
Tre opere di Giovanni testori che costituiscono un trittico di poesia teatrale con cui l'autore, drammaturgo italiano del Novecento, fa i conti con il mistero della sua fede e della sua esistenza. Nelle parole dette dialogando con la morte, o interrogando Maria, e nel balbettio potente della vita che preme per nascere, Testori concentra e in qualche modo rivisita tutta la sua vasta esperienza di artista e di uomo.
Albert Schweitzer, teologo protestante e musicista, partì missionario e in un appassionato sforzo di imitazione di Cristo si diede alla cura della popolazione africana fondando un ospedale (a Lambaréné, nel Congo francese). Divenne, nel mondo, simbolo della generosa dedizione ai malati di lebbra. Fu a causa di questo fascino che un grande romanziere di formazione cattolica come Gilbert Cesbron volle dedicargli questo dramma teatrale. Nei tre personaggi del dramma (il dottore, il costruttore, il missionario) si esprimono tre modi di intendere la promozione umana e l'esito della carità. La figura di padre Carlo emerge per maggiore umiltà e ragionevolezza. Nell'amicizia e nella differenza tra lui e Schweitzer è proposto il tema profondo dell'opera.
L'ambiente dell'ospedale ha spesso esercitato una forte attrattiva per chi voglia narrare la vicenda umana, forse perché come pochi altri luoghi mette a nudo la natura dell'uomo, posto di fronte alla realtà del dolore e al mistero della vita e della morte. Questo romanzo descrive la vita di un microcosmo popolato di innumerevoli personaggi, nel quale il succedersi frenetico dei fatti, l'impatto con una realtà che grida il bisogno dell'uomo, mette a nudo tutta la meschinità, l'ambiguità, la ribellione, la ricerca del potere che spesso guida il cammino di tutti.
Il tema centrale di questo volume intende rendere ragione del fatto che nell'incontro con Cristo prende corpo un'umanità diversa, finalmente vera. Il libro, che raccoglie venti conversazioni svoltesi tra l'agosto del 1991 e il maggio 1996, si articola in quattro capitoli: "Sottomessi all'esperienza", "Attraverso le creature", "Il centuplo oggi", "La gloria umana di Cristo".
Un saggio d'arte e di religione nel quale si intende dimostrare come anche un uomo che si autodefiniva "peccatore capace solo di peccati mortali" sia potuto diventare fervido testimone di una verità che affonda le proprie radici nell'ortodossia del pensiero cattolico.
Il volume raccoglie racconti del Novecento italiano, secondo un criterio che non è riconducibile a questioni di stile o ideologiche. La grande protagonista di questi racconti è la sorpresa per il reale, l'imponente sentimento di stupore che coglie l'uomo di fronte alla realtà e che, se reso cosciente, costituisce la partenza per ogni autentica conoscenza del mondo e di se stessi.
"La verità nasce dalla carne" (1988-1990) è il terzo volume della serie BUR Cristianesimo alla prova, che raccoglie le lezioni e i dialoghi di don Giussani durante gli Esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione. Qual è la natura del cristianesimo? Ciò che ha fatto tutte le cose, il significato cui il cuore di ogni uomo aspira si è identificato con la precarietà di una carne, è diventato un uomo: ecco, il cristianesimo è questo avvenimento. Ma non è solo un passato: Cristo, Dio fatto uomo, si rende udibile e tangibile oggi attraverso la precarietà di una carne, quella di una compagnia fatta di persone come tutte le altre, eppure diverse, con una umanità trasformata, più compiuta, desiderabile, che si può incontrare nelle piazze e negli ambiti di vita di tutti, che desta attenzione, stupore. È nato dalla carne, Dio. E rimane nella storia attraverso la carne di coloro che Egli sceglie e che lo riconoscono, rendendosi così presente ai nostri bisogni e alle nostre fragilità.
"Uno che si decide a far famiglia, lo fa costruendo sulla capacità affettiva propria e dell'altro. Ma il mondo scarta la nostra capacità affettiva, che è la cosa più fragile in noi; tende a ridurla a un'istintività. E così si fa famiglia per altri motivi che non per evolvere la capacità affettiva: per tornaconto, per essere serviti, per i soldi, perché piace. Però anche se prendiamo sul serio la nostra affettività a un certo punto ci troviamo di fronte a un'incapacità drammatica: sulla nostra affettività cosa possiamo costruire di stabile, di sicuro? Ma è accaduto che il mistero di Dio è venuto tra noi, ha preso questa nostra fragilità e, non solo non l'ha scartata, ma ha tolto da essa la sua incapacità ultima. [...]"