
Chiunque abbia a che fare con la parola scritta sta attraversando una vera e propria mutazione genetica: la rivoluzione digitale ha scompaginato i palinsesti, sconfessato il marketing tradizionale e travolto i vecchi paradigmi dell'informazione, della pubblicità, della narrazione politica e d'impresa. È come se il nostro scrivere avesse perso la capacità di fissarsi, e una volta in rete le nostre parole smarrissero i propri riferimenti, volassero via, ormai prive di contesto, e si trasformassero in altro. Scrivere bene sembra non bastare più; oggi è fondamentale cambiare l'atteggiamento progettuale, e la grammatica dei social network può insegnarci una nuova sintassi. Con "Scripta volant" Paolo Iabichino ha creato un nuovo abbecedario della comunicazione, per imparare a scrivere una pubblicità migliore per tutti, a prescindere dai media che la ospitano.
La verità è un concetto labile e sfuggente che coesiste con un essere umano emotivo e imperfetto, limitato nelle sue capacità conoscitive. L'avvento di internet, e soprattutto dei social network, ha facilitato l'accesso a una grande massa di informazioni senza mediazioni, e ha generato la pretesa che questa porta d'ingresso conducesse alla conoscenza, fino ad allora prerogativa delle élite. La rete però pare stia tradendo le aspettative di molti, producendo, più che un'intelligenza, una disinformazione pericolosa (e spesso strumentalizzata) e una grave radicalizzazione nell'opinione pubblica. E così, a colpi di paradossi e cortocircuiti, il World Economic Forum nel 2013 ha inserito la disinformazione come minaccia globale, e oggi molte di quelle minacce sembrano aver preso forma; e secondo l'autorevole Oxford Dictionary, «post-truth» è diventata la parola del 2016.
Senza la musica non saremmo quello che siamo. Non è solo uno svago o un hobby da coltivare nel tempo libero: prima ancora del linguaggio, la musica e il ballo hanno rappresentato un potentissimo strumento evolutivo per la specie umana, il bisogno e la capacità - a un tempo primordiale e raffinatissima - di comunicare. Di volta in volta hanno svolto una funzione di collante sociale, veicolo di conoscenza, amore e conforto, stati d'animo, necessità di dare un senso alla propria presenza nel mondo. Un impulso ancestrale che mantiene inalterato il suo mistero, presente oggi nei cori delle manifestazioni sportive, nelle canzoni d'amore, nel blues, nella techno. Per questo motivo, durante la sua ricerca delle radici più profonde del nostro "cervello musicale", Daniel Levitin ha voluto al suo fianco i vecchi amici ed ex colleghi musicisti: Sting, Paul Simon, David Byrne e Joni Mitchell hanno prestato a questo libro la voce (e in alcuni casi anche il cervello...), impegnati in un dialogo fitto con l'autore per dare un nome alla loro indefinibile e straordinaria capacità di incantare, far piangere ed emozionare milioni di persone in tutto il mondo.
Nei manuali di relazioni politiche e internazionali su cui si sono formate generazioni di decisori politici, accademici e strateghi, l’uomo è generalmente visto come un essere machiavellico, mosso dalla logica e da un calcolo razionale più o meno cinico. In realtà la ragione gioca spesso un ruolo insignificante rispetto agli istinti e alle emozioni, come ha imparato Mari Fitzduff in trent’anni di esperienza nel campo della risoluzione di conflitti e tensioni sociali. Serve dunque un radicale cambio di approccio in merito al modo in cui interpretiamo e affrontiamo concetti come guerra, politica e leadership. Per farlo, sostiene Fitzduff, oggi bisogna volgere lo sguardo a discipline come la genetica comportamentale, le neuroscienze sociali e la psicologia politica. Perché tenere conto dei fattori biologici che contribuiscono a scatenare i conflitti sociali – su qualsiasi scala, da quella locale a quella globale – può permetterci di pianificare strategie di peacebuilding più efficaci, in un mondo sempre più diviso.
