
La città contemporanea e l'esperienza urbana si mostrano condizionate dalla capacità di produrre legittimazione e di essere a loro volta legittimate, in un contesto urbano sempre più caratterizzato dalla tematizzazione dell'ambiente costruito che alimenta e definisce la dialettica dell'agire politico. Le amministrazioni comunali si trovano ad ampliare il proprio ruolo e a elaborare scenari e strategie nei quali collocare il progetto della città e le politiche urbane, tenendo presente quella dimensione comune costituita dalle esperienze del singolo, dalla condivisione, dalle consuetudini che contribuiscono a definire la vita quotidiana e le regole che la governano. Sembra legittimo, pertanto, poter affermare che nella definizione degli spazi urbani giochi un ruolo fondamentale l'esigenza delle amministrazioni comunali di creare consenso attorno alle proprie scelte attraverso una governance territoriale che definisca i nuovi rapporti che si vanno delineando tra la società e la sua amministrazione. Il presente volume ha il duplice obiettivo di analizzare le politiche e i percorsi intrapresi dalle amministrazioni locali in alcuni contesti urbani (Torino, Venezia, Roma, Reggio Calabria, Catania) in ragione di una diversa collocazione sia geografica sia di profilo amministrativo; e dall'altro di interpretare le dinamiche di trasformazione degli spazi urbani alla luce anche degli strumenti e dei modelli di governance territoriale adottati dalle amministrazioni prese in esame.
Prevenire è meglio di curare? Questa frase che ormai suona banale sembra riuscire a mettere tutti d.accordo. Ma affrontare le questioni insite nell'agire preventivo implica confrontarsi sia con un mondo ricco di esperienze e prassi consolidate, sia con delle riflessioni teoriche e di ricerca che costituiscono dei punti di non ritorno. Se per molti anni queste attività sono state considerate poco più che interventi basati sulla buona volontà e ai quali destinare il personale più giovane o ancora in formazione, ora le recenti acquisizioni scientifiche non possono più essere trascurate da chi opera in questo settore, tanto che sempre più si parla di scienza della prevenzione. Nel volume si trovano ampie indicazioni di come la qualità degli interventi sia cresciuta negli ultimi anni e di quali siano i dati a sostegno dell'efficacia e dell'efficienza degli interventi preventivi in tema di consumo di sostanze e comportamenti antisociali in adolescenza. Le strategie di prevenzione sono presentate in relazione a contesti diversi, grazie al contributo di diversi esperti del settore: dal piano individuale fino all'azione che vede coinvolte le famiglie, le scuole o le comunità locali. Infatti, il lavoro in questo campo comporta confrontarsi con una serie di fenomeni complessi che non possono più essere lasciati all'improvvisazione. Il volume si rivolge a quanti si occupano, a vario titolo, sono coinvolti nella programmazione e attuazione di azioni preventive.
Il libro affronta il problema della tossicodipendenza dal punto di vista della psicologia culturale che, come ricorda Bruner, si fonda sull'assunto che la mente non può esistere senza la cultura, in altre parole senza il sistema simbolico condiviso dai membri di una comunità culturale. In questa prospettiva il fenomeno della tossicodipendenza è letto e interpretato in relazione alle trasformazioni promosse nelle culture sociali dei paesi industrializzati dalla modernità e in particolare dalla desacralizzazione. La tesi sviluppata nel libro è che la tossicodipendenza come epidemia sociale sia il frutto della crisi del sacro prodotta dalla modernità. Su questo sfondo sono descritte le droghe utilizzate in questa fase storica, la loro farmacodinamica e farmacocinetica, le attese dei consumatori, i loro effetti sulla persona insieme alla rassegna delle principali teorie psicologiche e psicopatologiche che sono state elaborate per cercare di spiegare il consumo delle sostanze stupefacenti e psicotrope e individuare le vie della prevenzione e della cura. Tra queste ultime sono analizzate in modo particolare le vie comunitarie. Infine, è sviluppato un modello di prevenzione il cui nucleo è stato approvato dalla Conferenza Nazionale sulle Tossicodipendenze di Genova del 2000 e di cui l'autore del libro è stato l'estensore
Le parole e le espressioni che ricorrono nel dibattito sulla scuola sono un numero abbastanza modesto. Accade, tuttavia, che i medesimi termini si trovino a indicare intenti o modalità d'azione diversissimi e persino incompatibili fra loro, al punto che non sempre è agevole comprendere che cosa realmente voglia dire chi usa determinati vocaboli e locuzioni. A volte l'alone che circonda le parole sembra dominare sul loro significato reale. Inoltre, una parte consistente del lessico delle scienze dell.educazione è entrato a far parte dell'uso corrente attraverso traduzioni dalla letteratura internazionale, per lo più in inglese: nell'accomodamento linguistico, i nuovi concetti si vedono costretti entro termini che già possedevano in italiano un loro significato. Non può che derivarne un grande disorientamento. Da qui la necessità di un volume come questo, capace di sottrarre le parole essenziali della scuola - natura, educazione, istruzione, formazione, personalità, attitudine, capacità, dote, socializzazione, metodo, strategia, procedura, individualizzazione, unità didattica, sostegno, programma, programmazione, esperimento, valutazione, verifica, orientamento, qualità, prova, test, insegnanti, aggiornamento - alla riduzione al senso comune e di affermare finalmente il loro significato specifico.
