ciò che non abbiamo ancora capito del nostro sentimento religioso a partire dalla smaterializzazione delle relazioni umane, formata e incentivata dalla comunicazione informatica, telematica e via web. Semiologo, Massimo Leone mette in gioco le teorie dei linguaggi nel campo del credere. La progressiva digitalizzazione del significante lo ha trasformato in un simulacro portatile ma freddo. Esso non rappresenta il suo oggetto nel senso di una incarnazione materiale ma in quello di una ricostituzione aritmetica.
"Spiritualità senza Dio?": contraddizione o paradosso? In realtà, nelle società contemporanee, si moltiplicano nuove forme di spiritualità al di fuori delle grandi tradizioni religiose. Il distacco tra religioni organizzate e spiritualità individuali sta penetrando nel cuore di molti individui, quasi che la religione fosse emigrata "nel mondo", spostandosi dalle chiese alla strada, dai riti liturgici alle pratiche secolari, dall'obbedienza ai Magisteri alle scelte individuali. È così che si sperimentano altri alfabeti del religioso: verità, liturgie, presenze, pratiche finalizzate a investire di senso la vita quotidiana. E anche altre spiritualità che vanno oltre l'osservanza dei riti, poiché riguardano l'essere più che la morale. Il libro del sociologo Luigi Berzano - che apre la collana "Spiritualità senza Dio?" è importante perché, senza pregiudizi o moralismi, apre il nuovo campo di ricerca sulle spiritualità sia di individui che dichiarano di non appartenere a nessuna religione, sia di individui che, pur appartenendo a una religione, hanno uno stile di vita che non discende dalla propria religione e vivono parte della loro vita come se Dio non ci fosse.
I monasteri dovrebbero rappresentare l'ultima roccaforte che resiste alle forze modernizzatrici, materialiste e prive di Dio, che dilaniano il mondo occidentale. Oppure no? E se anche i monaci fossero, invece - come i non monaci - uomini senza Dio? Carichi, cioè, di una vaga e imprecisata spiritualità utile soprattutto come guida per orientarsi in spazi e tempi che con Dio hanno poco a che fare? E se il monastero non fosse altro che un luogo in cui monaci e turisti del sacro, mescolati nello stesso spazio, non cercano altro che recuperare una dimensione più umana, meno alienante e dunque un maggiore equilibrio nella quotidianità? E se essere monaci non fosse altro che la messa in pratica di un'arte di vivere il presente che nel mondo fuori sembrerebbe perduta? Il saggio vuole lanciare una provocazione: in una società frammentata e secolare, compressa nel tempo e nello spazio, persino luoghi come i monasteri smettono di essere caratterizzati da religiosità tradizionali per essere trasformati in spazi di ricerca spirituale completamente inediti, alternativi e che spesso hanno a che fare più con la ricerca di un benessere psico-fisico da ottenersi qui e ora, che con l'anelito verso un Dio che attende l'uomo nell'aldilà.
Cosa ha a che fare l'economia con la sfera del divino, dello spirituale, del mistico? Dove troviamo le interconnessioni? Ci si rende conto che la proposta è di grande rilevanza teoretica, perché va in controtendenza con la tradizione occidentale (e occidentalistica) di separare e dividere ambiti di conoscenza e di esperienza (etica, filosofia e teologia; etica, teologia e scienza; etica e politica; etica ed economia, ecc.). La riflessione si snoda secondo una duplice prospettiva: da una parte il confronto con economisti, filosofi, teologi e teologhe che stanno pensando (e vivendo anche) modelli altri, prospettive nuove e quello con il pensiero di Raimon Panikkar dall'altra.
Lo stilitismo, che costituisce il tema del presente lavoro, viene generalmente ritenuto una delle più bizzarre (e 'aberranti') esperienze ascetiche. Praticato in Siria a partire dal V secolo d.C, veniva esercitato sulla sommità di una colonna: ivi lo stilita soggiornava per decenni, fino al termine della vita. Era caratterizzato da una serie di pratiche motorie che - pur apparendo ispirate a devozione religiosa - sembrano per molti versi rappresentare la risposta a pulsioni interne all'asceta. L'alternarsi incessante di una postura eretta immobile e di prosternazioni si colloca, per lo stilita, su di uno sfondo di giustificazioni e di valori (e dei relativi vissuti) che ben si configura come una 'spiritualità del corpo'. Una spiritualità, tuttavia, religiosamente inspiegabile, senza alcun legame con le Sacre Scritture o con l'insegnamento della Chiesa: come se in questi soggetti, che pure apparivano interamente rivolti a Dio, la pratica della colonna fosse qualcosa che essi facevano per se stessi.