«Quasi tutti gli individui e ogni gruppo (a eccezione forse degli psicopatici) hanno dentro di sé la capacità di passare dall’odiare al cooperare con gli altri e di lavorare insieme per risolvere conflitti apparentemente irrisolvibili. Il fatto che ora ci siano fattori conosciuti che tendono ad aumentare o diminuire tali possibilità, oltre a scanner fMRI e test genetici e ormonali in grado di descrivere e prevedere che cosa pensiamo e come ci poniamo rispetto a un certo problema, deve farci riflettere sul nostro lavoro di costruzione della pace. Ignorare tali predisposizioni è follia cieca da parte nostra, e porterà inevitabilmente a un lavoro di costruzione della pace meno efficace e meno sostenibile.»
Mari Fitzduff
Le aziende non profit, il cosiddetto "terzo settore", sono considerate, in tempi di crisi del welfare state, un elemento fondamentale per lo sviluppo economico. In questo volume i massimi esperti italiani di economia e di economia ziendale affrontano le diverse problematiche relative alla definizione del settore, alla produzione di valore e alle condizioni di sviluppo.
Questo volume collettivo raccoglie ed armonizza ricerche originali, presentate in forma ancora monografica, sulle istituzioni educative e formative dell'ambito extrascolastico, offrendo quindi un panorama sufficientemente ampio dell'area educativa del pre-scolastico (l'asilo nido) e del para-scolastico (il laboratorio didattico), dell'educazione sociale diretta ai minori in difficoltà (la casa-famiglia), delle valenze educative di certe istituzioni sociosanitarie (dall'ospedale psichiatrico alle residenze sanitarie protette), dell'educazione non formale e dei movimenti ricreativi con valenza educativa, delle istituzioni educative di diverse aree geografiche europee (la Danimarca) ed extraeuropee (l'Ecuador), in un'ottica storico-pedagogica di taglio comparativo. Il volume ben si adatta anche alle esigenze formative dei corsi di laurea triennali per educatori, dal momento che fornisce loro un congruo bagaglio storico-pedagogico relativo alle istituzioni educative e formative nelle quali opereranno una volta laureati: vuole essere pertanto un contributo al tempo stesso scientifico-culturale e didattico alla "nuova" storia delle istituzioni educative e formative.
Il volume tratta alcune tematiche affrontate nei corsi di Sacra Scrittura, ora cultura biblica, e teologia morale presso la facoltà di Giurisprudenza della LUMSA in dieci anni di insegnamento del padre gesuita Ottavio De Bertolis, cappellano di Sapienza Università di Roma. Non si tratta di testi di teologia classici, ma di argomenti finalizzati alla preparazione di giuristi, che possono dilatare la riflessione sul diritto vigente ai suoi fondamenti, o, per meglio dire, ai suoi presupposti. Ogni ordinamento giuridico, come ogni scienza, del resto poggia su presupposti che non può garantire.
Il libro affronta il tema dell'etica nel campo delle comunicazioni sociali, tenendo presente la liberta del giornalista e nello stesso tempo quella del lettore/ascoltatore. Dal sommario: dire la v erita' e altre regole 1.principi e leggi 2.il giornalista e`libero? 3.l'etica del la notizia 4.lo stato delle cose il confronto con il mondo della tv 1. Guar dare il nostro guardare 2. Il territorio degli operatori 3. Il territorio dell'imprendito re 4. Il territorio dello stato 5. Il territorio degli utenti la prospettiva etica 1. Trasformazioni tecno logiche, mutazione antropologiche e sociali 2. La verita nella comunicazione e i criteri del discernimento etico 3. Alcuni fondamentali nodi critici della comunicazione sociale oggi appendice 1. Il libro de estilo" del quotidiano spagnolo "el pais" 2. La carta di treviso 3. La carta dei doveri del giornalista italiano 4. Il lembo del mantello 5. La direttiva europea per la pubblicita televisiva. "
Un confronto tra la televisione e il rito religioso. Un libro sul rapporto tra la fede e il linguaggio complesso del mezzo televisivo. Cosa rimane del mondo della fede e dei suoi riti di fronte a questa realta e linguaggio multimediale? I moderni audiovisivi hanno saputo muoversi un po' come quel mondo e questi r iti; forse hanno anche tentato o tentano di sostituirli. Ma rimangono delle riserve, delle differenze preziose da non sottovaluta-re: la fede e il rito hanno la forma pudica e nascosta di una vita senza schermo e di una testimonianza senza