L'identità dell'uomo di oggi è imperniata sull'uso del web: Internet, mail, contatti, informazioni, video, social network, blog, chat, giochi, consulenze e compravendite online, internet mobile e molto altro ancora. Ci affidiamo alla rete anche solo per velocizzare una ricerca, una transazione bancaria, una comunicazione con chi è lontano. Ma la rete, che ci porta al superamento del confine del nostro sé, può innescare modalità patologiche di utilizzo. Internet e le sue dipendenze tratteggia i risvolti psicologici dell'era virtuale presentando, in maniera sistematica, il graduale sviluppo di coinvolgimento con la rete che passa dalla normalità e può approdare alla psicopatologia, descrivendo sintomi e criteri diagnostici dei disturbi osservati. Il testo si rivolge a tutti coloro che sono interessati agli aspetti psicologici che entrano in gioco nell'uso quotidiano del web: psicologi, medici, educatori, insegnanti e operatori che desiderano uno strumento di lettura della realtà tecnologica e delle sue influenze psicologiche e comportamentali. Esso nasce da oltre dieci anni di ricerche e di approfondimento del rapporto tra la persona e la rete e da un'esperienza decennale di pratica clinica con la psicopatologia collegata all'uso di Internet. Delinea quelli che, all'oggi, possono essere ritenuti gli approcci terapeutici più evoluti rispetto a queste nuove patologie, dilaganti ma sottostimate, e comunque proprie dell'era tecnologica e virtuale.
All.origine di questo testo c.è un lungo lavoro di ricerca che partendo dall'ipotesi che la formazione one to one costituisca un processo auto-formativo, auto-realizzativo e auto-trasformativo - che è possibile realizzare mediante una "partnership di apprendimento" con un formatore esperto ma per il quale è indispensabile un costante e duraturo "esercizio individuale" - ha indagato e approfondito quelle pratiche formative centrate sulla persona tese a "formare se stessi" e "formare il proprio Sé". Il risultato realizzato, come nelle intenzioni degli autori, non è un testo scientifico per studiosi della materia ma, piuttosto, un testo di orientamento all'interno di questo "nuovo mondo" rivolto sia ai formatori che alle organizzazioni, Si voleva, quindi, che avesse un'agilità da Lonely Planet pur mantenendosi sempre rigoroso e fondato dal punto di vista documentale ed empirico.
A livello internazionale, l'atteggiamento è unanime: non possono lavorare i soggetti che non abbiano ancora raggiunto almeno i 14 anni, come stabilito dalla Convenzione ILO n.138. Non esiste però un accordo per quanto riguarda il lavoro degli adolescenti. Nei paesi ad economia avanzata prevale un approccio di tipo abolizionista, secondo cui gli unici lavori ammessi per un adolescente dovrebbero essere quelli leggeri, non retribuiti, come la partecipazione nelle faccende domestiche o nelle attività economiche della famiglia; viceversa, il lavoro svolto nel mercato del lavoro è considerato un'attività da limitare o addirittura da bandire. Tuttavia un approccio drasticamente abolizionista rischierebbe di eliminare la possibilità per un adolescente di svolgere un'attività formativa, di vivere un'occasione di socializzazione economica, di acquisire maggiore autonomia. Viceversa, l'adozione di un approccio possibilista dovrebbe prevedere le condizioni e i criteri per definire con una chiarezza la soglia di accettabilità dei lavori consentiti per legge ad un adolescente. Questo testo intende offrire un contributo in questa direzione, presentando appunto un gruppo di ricerche sulla socializzazione al lavoro e degli adolescenti.
Il wayfinding può essere definito come "l'atto di trovare la propria strada per un luogo", e il wayfinding design come "l'arte di aiutare le persone a trovare la propria strada". La maggior parte della segnaletica iconica convenzionale omologata indica, regola, concede, vieta, rappresenta, fornendo così un display non solo dell'organizzazione dello spazio antropizzato, ma anche dell'organizzazione della società che in tale spazio abita. Uno spazio ben comunicato è uno spazio che non genera frustrazione o smarrimento, che si rende conoscibile, intuibile, esplorabile ma, soprattutto, amabile e desiderabile: nella città multiculturale e spazialmente diffusa la segnaletica iconica viene analizzata nella sua natura di strumento in grado di generare conoscenza, orientamento e, soprattutto, connessioni fra luoghi, persone, istituzioni, culture. Nel saggio i concetti di wayfinding, segnaletica, segno, icona, spazio, inclusione/esclusione, partecipazione, identità visiva, si aprono a un dialogo interdisciplinare che chiama in causa vari ambiti: dalla semiotica alla sociologia dello spazio, dal design alla comunicazione visiva, alla psicologia cognitiva: tutte voci attraverso le quali si è tentato di comprendere meglio la relazione fra strumenti, funzioni ed effetti della segnaletica, nella convinzione che determinati tipi di sistemi per il wayfinding funzionino, oltre che come veicoli di informazioni, anche e soprattutto come media per la costruzione di relazioni.
