
L’attualità della consulenza di processo come risposta necessaria alle sfide dello sviluppo organizzativo
Perché è così difficile uscire dalla sindrome delle parole e realizzare davvero le organizzazioni centrate sul cliente interno ed esterno, piatte, flessibili, innovative, creative, capaci di apprendere? Perché tanti progetti di qualità non raggiungono in pieno gli obiettivi sperati? Il tema dell'empowerment rappresenta una proposta originale, un certo senso di frontiera, per coagulare i concetti e i temi sottesi a queste domande e rilanciare la centralità dell'uomo e le condizioni in cui le sue competenze e le sue potenzialità siano utilizzate al meglio, trasformandosi in reali "potenze" e "facoltà".
Gli autori rispondono ad alcune domande cruciali per la psicologia del ciclo di vita: che cos'è lo sviluppo? Come ha luogo? Quali sono le sue dinamiche generali? La definizione di sviluppo tiene in debita considerazione i concetti di stabilità, variabilità, cambiamento, fino a proporre un concreto modello del funzionamento e della struttura degli esseri umani.
A Princeton, nel 1955, un gruppo di illustri scienziati di campi diversi ingaggia una serrata discussione sul significato da dare alla parola "gioco", o più precisamente, su come intendere il messaggio "questo è un gioco". Gregory Bateson pone il problema e le sue parole sono il filo che avvolge l'intera discussione. Bateson approfondisce qui le sue riflessioni sul gioco, le amplifica, aggiungendo altri giri di pensiero, come l'immagine della struttura "a buccia di cipolla" o le spiegazioni del perché non si può mai dire a qualcuno "gioca!".
Arriva un momento nell'età adulta in cui si avverte il desiderio di raccontare la propria storia di vita. Per fare un po' d'ordine dentro di sé e capire il presente; per ritrovare emozioni perdute e sapere come si è diventati, chi dobbiamo ringraziare o dimenticare. Quando questo bisogno ci sorprende, l'autobiagrafia di quel che abbiamo fatto, amato, sofferto, inizia a prendere forma. Diventa scrittura di sé e alimenta l'esaltante passione di voler lasciare traccia di noi a chi verrà dopo o ci sarà accanto. Sperimentiamo così il "pensiero autobiografico", che richiede lavoro, coraggio, metodo, ma procura, al contempo, non poco benessere.
Il libro raccoglie gli scritti di Daniel Stern dagli anni '70 a oggi, disegna il percorso di ricerca e gli sviluppi clinici di questo studioso americano, figura innovativa nel panorama psicoanalitico. I primi scritti sulle interazioni precoci madre-bambino aprono nuove prospettive di studio non solo nel campo dei modelli dello sviluppo infantile ma nella stessa teoria del funzionamento psichico. La fertilità di questo approccio si rivela anche decisiva per rileggere le stesse esperienze cliniche e in particolare la psicoterapia madre-bambino, come risulta negli scritti degli ultimi anni. Dall'intersezione fra gli studi infantili e il lavoro clinico si viene a delineare questo nuovo campo di esplorazione.
"Questo libro rappresenta la riflessione sulle vicende dello sviluppo di uno dei più seri ricercatori in questo campo, punto di riferimento fra i più autorevoli per tutti coloro che studiano lo sviluppo sociale umano. Schaffer possiede, molto più di altri, la capacità di collegare la ricerca con i problemi quotidiani dello sviluppo, così come si manifestano nella famiglia, nel gruppo dei compagni e nei contesti istituzionali, offrendo informazioni di carattere scientifico utili per affrontare più adeguatamente questi problemi. (Dario Varin)
Fin dalla prima pubblicazione, "Occhio e cervello" si è imposto in tutto il mondo come una imprescindibile introduzione al fenomeno della percezione visiva. Benché le edizioni successive abbiano incluso nuove scoperte e idee, per la prima volta Richard Gregory ha completamente revisionato e aggiornato il testo, aggiungendo anche oltre 30 nuove illustrazioni. Il fenomeno dell'illusione ottica continua a essere il principale tema del libro, con un nuovo tentativo di fornire un chiaro sistema di classificazione. Compaiono per la prima volta le sezioni su cosa vedono i bambini e come imparano a vedere, sulla percezione del movimento e sull'impatto delle nuove tecniche di rappresentazione del cervello.
Dopo la sconfitta del nazismo e del suo credo nella superiorità della razza ariana, nessuno oggi potrebbe definire il razzismo come una dottrina che si fonda sull'affermazione di una gerarchia tra le razze umane. Si tratta, allora, se si vuole combattere un fenomeno così diffuso, di pensare a una sua ridefinizione. E ciò comporta, contemporaneamente, la necessità di una ridefinizione dell'antirazzismo, il quale si trova di fronte alle nuove forme di razzismo dell'epoca postnazista: la persecuzione delle minoranze, la xenofobia anti-immigrati, le manifestazioni e le guerre etnonazionaliste.