Un professionista dell'educazione è chiamato a scrivere del proprio lavoro? E, in tal caso, tramite quali pratiche? Infine, quali sono i processi e i significati della documentazione così prodotta? Per dare risposta a tali interrogativi, il volume propone un'esplorazione delle principali pratiche di scrittura agite all'interno del lavoro educativo, al fine di indagare lo scrivere come processo di scoperta e costruzione dei significati ad esso connessi. In tal senso, la prospettiva narrativa offre un orizzonte interpretativo utile per ripensare e riprogettare i processi di scrittura e di documentazione necessari al lavoro dei professionisti dell'educazione. Ne emergere, così, il profilo di una scrittura come, al contempo, pratica e competenza professionale, che diviene risorsa fondamentale per il lavoro educativo quando sia pensata e agita con intenzionalità pedagogica. Il testo si rivolge a tutti i professionisti dell'educazione chiamati a dar voce, nei diversi contesti in cui operano, allo specifico pedagogico del proprio lavoro, nonché agli studenti che si stanno formando per tali professioni.
Un manuale che si rivolge all'ampio e variegato pubblico degli operatori attivi in ambito sociale e culturale interessati ai finanziamenti e alla collaborazione con le fondazioni erogative. Si tratta di un libro fortemente orientato alla prassi, che introduce i lettori al mondo delle fondazioni attraverso capitoli articolati in modo sistematico. I lettori apprendono passo dopo passo che cosa sono le fondazioni erogative, come lavorano, quali sono le condizioni da osservare se si desidera ottenere e mantenere nel tempo la loro collaborazione nel sostenere un progetto, finanziandolo o diventandone partner. Ogni capitolo si chiude con tabelle riassuntive, numerose check-list ed esempi che presentano il tema in modo efficace e consentono un'immediata applicazione delle nozioni teoriche nell'operatività del lavoro. Una panoramica di alcuni dei principali attori di questo mondo in Italia, Germania, Svizzera, Austria e Liechtenstein, e un ampio indirizzario di fonti di informazione, ne fanno un manuale di immediata consultazione per tutti coloro che hanno interesse a questa specifica tematica. L'autrice, consulente di sponsoring e comunicazione, collabora da anni con fondazioni e responsabili di progetti culturali, e conosce il mondo delle fondazioni sia dal punto di vista di chi è alla ricerca di fondi, sia di chi li assegna.
Padre Pio rappresenta un fenomeno unico per la storia recente della nostra società e la sua stessa vicenda ha dei caratteri del tutto peculiari: egli si afferma in un mondo devastato da due guerre mondiali e, se apparentemente assume le connotazioni di una sorta di "segno sacro", la sua caratteristica è quella di essere innanzitutto "padre" in una società che di padri ne ha persi milioni. L'incontro personale con lui genera la nascita di comunità di fedeli, spesso caratterizzate da una diffusa leadership femminile, non comune nell'associazionismo cattolico, e che si pongono al servizio della Chiesa locale. Questo libro è l'esito di un sorprendente viaggio nella realtà dei Gruppi di Padre Pio, uno dei più importanti ed estesi network spirituali del mondo, un fenomeno anche sociale di rilievo assoluto, che conta migliaia di formazioni censite ufficialmente in 60 nazioni, più un numero rilevante di gruppi informali e centinaia di migliaia di persone legate attivamente al santo di Pietrelcina, numeri che ne fanno il più grande sistema di gruppi di preghiera del mondo.
Il tema delle soft skills, con limiti e potenzialità, rappresenta una riproposizione delle virtù in chiave contemporanea. L'intento di questo testo - così come la strategia formativa della Fondazione Rui negli ultimi dieci anni - è quello di cavalcare questa opportunità inserendo il tema in un approccio in cui il ruolo guida viene assunto dalla sapienza e dalla saggezza. Insomma lo scopo è inserire le soft skills nel grande filone sapienziale che rappresenta il meglio che ogni cultura umana ha elaborato sull'arte di vivere. Un approccio non normativo, ma esortativo; non descrittivo, ma interpretativo; non positivistico, ma realista. In questo senso, l'opera si rivolge prima che allo studioso, proprio all'imprenditore, al politico, all'uomo d'azione, al padre di famiglia e alla donna che cerca di conciliare i suoi molteplici ruoli, o semplicemente a chi abbia l'ambizione e la voglia di cimentarsi nel tentativo di governare, almeno in parte, il senso della propria esistenza, che poi è la vera impresa che tutti accomuna. In generale, l'approccio qui sostenuto alle soft skills propone un atteggiamento proattivo nei confronti della propria esistenza e del contesto sociale di riferimento, che si caratterizza per l'immergersi nel mondo, nell'accettare le sue sfide, nel giocare con le sue regole, liberandosi dai condizionamenti del contingente per sfidare se stessi, il mondo e soprattutto il proprio quotidiano.

